Parrocchia di S. Ambrogio in Mignanego (GE)

 

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Introduzione alla Bibbia / 2

 

l' ambiente della Bibbia

 

Infanzia

 

Istruzione

 

Matrimonio

 

 

 

 

 

Edifici

 

Politica

 

Commercio

 

 

 

 

 

Arti e tempo libero

 

Cibi

 

Vestiario

 

 

 

 

 

 

 Cultura ai tempi della Bibbia

   di Hazel Perkin

 

Il termine cultura si riferisce a idee, usi e costumi, professioni, arte, ecc. di un particolare gruppo etnico in un particolare contesto storico. La cultura della società in cui viviamo viene istillata in noi fin dall'infanzia, in primo luogo dalla famiglia in cui siamo nati o che ci ha adottati. Questo processo di acculturazione continua quindi man mano che veniamo a contatto con il nostro ambiente, con la scuola, con l'educazione religiosa, con gli amici o con quelli che sono più anziani di noi; e questo vale anche se generalmente non ce ne rendiamo conto.

Nella nostra cultura occidentale siamo abituati a mangiare tre pasti al giorno, a vivere in piccoli nuclei familiari, ad ascoltare musica negli uffici, nei negozi, in casa e anche in macchina. Certe parole e azioni le consideriamo sgarbate od offensive, mentre altre le riteniamo gentili e amichevoli. Una persona che appartiene a un'altra cultura, tuttavia, può non conoscere questi e altri aspetti della nostra cultura che noi troviamo talmente consueti da non pensarci neppure, o solo raramente.

La gente che viveva ai tempi della Bibbia era influenzata dalla cultura di allora tanto quanto lo siamo noi dalla nostra, e ciascun autore biblico ha scritto rispecchiando la propria prospettiva culturale. Ciò significa che alcuni termini e concetti della Bibbia possono essere inconsueti per molti di noi a causa delle lunghe distanze e dei molti secoli che ci separano dai luoghi e dai tempi della Bibbia. Tuttavia, possiamo in qualche modo colmare la lacuna e capire più a fondo l'intento degli autori biblici studiando il modo in cui vivevano e la visione che avevano del mondo.

Ad esempio, lo studio degli usi e costumi dei patriarchi ci rivela che per la gente dei tempi della Bibbia era preferibile nascere maschio che nascere femmina. I ragazzi avevano più privilegi e libertà, delle ragazze, uno stato sociale più alto che continuava anche quando diventavano adulti. Tenendo presente gli usi e costumi del tempo, dobbiamo quindi concludere che il modo in cui Gesù trattava le donne era rivoluzionario. Cominciamo allora a capire perché i suoi discepoli si meravigliarono tanto al vederlo «parlare con una donna» che non era una parente (Gv 4,27), e ancor più che trattasse con lei importanti questioni spirituali. Saremo in grado di capire anche quale colpo deve essere stato, in una cultura che non ammetteva la testimonianza delle donne in un tribunale, il fatto che Dio abbia scelto alcune donne come primi testimoni della risurrezione di Gesù (Lc 24,1-12; cf A t 2,17-18).

Quanto segue è solo un breve riassunto dell'abbondante materiale disponibile sulla cultura dei tempi della Bibbia. Per un maggiore approfondimento rimandiamo il lettore a testi specializzati in materia.

È

Infanzia

 

Ai tempi dell'Antico Testamento l'infanzia era breve. I bambini, sovente in numero di sette, generalmente crescevano in una famiglia che li amava teneramente. I più piccoli erano coccolati in grembo alla madre (cf Is 66,12-13) e si divertivano con diversi giocattoli, alcuni dei quali sono venuti alla luce negli scavi archeologici. Anche se non esistevano squadre sportive, i bambini inventavano i loro giochi e i ragazzi facevano la lotta libera. A un'età molto precoce veniva assegnato a ogni bambino un compito speciale, come raccogliere legna (Ger 7,18), attingere acqua al pozzo, badare al gregge (Gn 29,6) e al bestiame.

Il padre provvedeva al sostentamento della famiglia lavorando nei campi o in qualche altra professione o occupazione. Uno dei suoi doveri era quello di avviare i figli a un lavoro o professione. I ragazzi andavano con il padre nei campi o nella bottega e imparavano il mestiere osservandolo. Man mano che il ragazzo cresceva, aiutava sempre più il padre, fino a imparare perfettamente il suo lavoro o professione. Analogamente le ragazze imparavano dalla madre a svolgere i lavori domestici.

