Omelia di Mons. Antonio Riboldi |
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III Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) Un invito perentorio:
“Seguitemi!”
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Il
Vangelo della scorsa domenica, dopo il battesimo di Gesù, ricevuto da Giovanni
nel Giordano, là dove una voce dal Cielo aveva solennemente proclamato Chi era
Gesù - il Figlio prediletto del Padre - fu Giovanni ad invitare i suoi
discepoli a seguire il Maestro. E, se ricordate, quando Andrea chiese a Gesù
dov'era la sua dimora, la risposta fu: 'Venite e vedete'.
Ora tocca. a Gesù dare inizio alla missione, affidatagli
dal Padre, per essere ‘Via’ di salvezza per tutti, senza eccezioni. Era la
svolta della storia dell'uomo, che riguarda ciascuno di noi e tutti. Il modo
con cui Gesù si presenta o, se vogliamo, presenta la Sua missione, è
perentorio, non conosce tentennamenti.
Da sempre il popolo ebraico attendeva 'la Notizia', ossia
che il Messia era tra loro e, quindi, Dio attuava tutte le promesse fatte da
tempo al popolo eletto.
Così l'evangelista Marco racconta quel momento: “Dopo
che Giovanni fu arrestato, Gesù si recò nella Galilea, predicando il Vangelo di
Dio e diceva: Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, convertitevi al
Vangelo. E passando lungo il mare di Galilea vide Simone e Andrea, fratello di
Simone, mentre gettavano le reti in mare, erano infatti pescatori. Gesù disse
loro: Seguitemi, vi farò pescatori di uomini. E subito, lasciate le reti, lo
seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca Giacomo di Zebedeo e
Giovanni suo fratello, mentre riassettavano le reti. Li chiamò ed essi,
lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni, lo seguirono” (Mc 1, 14-20).
Come
a dire: è finito il tempo dello stare a discutere o a sperare, il tempo
dell'incertezza, di sentirsi come avvolti nella nebbia della vita puramente
umana; è finito il tempo dell'evasione, di non mettere al centro della vita
l'attesa che Dio ci chiami, vivendo così ai margini della salvezza, di
chiedersi, forse, ‘ma che cosa farà oggi Dio? Chi è Dio per me? Esiste davvero
e se esiste mi amerà?’. Gesù toglie ogni indugio e ci avverte. ‘E'
tempo di decidersi!’.
La Buona Novella, ossia la certezza che Dio
costruisce, giorno per giorno, uomo per uomo, il suo piano di salvezza,
è li, in Gesù che parla e cammina, per le strade del nostro mondo.
Lui, e Lui solo, è 'la buona Notizia', che il mondo -
forse senza neanche rendersene conto - attende.
Gesù tra noi è la concreta prova che l'Amore di Dio non è
parola senza contenuto o senza senso.
Gesù,
il Verbo eterno, cammina con noi, chiama e dice, oggi: “Il tempo è compiuto, il regno
dei cieli è vicino: convertitevi e credete al Vangelo”.
Deve aver fatto tanta impressione quell'invito, se Pietro
e gli altri, chiamati mentre si trovavano nel bello delle quotidiane
occupazioni, non hanno perso tempo, ma 'subito', si sono decisi a
seguirLo.
Certamente, oggi, per grazia di Dio, le parole di Gesù,
che forse attendevano di udire, senza saperlo, da tanto tempo, suscitano ancora
stupore e decisione in tanti.
Ma qualcuno, allora avrà pensato: 'Come può essere vicino
il Regno di Dio, quando Gerusalemme, la Giudea, la Galilea è piena di soldati
romani, con il compito di reprimere ogni speranza?’ - e forse oggi, soprattutto
oggi, pensa: ‘Come è possibile la presenza del Regno di Dio in quel continuo
scenario di guerra?'.
‘Se è vero che il Regno di Dio è vicino, quali prove di
potenza mostra?’ - pensavano allora e molti pensano oggi -.
Sono dubbi da uomo, di chi non comprende che la potenza
di Dio non si mostra, misurandosi con la potenza effimera degli uomini, ma va
oltre, sconfinando dalla terra al Cielo, dove si avvera la grandezza. di Dio e.
dei Santi.
Eppure
furono forse questi pensieri troppo umani, che passarono nella mente di molti,
che per primi ebbero la grazia di ascoltare dal vivo Gesù. Ci si aspettava
altro dal Messia. Così come oggi i deboli nella fede vorrebbero che Dio
mostrasse la Sua Presenza con…' spettacoli umani'!
Quanto
è poco compresa la Parola!
Basterebbe
a volte assistere ad una predica, durante la S. Messa, per scoprire qualcuno
che misura il tempo dell'omelia, totalmente estraneo a ciò che Gesù dice!
Frugando
nella sacca dei miei tantissimi ricordi, uno mi è rimasto totalmente impresso.
Parlavo a giovani studenti di un liceo. Erano duemila. Il
discorso, sia pure adatto a quell'età, era Gesù, la sola Verità da seguire.
Al termine chiese la parola un giovane, che salì sul
palco. Vestiva 'in modo povero', che poi scoprii essere `di moda' e mi chiese:
'Ma c'è davvero bisogno che lei venga a parlarci di un personaggio, sia pure
interessante storicamente, come Gesù, ma che ha chiuso la sua vicenda tanti
anni fa? Oggi ci sono altri e altri ne verranno'. Mi venne quasi da piangere di
fronte a tanta supponenza.
Quello per dare più peso alle sue parole, concluse: 'Così
la pensiamo almeno l'80%!'.
