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appunti di storia della Chiesa genovese di Luigi Mons. Borzone titoli
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PRIMI VESCOVI
E ARCIVESCOVI E' storicamente accertato
che nel quarto secolo la gerarchia ecclesiastica era ormai costituita in
Genova: a quell'epoca risalgono i nomi dei primi vescovi genovesi di cui si
ha memoria. Giacomo da Varazze scrive: "Sanctus Valentinus... episcopus
primus, Sanctus Felix secundus
episcopus, Sanctus Syrus episcopus tertius". Gli storici tuttavia non
sono concordi nella datazione dell'episcopato di questi santi vescovi. Lo
stesso Da Varazze annotava "invenimus quidem nomina, sed tempora non potuimus
invenire". Successore, immediato o
no, di S. Siro fu S. Romolo. Tutti questi vescovi sono oggi celebrati
congiuntamente con memoria facoltativa, il giorno 6 novembre, ad eccezione di
S. Siro, la cui festa ricorre il 7 luglio. San Siro - dal quale prende nome la cattedra vescovile genovese -
visse nel secolo IV. Nacque in una località
distante otto miglia da Genova, che il Da Varazze indica coi nomi di
"Emiliana", "Immiliana" e "Moliciana":
Molassana di Struppa. x1 "Molassana era
abitata da tempi antichissimi. Vi si rinvennero infatti bassorilievi,
sarcofaghi e sculture in marmo: Minerva, un fauno, una testa, forse
dell'imperatore Vitellio" 19 Ü. Ancor fanciullo, Siro
venne affidato al vescovo Felice del quale diventerà poi diacono e presbitero
e dal quale sarà inviato - non sappiamo per quale motivo - nella "Villa
Matutiana" (oggi: Sanremo). Ritornato a Genova, alla morte
di Felice fu acclamato vescovo della nostra città. Nel 324 partecipò al
Concilio Romano, sotto il pontificato di Silvestro I. Si ignora l'anno della
sua morte. Fu sepolto nella Basilica dei Santi Dodici Apostoli, la quale più
tardi prenderà il suo nome. Il suo governo pastorale
è simboleggiato nel racconto della liberazione della città da un mostruoso
basilisco che, annidato in fondo ad un pozzo appestava col suo fiato la
città" 20 Ü. Il pozzo sarebbe stato nelle
vicinanze della basilica dei XII Apostoli. San Siro, dopo aver indetto
preghiere penitenze pubbliche, fece calare un secchio nel pozzo e in nome di
Dio comandò al basilisco di rannicchiarvisi dentro; trattolo poi dal pozzo,
gli ordinò di scomparire nel mare. x2 Ancor oggi sulla
piazzetta davanti alla porta laterale della Basilica di San Siro si vede una
lapide del 1580 che dice: "hic est puteus ille ex quo beatissimus Syrus
episcopus quondam Ianuensis ex trasit dyrum serpentem nomine basiliscum". Secondo alcuni
nel basilisco che ammorbava l'aria "col suo pestifero alito" si
dovrebbe vedere l'eresia ariana, allora in grande espansione. Le reliquie di San Siro
sono oggi conservate in parte nella chiesa cattedrale di S. Lorenzo entro
l'altare maggiore, in parte nell'omonima chiesa. MILANESI A GENOVA Nel 568 Genova accolse il
vescovo di Milano Onorato e molti profughi milanesi che avevano lasciato
quella città, a seguito dell'invasione del re longobardo Alboino. A quel tempo la diocesi
di Genova era suffraganea di Milano; d'altra parte Genova col suo porto
costituiva anche lo sbocco commerciale di Milano. Era quindi naturale che a
Genova cercassero asilo i milanesi. La comunità milanese si
stabili nel cosiddetto 'Brolium" o "ager publicus suburbanus",
sito sul colle di Sant'Andrea, scomparso nel secolo scorso per l'apertura di