L'adolescenza come periodo di passaggio dall'infanzia all'età adulta era sconosciuta ai tempi della Bibbia. Il bambino diventava presto un giovane adulto e veniva incoraggiato a partecipare il più possibile alla vita familiare. In occasione delle feste religiose, i bambini spesso accompagnavano i genitori al Tempio, come fece Gesù quando aveva 12 anni (Le 2,42). Le ragazze non portavano il velo e non vivevano isolate: quando avevano finito i compiti loro assegnati, potevano liberamente incontrarsi con le loro amiche e vicine di casa.

Nel periodo patriarcale antico, il figlio o la figlia potevano essere condannati a morte per disobbedienza al padre, ma con l'avvento della legislazione mosaica, al padre fu imposto l'obbligo di presentare istanza al consiglio degli anziani (Dt 21,18-21). I figli condannati per disobbedienza, ghiottoneria o ubriachezza potevano essere lapidati a morte. L'autorità del padre si applicava anche a un figlio sposato che viveva in famiglia.

È

Istruzione

 

L'istruzione ha sempre avuto un rilievo privilegiato presso il popolo ebraico. Al bambino veniva insegnato a capire il rapporto speciale del suo popolo con Dio e l'importanza di servire il Signore (Es 12,26-27; Dt 4,9). Un'importanza speciale era attribuita alla storia del popolo ebraico; la sua conoscenza contribuiva a sostenere l'ideale patriottico in periodi di servitù e di esilio. Come i primi rudimenti venivano impartiti ai bambini in seno alla famiglia, così la loro fede veniva approfondita nelle pratiche religiose compiute in famiglia, e particolarmente nei pasti associati alle feste religiose, come la Pasqua. Man mano che i ragazzi crescevano, il padre aveva cura di rafforzare sempre di più il loro attaccamento all'eredità religiosa e alle tradizioni.

Ai tempi del Nuovo Testamento la comunità aveva già istituito scuole elementari, spesso nella, sinagoga o presso la casa del maestro. I ragazzi iniziavano a frequentare la scuola verso i sette anni e si sedevano ai piedi del maestro, che spiegava la Legge e le altre Scritture. L'istruzione oltre il livello elementare era di competenza dei rabbini, degli scribi e dei farisei. Il ragazzo doveva conseguire una perfetta conoscenza della storia ebraica e della Legge, oltre che saper leggere, scrivere, fare aritmetica, ed essere versato in altre materie, ad esempio la conoscenza delle erbe medicinali (cf 1 Re 4,33).

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Matrimonio

 

Il matrimonio, un rapporto che con il cristianesimo è diventato un sacramento, originariamente era uno scambio di promesse vincolanti tra lo sposo e la sposa, derivanti da precedenti accordi tra i rispettivi genitori. La maggior parte degli uomini israeliti aveva una sola moglie; alcuni ai tempi dell'Antico Testamento avevano due mogli (Dt 21,15) oppure una o più concubine. Davide aveva diverse mogli; Salomone ne aveva 700 (2 Sam 5,13;1 Re 11,3; Ct 6,8-9). Erode il Grande aveva nove mogli.

I matrimoni venivano spesso combinati tra parenti stretti o con membri dello stesso clan o tribù. Dato che la sposa doveva diventare un membro della famiglia del marito, per i genitori dello sposo era importante sapere se essa era adatta e se si sarebbe integrata con il resto della famiglia. Per il matrimonio, il consenso dello sposo e della sposa a volte era richiesto, ma non era necessario. Anche se era previsto che il matrimonio durasse per tutta la vita, l'uomo poteva divorziare dalla donna con una semplice comunicazione; la donna invece non poteva divorziare dall'uomo. In seguito la legge ebraica impose l'obbligo di un documento scritto per il divorzio; ma in ogni caso ai tempi dell'Antico Testamento il divorzio avveniva raramente.

La promessa di matrimonio, che si faceva circa un anno prima del matrimonio stesso, era un accordo formale e vincolante (Mt 1,18; Lc 1,27; 2,5). Di conseguenza, la promessa sposa apparteneva al suo futuro marito, e il promesso sposo era considerato come genero dai genitori della sposa. Affinché si potessero stabilire solidi rapporti familiari, per il primo anno dopo la cerimonia ufficiale del matrimonio l'uomo era esentato dal servizio militare (Dt 24,5).