‘Dimentichi - gli risposi - che la verità non si misura
con i numeri, ma è tanto personale, che chiede di esprimersi nell'intimo, dove
puoi nascondere il tuo desiderio di Qualcuno che sia la ragione e la gioia
della vita, ma non osi chiamare Dio. Il resto è frutto dell'ipocrisia, che
circola stando insieme, per cercare di difendere la verità che è in noi. Bisognerebbe che imparaste
ad essere veri, sempre, per capire, ciò che la coscienza dice. E lo ricordo a
quelli che tu definisci 1'80% dei tuoi compagni. È la prova dell'insincerità
verso se stessi, che vela la verità, che non si può nascondere. Ho conosciuto
atei che soffrivano di esserlo e, forse senza saperlo; erano in cerca di Dio
con fatica non dichiarata. Ma nulla è peggiore che alzare dannose barriere o
chiudere le finestre del cuore alla verità’.
Nessuno fiatò, come avessi frustato. l'ipocrisia. A sera,
quel giovane venne a cercarmi e mi disse: ‘Le chiedo scusa! Proprio lei non
meritava quella nostra sceneggiata, che ha svelato la nostra complicità nel
negare la verità. Io cerco Dio, mi creda. Ma chi mi darà una mano a trovarLo? E
le chiedo scusa a nome di tutti’. Se ne andò piangendo.
Lo ritrovai qualche anno dopo in una Chiesa a partecipare
alla Messa. Mi riconobbe, mi avvicinò e mi disse commosso: 'Grazie per avermi
aiutato ad essere un uomo libero!'.
E come lui, quanti avrebbero bisogno di liberarsi
dall'ipocrisia o dalla paura del giudizio degli altri, che fa apparire ciò che
non si è, trovando il coraggio di cercare la verità.
Perché ascoltare Cristo, il suo invito a seguirLo, la Sua
incomparabile compagnia, dà un senso di gioia alla vita, che non si trova qui
sulla terra, in nulla.
È bello rileggere oggi l'avventura di Giona, il profeta,
mandato a Ninive a predicare la conversione: “Fu rivolta
a Giona, una seconda volta, questa parola del Signore: Alzati e va' a Ninive e
annunzia a loro quanto ti dirò. Giona si alzò e andò a Ninive, secondo la
parola del Signore Ninive era una città molto grande, di tre giorni di cammino.
Giona
cominciò a percorrere la città per un giorno di cammino e predicava: Ancora
quaranta giorni e Ninive sarà distrutta. I cittadini di Ninive credettero a Dio
e bandirono un digiuno, vestirono di sacco, dal più grande al più piccolo.
Dio
vide le loro opere, che si erano convertiti dalla loro malvagia condotta e Dio
si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare e non lo fece” (Giona
3, 5-10).
Visitando
un giorno una casa di semplici persone, ho trovato sulla porta una scritta che
mi ha stupito: 'Benvenuti in questa casa. Vi sentirete come in Paradiso, perché
qui con noi c'è Dio'. Era una casa sobria ed essenziale, ma con tutti gli
'ingredienti' per essere Regno di Dio. ‘Vede, Padre, - mi disse il capo
famiglia - un tempo anche noi credevamo in questo mondo, lavoravamo per
diventare ricchi e lo eravamo in qualche modo diventati. Cercavamo di stare
bene e di godercela, ma ci riuscivamo ben poco o nulla, finché non ci raggiunse
la Parola di Dio, il Vangelo. Ci convertimmo ed ora viviamo come gente che si prepara
ad andare nella grande casa di Dio. Tutto abbiamo dato a chi non aveva nulla e
fu quello un farsi totalmente conquistare dall'amore e dalla gioia’.
E la moglie, come a precisare il pensiero del marito,
soggiunse: 'Il Regno è già qui, ci creda. Ci ha raggiunto il Vangelo - e
precisò che erano ancora giovani, sui 40 anni - e ci siamo convertiti. La
difficoltà, che Dio aiuta a superare, come portandoci in braccio, conoscendo il
nostro desiderio, è tutta qui: deporre la mentalità propria di questo mondo ed
affidarci totalmente all'amore del Padre, sentirci come piccoli nelle Sue
braccia. Abbiamo tutti una gran voglia di dare la nostra mano a qualcuno che ci
ami, ci dia speranza, ci conduca per le vie della salvezza...e la gioia è
piena'.
Già, carissimi, ma occorre la disponibilità degli
Apostoli, che il Vangelo di oggi racconta.
Dire di sì all'invito dì Gesù, non esitare un istante,
lasciare tutto, cambiare radicalmente la vita ed entrare così nel 'divino mondo
di Dio', senza pretendere o cercare prove, ma affidandosi totalmente alla Sua
Parola, al Suo invito di seguirLo nel cammino.
E’ la storia di tanti che, seguendo Gesù nella vita
quotidiana, lentamente l'hanno trasformata in santità, ossia in gioia.
Ce ne sono tanti. Forse inizialmente non avevano il
coraggio di cambiare un solo aspetto della loro vita temporale, ma poi,
misteriosamente raggiunti da quell'invito: 'Seguimi', si sono
fatti conquistare e la loro vita è diventata 'totalmente altra'.
Come vorremmo che anche la nostra, seppure a piccoli
passi, sentendo ogni giorno il Suo invito: Seguimi; gradualmente,
ma profondamente, si trasformasse!
Pregava
S. Agostino:
“Signore
Gesù, conoscermi, conoscerTi, non desiderare altro che Te.
Odiarmi
e amarTi, Agire solo per amor Tuo, abbassarmi per farTi grande.
Morire
a me stesso per vivere in Te. Rinunciare a me stesso per seguirTi.
Fuggire
da me stesso, rifugiarmi in Te, per essere da Te difeso.
Guardami
e ti amerò; chiamami perché Ti veda e viva eternamente di Te”.
Antonio Riboldi + Vescovo –