piazza De Ferrari. Nel Brolium i milanesi
eressero il palazzo vescovile ed una cappella dedicata a S. Ambrogio (595),
sulla cui area, nel secolo XVI, sorgerà (odierna chiesa "del Gesù",
che i vecchi genovesi chiamano ancora chiesa di S. Ambrogio. Del resto sul
frontale della chiesa si può leggere "Divis Andreae et
Ambrogio". x3 I vescovi di Milano
restarono a Genova per quasi cent'anni. Gli storici moderni ritengono che,
dopo circa vent'anni di convivenza, le comunità genovese e milanese abbiano
unificato il loro governo ecclesiastico sotto un unico pastore, pur
mantenendo l'autonomia in determinati settori. Ultimo vescovo milanese
residente in Genova fu San Giovanni Bono. Egli nacque a Camogli, territorio
allora soggetto ai vescovi milanesi e per questo fu annoverato nel clero
ambrosiano. Da diacono fu inviato da papa Gregorio Magno a Milano alla corte
di Teodolinda, regina dei longobardi, per trattare gli interessi della fede
cristiana. Giovanni Bono cooperò alla conversione di Agilulfo - marito in
seconde nozze di Teodolinda - ed ottenne libertà alla chiesa. Fu eletto vescovo dei
milanesi e dei genovesi nel 641 ed è considerato il 36° vescovo di Milano. Fu
Giovanni Bono a riportare a Milano nell'anno 645 la cattedra episcopale
lombarda, forse anche a seguito dell'invasione longobarda in Liguria. Morì
nel 669. La sua memoria si celebra il 10 gennaio. GENOVA, METROPOLITANA Nel 1133 con la Bolla
"Justus Dominus" Innocenzo II elevò la diocesi di Genova ad
archidiocesi e a sede metropolitana. Da quell'anno inizia dunque la serie
degli arcivescovi, il primo dei quali è Siro II (1130-1163). Genova è una
delle prime sedi vescovili dell'alta Italia ad essere innalzata a sede
metropolitana. Inizialmente Genova ebbe
come diocesi suffraganee: Mariana, Nebbio e Accia (in Corsica), Bobbio e
Brugnato. Nel 1161 fu aggiunta la diocesi di Albenga; nel 1239 quella di Noli
(unita nel 1806, alla diocesi di Savona); nel 1817 fu aggiunta la diocesi di
Tortona; nel 1863 Ventimiglia; nel 1892 Chiavari (stralciata da Genova); nel
1927 Luni - La Spezia (cui furono unite le diocesi di Sarzana e Brugnato). Nel 1986 la diocesi di
Bobbio veniva unita a quella di Genova e nel 1989 ne veniva separata e unita
alla Diocesi di Piacenza. LE CHIESE CATTEDRALI DI GENOVA Le prime chiese
cattedrali di Genova furono: Santa Maria di Castello x4 - Santa Maria de castro
- e la chiesa dei Dodici Apostoli, x5 basilica Duodecim Apostolorum, o anche basilica
Apostolorum, oggi basilica di S. Siro, concattedrale. L'uso di due
cattedrali, una estiva e una invernale, si trova anche in altre sedi vescovili,
ad esempio: Milano, Bergamo, Novara, Pavia. Nel 985 il vescovo
genovese Giovanni II trasferì la cattedra episcopale dalla basilica dei
Dodici Apostoli (S. Siro) alla chiesa di San Lorenzo, che sarà consacrata
personalmente da papa Gelasio II, nel 1118. IL CULTO DI SAN LORENZO A GENOVA Si sa con certezza che
Lorenzo "arcidiacono", primo dei sette diaconi regionari di Roma,
fu martirizzato sulla Via Tiburtina "post tertia die" dal martirio
di papa Sisto II, ossia il 10 agosto del 258. 21 Ü Un'antica tradizione
afferma che Lorenzo avrebbe accompagnato il papa Sisto II in un viaggio in
Spagna e che i due santi avrebbero fatto sosta a Genova. Non abbiamo però
documenti per suffragare questa tradizione. Certamente San Lorenzo