Il prezzo da pagare per la sposa è uno dei motivi che spiegano la prevalenza della monogamia. Pochi uomini infatti potevano permettersi il lusso di sborsare diverse volte la somma richiesta dal padre della sposa per compensarlo della perdita del lavoro della figlia in casa o nei campi. Alle volte il prezzo era pagato sotto forma di prestazione di lavoro, come nel caso di Giacobbe che lavorò 14 anni per Labano per poter avere Lia e Rachele (Gn 29,15-28). Parte della dote veniva spesso data alla sposa, sovente sotto forma di gioielli che essa indossava in occasione delle nozze.

Lo sposo si presentava alle nozze riccamente abbigliato con vestiti lussuosi e profumati e con una ghirlanda di fiori sul capo. 1 preparativi per la sposa comprendevano i massaggi per rendere la pelle lucida, e l'intrecciatura dei capelli, possibilmente con fili d'oro e perle. Il vestito della sposa era del tessuto più fine possibile, completo di velo. Adornata in tal modo, la sposa e le sue damigelle aspettavano nella casa dei genitori l'arrivo della processione dello sposo. Mentre questa si snodava per le vie del villaggio o della città, la luce delle torce che accompagnavano la processione dello sposo e dei suoi amici faceva da cornice alla musica (Ger 7,34) e ai divertimenti. La processione quindi ritornava con la sposa e il suo seguito alla casa dello sposo, dove la festa delle nozze spesso si protraeva per sette giorni, a volte anche fino a quattordici giorni. Una camera nuziale appositamente preparata accoglieva la giovane coppia. La sposa sperava di poter avere subito dei figli.

Intanto doveva assumersi la responsabilità della cucina, della pulizia, della filatura e tessitura per tutta la casa, e occasionalmente dare una mano nei campi o nella vigna. Aveva inoltre il dovere di impartire i primi rudimenti di istruzione ai suoi figli (Prv 1,8; 6,20; 31,10-31).

Tutte le decisioni venivano prese dall'uomo quale capofamiglia. Anche solo una promessa fatta dalla moglie senza il consenso del marito era non valida (Nm 30). Tuttavia lo stato sociale della moglie era migliore di quello di molte donne arabe che, assieme ai loro figli, erano considerate come strumenti di lavoro. La moglie e il figlio non potevano essere venduti come schiavi, mentre ciò era consentito se si trattava di una figlia. Ma fino a tempi del Nuovo Testamento un'intera famiglia poteva essere venduta per debiti contratti da uno dei suoi componenti (Mt 18,25).

Alla moglie non era consentito di abbandonare il marito; poteva invece essere costretta a occupare un ruolo subalterno rispetto a una nuova moglie o a una concubina, e poteva perdere il diritto all'eredità. Tuttavia, anche in tali circostanze non veniva segregata, ma poteva partecipare alle feste e alle attività della famiglia. La moglie godeva dell'affetto e del rispetto dei suoi figli, specialmente dei maschi. Tuttavia l'elenco dei beni di un uomo comprendeva sempre la moglie, i servi, gli schiavi e gli animali (Es 20,17; Dt 5,21). Il ruolo subordinato della moglie è evidenziato dal fatto che essa stessa chiama il marito suo signore o padrone (Gn 18,12).

All'interno della famiglia la donna era sempre, almeno in teoria, sotto la tutela di un maschio: da bambina doveva sottostare al padre, da sposa al marito, da vedova al parente maschio più prossimo del marito. Ai tempi della Bibbia, dalla moglie ideale ci si aspettava che fosse discreta, calma, sensibile e graziosa (Prv 9,13; 11,16.22; 21,9). Doveva inoltre possedere capacità organizzative e decisionali per la gestione della casa e delle finanze familiari (Prv 31,10-31). Le donne forti e dominatrici che svolgevano un ruolo pubblico, come Debora, Giaele e Giuditta, erano rare. Ai tempi della dominazione romana tuttavia le donne erano molto rispettate e spesso aiutavano il marito negli affari. Nell'era cristiana l'atteggiamento di Gesù nei confronti delle donne contribuì grandemente al miglioramento del loro stato sociale. Ai tempi del Nuovo Testamento ci si aspettava che le donne fossero amorevoli, caste e rispettose (Tt 2,4; 1 Pt 3,2-6).

