Parrocchia di S. Ambrogio in Mignanego (GE)

 

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La Liturgia

 

principi generali

 

Sacrosantum Concilium - Doc. del Concilio Vat. II sulla Liturgia

 

Il posto della liturgia nel mistero della chiesa

2. La liturgia infatti, mediante la quale, massimamente nel divino sacrificio dell'eucaristia, " si attua l'opera della nostra redenzione", contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della vera chiesa, che ha la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, ardente nell'azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina; tutto questo in modo che quanto in essa è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all'invisibile, l'azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura verso la quale siamo incamminati. In tal modo la liturgia, mentre ogni giorno edifica quelli che sono nella chiesa in tempio santo nel signore, in abitazione di Dio nello spirito, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo, nello stesso tempo in modo mirabile irrobustisce le loro forze per predicare il Cristo; e così a coloro che sono fuori mostra la chiesa come segno innalzato sui popoli, sotto il quale i dispersi figli di Dio si raccolgano in unità, finchè si faccia un solo ovile e un solo pastore.

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Natura della liturgia e sua importanza nella chiesa

5. Dio, il quale "vuole che tutti gli uomini si salvino e arrivino alla conoscenza della verità" (1 Tim. 2, 4), "dopo avere a più riprese e in più modi parlato un tempo ai padri per il tramite dei profeti" (Ebr. 1, 1), quando venne la pienezza dei tempi, mandò il suo figlio, Verbo fatto carne, unto di Spirito Santo, ad annunziare la buona novella ai poveri, a risanare i cuori affranti, " medico della carne e dello spirito", mediatore di Dio e degli uomini. Infatti la sua umanità, nell'unità della persona del Verbo, fu strumento della nostra salvezza. Per cui in Cristo " avvenne il perfetto compimento della nostra riconciliazione e ci fu data la pienezza del culto divino".

Quest'opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio, che ha il suo preludio nelle mirabili gesta divine operate nel popolo dell'antico testamento, è stata compiuta da Cristo signore, specialmente per mezzo del mistero pasquale della sua beata passione, resurrezione da morte e gloriosa ascensione, mistero col quale "morendo ha distrutto la nostra morte e risorgendo ci ha ridonato la vita". Infatti dal costato di Cristo dormiente sulla croce è scaturito il mirabile sacramento di tutta la chiesa.

 

L'opera della salvezza si realizza nella liturgia

6. Perciò, come il Cristo fu inviato dal Padre, così anch'egli ha inviato gli apostoli, ripieni di Spirito Santo, non solo perchè, predicando il vangelo a tutti gli uomini, annunziassero che il figlio di Dio con la sua morte e resurrezione ci ha liberati dal potere di satana e dalla morte e ci ha trasferiti nel regno del Padre, ma anche perchè attuassero, per mezzo del sacrificio e dei sacramenti, sui quali s'impernia tutta la vita liturgica, l'opera della salvezza che annunziavano. Così, mediante il battesimo, gli uomini vengono inseriti nel mistero pasquale di Cristo: con lui morti, sepolti e resuscitati; ricevono lo spirito dei figli adottivi "nel quale esclamano: Abba, Padre" (Rom. 8, 13), e così diventano i veri adoratori che il Padre ricerca. Allo stesso modo, ogni volta che mangiano la cena del Signore, proclamano la morte del Signore fino a quando verrà. Perciò, proprio il giorno di pentecoste, nel quale la chiesa si manifestò al mondo, "quelli che accolsero la parola" di Pietro "furono battezzati". Ed erano "assidui all'insegnamento degli apostoli, alle riunioni comuni della frazione del pane e alla preghiera... lodando insieme Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo" (Atti 2, 41-47). Da allora, la chiesa mai tralasciò di riunirsi in assemblea per celebrare il mistero pasquale: con la lettura di quanto " nelle scritture la riguardava" (Lc. 24, 27), con la celebrazione dell'eucaristia, nella quale "vengono ripresentati la vittoria e il trionfo della sua morte", e con l'azione di grazie "a Dio per il suo dono ineffabile" (2 Cor. 9, 15) nel Cristo Gesù, "in lode della sua gloria" (Ef. 1, 12), per virtù dello Spirito santo.

 

Presenza di Cristo nella liturgia

7. Per realizzare un'opera così grande, Cristo è sempre presente nella sua chiesa, in modo speciale nelle azioni liturgiche. E' presente nel sacrificio della messa sia nella persona del ministro, "egli che, offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso per il ministero dei sacerdoti", sia soprattutto sotto le specie che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. E' presente nella sua parola, giacchè è Lui che parla quando nella chiesa si legge la sacra scrittura. E' presente, infine, quando la chiesa prega e loda, Lui che ha promesso: " Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro" (Mt. 18, 20).

Di fatto, in quest'opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sè la chiesa, sua sposa amatissima, la quale prega il suo Signore e per mezzo di lui rende culto all'eterno Padre.

Giustamente perciò la liturgia è ritenuta quell'esercizio dell'ufficio sacerdotale di Gesù Cristo mediante il quale con segni sensibili viene significata e, in modo proprio a ciascuno, realizzata la santificazione dell'uomo, e viene esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra, il culto pubblico integrale.

Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della chiesa ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado.

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Il senso dell'anno liturgico

102. La santa madre chiesa considera suo dovere celebrare con sacra memoria, in determinati giorni nel corso dell'anno, l'opera salvifica del suo sposo divino. Ogni settimana, nel giorno a cui ha dato il nome di " domenica", fa la memoria della resurrezione del Signore, che una volta all'anno, unitamente alla sua beata passione, celebra a pasqua, la più grande delle solennità.

Nel ciclo annuale poi presenta tutto il mistero di Cristo, dall'incarnazione e natività fino all'ascensione, al giorno di pentecoste e all'attesa della beata speranza e del ritorno del Signore.

Ricordando in tal modo i misteri della redenzione, essa apre ai fedeli i tesori di potenza e di meriti del suo Signore, così che siano resi in qualche modo presenti in ogni tempo, perchè i fedeli possano venirne a contatto ed essere ripieni della grazia della salvezza.

 

103. Nella celebrazione di questo ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa chiesa venera con speciale amore la beata Maria madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l'opera salvifica del Figlio suo; in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione, e contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò che essa tutta desidera e spera di essere.

 

104. La chiesa ha inserito inoltre nel ciclo dell'anno anche le memorie dei martiri e degli altri santi che, giunti alla perfezione con l'aiuto della multiforme grazia di Dio e già in possesso della salvezza eterna, in cielo cantano a Dio la lode perfetta e intercedono per noi.

Nel giorno natalizio dei santi, infatti, la chiesa predica il mistero pasquale nei santi che hanno sofferto con Cristo e con lei sono glorificati; propone ai fedeli i loro esempi, che attraggono tutti al Padre per mezzo di Cristo, e implora per i loro meriti i benefici di Dio.

 

105. La chiesa, infine, nei vari tempi dell'anno, secondo discipline tradizionali, completa la formazione dei fedeli per mezzo di pie pratiche spirituali e corporali, per mezzo dell'istruzione, della preghiera, della opere di penitenza e di misericordia.