godette di grande popolarità dopo il martirio e il culto di lui ebbe grande
diffusione non solo a Roma, ma anche in altre città. Nulla di strano che
anche Genova l'abbia accolto e praticato: la grande rinomanza del santo
martire ed anche, forse, i rapporti tra Genova e Roma possono fornire una
motivazione al culto che Lorenzo ebbe nella città di Genova e nel
genovesato. x6 I SANTI PATRONI Patroni dell'Archidiocesi sono: Maria Ss. Immacolata e S. Giovanni Battista. Patroni della città sono: S. Giorgio e S. Giovanni Battista Diamo ora qualche notizia storica per motivare la
scelta di questi santi a Patroni. Per quanto riguarda Maria SS. Immacolata si
rimanda al capitolo seguente "Genova e Maria" dove si può constatare
che spesso e in momenti drammatici Genova ricorse alla Madonna e decretò con
voto pubblico di solennizzare la festa dell'otto dicembre SAN GIOVANNI BATTISTA. Durante la prima crociata,
nel 1098, i genovesi, di ritorno dalla conquista di Antiochia di Siria,
"fecero scalo a Patara, entrarono in Mira, città della Licia nell'Asia
Minore e, trovatavi un'urna con le ceneri di San Giovanni Battista, se ne
impadronirono e le trasportarono a Genova" 22 Ü, dove arrivarono nel
1099. Da allora il santo entrò nella storia di Genova. Le ceneri del Battista
furono conservate in passato entro un'arca marmorea, che ancor oggi si può
vedere nella cattedrale di san Lorenzo, nella cappella del Santo alla
sinistra dell'altare. Oggi sono conservate in due reliquiari, collocati
nell'altare della cappella del Santo.
SAN GIORGIO Genova elesse a suo patrono
un uomo d'armi: Giorgio di Cappadocia, il cui culto era diffusissimo
nell'antichità. Sembra che,
diciasettenne, si sia arruolato nell'esercito romano nel quale avrebbe fatto
rapida carriera fino al grado di tribuno della cavalleria. Un'epigrafe greca
rinvenuta in Eaccaea di Batanea (dell'anno 368) parla di "una casa dei
santi e trionfanti martiri Giorgio e compagni": si tratta di una chiesa
dedicata al santo qualche decennio dopo la sua morte 23 Ü. Morì martire tra la
fine del III e l'inizio del IV secolo. Il persecutore, particolarmente
crudele, venne allora definito come il "drago degli abissi". Ciò
potrebbe spiegare l'iconografia che presenta S. Giorgio nell'atto di
combattere contro un drago. San Giorgio divenne il
simbolo e la bandiera della Repubblica genovese, sicché essa divenne
semplicemente la "Repubblica di S. Giorgio". L'immagine del Santo
venne dipinta sulle bandiere militari e sul vessillo che si conservava in
cattedrale e che veniva consegnato, in tempo di guerra, al capitano generale
dell'armata genovese per essere inalberato sulla galea capitana. 'E' facile immaginare -
scrive L. Ubertis - con quale amarezza i genovesi fossero stati costretti nel
1424 a portare l'amatissimo stendardo nel duomo di Milano"
24
Ü
quando Filippo Maria Visconti era diventato signore della Città di Genova.
19 L.Ubertis, o.c.,pg. 33
Ý 20 Bibliotheca sanctorum, Pontificia
Università Lateranense, Roma, 1968, vol.XI, col. 1238 Ý 21 S. Cipriano, Ep.80 in 'Corpus scriptorum
ecclesiasticorum latinorum', III, 2, pg. 839; cfr. pure'Bibliotheca
sanctorum' (già citata), voi. Vili, col. 108, sgg. Ý 22 F.Donaver, Storia della Repubblica di
Genova, ristampa 1967, Tolozzi, Genova, pg. 24 Ý 23 Bibliotheca Sanctorum, Pontificia
Università Lateranense, Roma, 1965, vol.IV, coi 512. Ý 24
L.Ubertis, o.c. , pg. 7 Ý |