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Edifici

 

Molti paesi e città erano cinti da spesse mura di difesa. Alcune città avevano tre ordini di mura concentriche con porte solidamente fortificate, spesso costruite con sei grandi pilastri. Dal punto di vista architettonico i fabbricati erano semplici e pratici, ma spesso denotavano una ricerca di precisione e una discreta tecnica costruttiva.

Il tempio di Salomone era in stile siro-fenicio, artistico ed elegante. L'impiego di pietra calcarea bianca dava al fabbricato una particolare luminosità ai raggi del sole e al chiaro di luna. L'impiego di bronzo e di legno rivestito di lamine d'oro, il pavimento di legno, le sculture e la luce che penetrava dalle alte finestre conferivano al tempio una magnificenza unica nel suo genere.

Le abitazioni della gente comune erano ben diverse. Molte erano costruite in pietra, altre in cannicci e intonaco. L'abitazione generalmente era costituita da un'unica stanza principale, anche se alcune erano costruite attorno a un cortile centrale. Le case avevano tutte il tetto a terrazza, che poteva essere coperto con una tenda in modo da costituire un luogo di riposo e di quiete (At 10,9). La terrazza era fatta con travi di legno che reggevano uno strato di ramaglie impastate con terra e creta, e spesso lasciava filtrare l'acqua piovana. Sulla terrazza poteva anche crescere l'erba, e dopo un temporale doveva essere ripassata e spianata. Le stanze, con il pavimento in terra battuta, servivano da soggiorno e da camera da letto per la famiglia e per gli animali che essa possedeva. Alcuni vani aperti nelle pareti servivano da finestre, che di notte potevano essere chiuse con graticci. Le finestre tuttavia erano poche e piccole, per non lasciar penetrare il sole e mantenere la casa fresca e confortevole durante il giorno. Dopo il tramonto le opache pareti di creta erano illuminate dalla fiammella tremolante della lampada a olio.

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Politica

 

La cultura di un popolo - comportamenti sociali, usi e costumi, vita familiare, tempo libero - è influenzata sia dal contesto politico che dall'interazione commerciale con le civiltà, confinanti. La politica, cioè le cose che riguardano la città.-stato (dal greco polis, «città»), necessariamente influenza la vita e le attività dei cittadini. Le prime città-stato sorsero nella Mesopotamia meridionale. La loro politica consisteva nel gestire gli affari della città e nell'evitare di essere conquistati da potenti Stati confinanti. La città-stato era normalmente governata da un re o una regina e comprendeva la città vera e propria e le terre attorno alle sue mura. Il regnante sceglieva i suoi consiglieri tra i sacerdoti e i funzionari di corte, e occasionalmente intratteneva rapporti, mediante ambasciatori, con altre città-stato.

In Egitto il sovrano spesso proclamava il suo programma di politica estera in occasione della sua ascesa al trono. Un faraone poteva decidere, ad esempio, di invadere la Nubia o conquistare la Palestina o la Siria per stabilirvi il suo dominio. I re tuttavia non sempre godevano del favore dei sudditi e spesso il sovrano veniva assassinato da una congiura tra i suoi funzionari o tra le donne di corte.

In qualche rara occasione, due nazioni in guerra tra loro rischiarono di essere attaccate da una terza potenza. Ciò accadde, ad esempio, nel 853 a.C. quando Siria e Israele erano in guerra tra loro e improvvisamente l'Assiria minacciò di distruggere entrambi gli eserciti. Israele e Siria allora prontamente unirono le loro forze per sconfiggere l'Assiria. Più spesso le nazioni coesistevano pacificamente, legate da poteva essere pesante e protrarsi per molti anni. ln questi casi veniva nominato un governatore, residente sul posto, per assicurarsi che i funzionari della città conquistata e i loro aiutanti raccogliessero il tributo richiesto. Eventuali tentativi di evasione del tributo in genere venivano severamente puniti. La nazione ebraica pagò un pesante tributo prima agli Assiri, poi ai Romani; ed è superfluo dire che gli esattori erano persone odiate da tutti. La vita politica degli Ebrei al tempo di Cristo era resa difficile dalla presenza del governatore romano, che esercitava uno stretto controllo sulla loro libertà d'azione e sul pagamento delle tasse.

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Commercio

 

Anche se era un paese sostanzialmente povero, Israele occupava una posizione strategica all'incrocio delle principali vie commerciali, particolarmente la via nord-sud. L'Egitto esportava grano e manufatti, come pure Ebla. La Fenicia dava impulso alle attività manifatturiere e al commercio marittimo. Israele, paese prevalentemente agricolo, vendeva olio, vino, lana grezza, tessuti di lino e articoli di metallo. Il grano era la merce principale che transitava per la via estovest che attraversava la Galilea. L'attività commerciale raggiunse il suo apice sotto i regni di Davide e di Salomone. Que-st'ultimo accumulò grandi ricchezze tassando le carovane commerciali che attraversavano il suo territorio. Salomone inoltre fece costruire una flotta mercantile che gli consentì di estendere i suoi interessi commerciali alla zona del Mar Rosso. In generale, tuttavia, Israele intratteneva normali rapporti commerciali con la Fenicia e con l'Egitto e solo occasionalmente esportava merci in Siria. Nel periodo della dominazione romana era maggiormente diffuso il commercio a lunga distanza, a vantaggio del popolo ebraico.

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Arti e tempo libero

 

La letteratura era una forma d'arte molto sviluppata, come attestato dalle Scritture ebraiche e greche. La mente veniva esercitata e coltivata anche componendo proverbi e imparandoli a memoria. Anche se il tempo libero era scarso, era molto diffusa la musica suonata con la lira e con il flauto. La musica, sia strumentale che vocale, come pure la danza per uomini e per donne in gruppi separati, era parte integrante della vita sociale e del culto religioso degli Israeliti (Es 15,20; 1 Sam 18,6; 2 Sam 6,14, ecc.).

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Cibi

 

Non risulta che nelle famiglie del tempo della Bibbia esistesse l'abitudine di fare un pasto corrispondente alla nostra colazione. Se il padre lavorava nei campi, probabilmente consumava un pranzo leggero, come pure i ragazzi che pascolavano il gregge o gli armenti. Questo pasto era costituito da focacce o pani, olive, fichi, ricotta o formaggio ricavato dal latte di capra. I ragazzi più piccoli aiutavano la madre a preparare la cena, che era il pasto principale della giornata. L'ora della cena era un'occasione di raduno familiare e probabilmente cominciava per tempo in modo da approfittare della luce del giorno. La conversazione si protraeva poi nella serata al lume di piccole lampade a olio. Il pasto serale consisteva in pane o focacce fatte con frumento o orzo, ricotta o formaggio di latte di capra, verdure quali lenticchie, fagioli, piselli e porri. Le verdure non erano sempre disponibili, ma quando c'erano contribuivano a variare la dieta. Per dar sapore ai pasti si usava sale, aglio e probabilmente anche aceto. Il vino, spesso abbondantemente innacquato, veniva bevuto ai pasti.

Il cibo veniva cucinato in olio di oliva, e come dolcificante si usava il miele. Eccettuate le famiglie benestanti, questi pasti erano estremamente monotoni, nonostante le capacità culinarie della cuoca. Tuttavia, i componenti della famiglia, stanchi e affamati, probabilmente non si interessava-

no tanto della varietà, purché ci fosse cibo sulla tavola. La carne si mangiava raramente, eccetto che in occasione di un sacrificio; normalmente gli animali erano troppo preziosi per i poveri perché si pensasse di macellarli per mangiare. I ricchi stavano meglio e mangiavano carne di agnello o cacciagione (Gn 27,3-33; 2 Sam 12,2-3; Lc 15,29) o un vitello ingrassato per qualche festa speciale (1 Sam 28,24; Mt 22,4). Si mangiavano anche fagiani, tortore, quaglie, piccioni e pernici (Es 16,13; Dt 14,4-19) ed erano disponibili diverse specie di pesci.

Ai tempi del re Salomone si celebravano di frequente grandiose feste. Le donne, con vestiti finemente lavorati e ornate di elaborati gioielli, stavano sedute o reclinate con i loro uomini davanti a grandi tavole imbandite con ogni sorta di cibo, compresa la carne, volatili e dolci, il tutto accompagnato da una grande abbondanza di vino e una specie di birra. Ai tempi del Nuovo Testamento il piatto principale era costituito da uno stufato di carne e verdure servito in una ciotola posta in mezzo alla tavola. I componenti della famiglia e gli ospiti spezzavano bocconi di pane e li intingevano nel piatto comune. All'ora dei pasti molto spesso si avevano ospiti, poiché presso gli Ebrei c'era l'usanza di estendere l'ospitalità anche ai viaggiatori. Era inoltre un'occasione per avere notizie di carattere politico, commerciale e sociale da altre città o villaggi.

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Vestiario

 

I mercanti, con il loro carico di sete e di tessuti finemente lavorati, viaggiavano in carovane, coprendo grandi distanze e arrivando fino all'India. Il lino più fine era importato dall'Egitto. In Palestina il vestiario era spesso fatto di lino di produzione locale. 1 vestiti di tutti i giorni erano di lino di scarsa qualità; i sacerdoti invece indossavano vesti di lino di qualità superiore (Es 39,27). La lana poteva facilmente essere lavorata e tessuta da popoli seminomadi, mentre la pianta del lino poteva essere coltivata solo da una comunità sedentaria.

I poveri spesso indossavano vestiario grossolano, fatto di lana di capra o di pelo di cammello, ruvido e poco confortevole. Questo tessuto, detto anche sacco, veniva spesso indossato in segno di penitenza. Serviva inoltre da coperta per ripararsi dal freddo della notte. Il cotone era conosciuto in Egitto e anche altrove, e al tempo della dominazione romana in Palestina si conosceva anche una specie di seta grezza locale. Sottili fili d'oro conferivano un tono lussuoso al tessuto, mentre vari colori erano ricavati da piante e animali: il rosso da un insetto, il giallo da un fiore, lo zafferano dallo stame del croco e il color porpora dai murici. La porpora di Tiro (Ez 27,16), rinomata per il suo colore, divenne un simbolo di regalità e di ricchezza.

Il vestiario della maggior parte della gente era di taglio semplice. Gli uomini di qualsiasi livello sociale fin dai tempi antichi portavano un perizoma; in seguito aggiunsero un indumento esterno e uno interno. L'indumento interno, di lana o di lino, aveva le aperture per la testa e le braccia, e generalmente aveva le maniche lunghe. Spesso stretto ai fianchi con una cintura, cadeva fino al ginocchio o fino alle caviglie. L'indumento esterno, o mantello, per lo più fatto di pelle conciata o di tessuto di lana, era quasi quadrato, con aperture per le braccia, e veniva indossato come un drappo su una spalla o entrambe le spalle. Dato che un uomo senza mantello era considerato nudo, gli era fatto divieto di imprestarlo o di darlo in pegno. Di notte il mantello era usato come coperta (Es 22,26-27; Dt 24,13). L'indumento interno di Gesù, la tunica, era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo (Gv 19,23) e avrebbe perso tutto il suo valore se fosse stata tagliata a pezzi. Perciò i soldati romani presenti alla crocifissione decisero di tirarla a sorte.

Per altri capi di vestiario i ricchi usavano tessuti di lino fine ricamati con arte. 1 re a volte indossavano un altro capo di vestiario simile allo scapolare, o efod, usato dai sacerdoti. In testa sia i re che i sacerdoti portavano un elaborato copricapo come simbolo del loro stato. La ricercatezza di questi vestiti era in stridente contrasto con la semplicità del vestiario della maggior parte della popolazione.

Le donne ai tempi della Bibbia indossavano per lo più semplici vesti bianche, con l'eccezione di qualche tessuto blu o nero filato in casa. Le donne ricche indossavano vesti di lino fine a tinte vivaci, spesso scarlatto o porpora, accuratamente ornate di ricami, gioielli, oro e argento (2 Sam 13,18). Questi indumenti venivano indossati anche in occasione delle feste e dei matrimoni (2 Sam 1,24; Ez 16,10.13). La tunica indossata dalle donne era simile a quella degli uomini, ma più accollata, e generalmente cadeva fino alle caviglie. Il copricapo delle donne, raramente accennato nella Bibbia, probabilmente era simile allo scialle usato ancor oggi, ed era tenuto sul capo con un cordoncino. Le donne spesso portavano un velo fissato sulla testa da un cerchietto di monete che potevano far parte della dote nuziale. I gioielli normalmente erano d'oro; a volte potevano avere incastonate pietre semipreziose. Gli scavi delle tombe reali di Ur dimostrano che già nel 2700 a.C. si sfoggiavano gioielli di disegno e di lavorazione di alta qualità. Le catenine d'oro erano molto diffuse, come pure cerchietti, braccialetti ai polsi e alle caviglie e spille per i vestiti o per i capelli. Le calzature generalmente erano costituite da sandali con la suola di cuoio.

 

[tratto da : "Guida allo studio della Bibbia" a cura di Walter A. Elwell - Ed. Elle Di Ci - 1997]

 

 

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