Parrocchia
di S. Ambrogio in Mignanego (GE) |
Introduzione
alla Bibbia / 2 |
l' ambiente della Bibbia |
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Cultura ai tempi della Bibbia
di Hazel Perkin Il termine cultura si riferisce a
idee, usi e costumi, professioni, arte, ecc. di un particolare gruppo etnico
in un particolare contesto storico. La cultura della società in cui viviamo
viene istillata in noi fin dall'infanzia, in primo luogo dalla famiglia in
cui siamo nati o che ci ha adottati. Questo processo di acculturazione
continua quindi man mano che veniamo a contatto con il nostro ambiente, con
la scuola, con l'educazione religiosa, con gli amici o con quelli che sono
più anziani di noi; e questo vale anche se generalmente non ce ne rendiamo
conto. Nella nostra cultura occidentale siamo
abituati a mangiare tre pasti al giorno, a vivere in piccoli nuclei
familiari, ad ascoltare musica negli uffici, nei negozi, in casa e anche in
macchina. Certe parole e azioni le consideriamo sgarbate od offensive, mentre
altre le riteniamo gentili e amichevoli. Una persona che appartiene a
un'altra cultura, tuttavia, può non conoscere questi e altri aspetti della nostra
cultura che noi troviamo talmente consueti da non pensarci neppure, o solo
raramente. La gente che viveva ai tempi della
Bibbia era influenzata dalla cultura di allora tanto quanto lo siamo noi
dalla nostra, e ciascun autore biblico ha scritto rispecchiando la propria
prospettiva culturale. Ciò significa che alcuni termini e concetti della
Bibbia possono essere inconsueti per molti di noi a causa delle lunghe
distanze e dei molti secoli che ci separano dai luoghi e dai tempi della
Bibbia. Tuttavia, possiamo in qualche modo colmare la lacuna e capire più a
fondo l'intento degli autori biblici studiando il modo in cui vivevano e la
visione che avevano del mondo. Ad esempio, lo studio degli usi e
costumi dei patriarchi ci rivela che per la gente dei tempi della Bibbia era
preferibile nascere maschio che nascere femmina. I ragazzi avevano più
privilegi e libertà, delle ragazze, uno stato sociale più alto che continuava
anche quando diventavano adulti. Tenendo presente gli usi e costumi del
tempo, dobbiamo quindi concludere che il modo in cui Gesù trattava le donne
era rivoluzionario. Cominciamo allora a capire perché i suoi discepoli si
meravigliarono tanto al vederlo «parlare con una donna» che non era una
parente (Gv 4,27), e ancor più che trattasse con lei importanti questioni
spirituali. Saremo in grado di capire anche quale colpo deve essere stato, in
una cultura che non ammetteva la testimonianza delle donne in un tribunale,
il fatto che Dio abbia scelto alcune donne come primi testimoni della risurrezione
di Gesù (Lc 24,1-12; cf A t 2,17-18). Quanto segue è solo un breve riassunto
dell'abbondante materiale disponibile sulla cultura dei tempi della Bibbia.
Per un maggiore approfondimento rimandiamo il lettore a testi specializzati
in materia. Ai tempi dell'Antico Testamento
l'infanzia era breve. I bambini, sovente in numero di sette, generalmente
crescevano in una famiglia che li amava teneramente. I più piccoli erano
coccolati in grembo alla madre (cf Is 66,12-13) e si divertivano con diversi
giocattoli, alcuni dei quali sono venuti alla luce negli scavi archeologici.
Anche se non esistevano squadre sportive, i bambini inventavano i loro giochi
e i ragazzi facevano la lotta libera. A un'età molto precoce veniva assegnato
a ogni bambino un compito speciale, come raccogliere legna (Ger 7,18),
attingere acqua al pozzo, badare al gregge (Gn 29,6) e al bestiame. Il padre provvedeva al sostentamento
della famiglia lavorando nei campi o in qualche altra professione o
occupazione. Uno dei suoi doveri era quello di avviare i figli a un lavoro o
professione. I ragazzi andavano con il padre nei campi o nella bottega e
imparavano il mestiere osservandolo. Man mano che il ragazzo cresceva, aiutava
sempre più il padre, fino a imparare perfettamente il suo lavoro o
professione. Analogamente le ragazze imparavano dalla madre a svolgere i
lavori domestici. L'adolescenza come periodo di
passaggio dall'infanzia all'età adulta era sconosciuta ai tempi della Bibbia.
Il bambino diventava presto un giovane adulto e veniva incoraggiato a
partecipare il più possibile alla vita familiare. In occasione delle feste
religiose, i bambini spesso accompagnavano i genitori al Tempio, come fece
Gesù quando aveva 12 anni (Le 2,42). Le ragazze non portavano il velo e non
vivevano isolate: quando avevano finito i compiti loro assegnati, potevano
liberamente incontrarsi con le loro amiche e vicine di casa. Nel periodo patriarcale antico, il
figlio o la figlia potevano essere condannati a morte per disobbedienza al
padre, ma con l'avvento della legislazione mosaica, al padre fu imposto
l'obbligo di presentare istanza al consiglio degli anziani (Dt 21,18-21). I
figli condannati per disobbedienza, ghiottoneria o ubriachezza potevano
essere lapidati a morte. L'autorità del padre si applicava anche a un figlio
sposato che viveva in famiglia. Istruzione L'istruzione ha sempre avuto un
rilievo privilegiato presso il popolo ebraico. Al bambino veniva insegnato a
capire il rapporto speciale del suo popolo con Dio e l'importanza di servire
il Signore (Es 12,26-27; Dt 4,9). Un'importanza speciale era attribuita alla
storia del popolo ebraico; la sua conoscenza contribuiva a sostenere l'ideale
patriottico in periodi di servitù e di esilio. Come i primi rudimenti
venivano impartiti ai bambini in seno alla famiglia, così la loro fede veniva
approfondita nelle pratiche religiose compiute in famiglia, e particolarmente
nei pasti associati alle feste religiose, come la Pasqua. Man mano che i
ragazzi crescevano, il padre aveva cura di rafforzare sempre di più il loro
attaccamento all'eredità religiosa e alle tradizioni. Ai tempi del Nuovo Testamento la
comunità aveva già istituito scuole elementari, spesso nella, sinagoga o
presso la casa del maestro. I ragazzi iniziavano a frequentare la scuola
verso i sette anni e si sedevano ai piedi del maestro, che spiegava la Legge
e le altre Scritture. L'istruzione oltre il livello elementare era di
competenza dei rabbini, degli scribi e dei farisei. Il ragazzo doveva
conseguire una perfetta conoscenza della storia ebraica e della Legge, oltre
che saper leggere, scrivere, fare aritmetica, ed essere versato in altre
materie, ad esempio la conoscenza delle erbe medicinali (cf 1 Re 4,33). Matrimonio Il matrimonio, un rapporto che con il
cristianesimo è diventato un sacramento, originariamente era uno scambio di
promesse vincolanti tra lo sposo e la sposa, derivanti da precedenti accordi
tra i rispettivi genitori. La maggior parte degli uomini israeliti aveva una
sola moglie; alcuni ai tempi dell'Antico Testamento avevano due mogli (Dt
21,15) oppure una o più concubine. Davide aveva diverse mogli; Salomone ne
aveva 700 (2 Sam 5,13;1 Re 11,3; Ct 6,8-9). Erode il Grande aveva nove mogli. I matrimoni venivano spesso combinati
tra parenti stretti o con membri dello stesso clan o tribù. Dato che la sposa
doveva diventare un membro della famiglia del marito, per i genitori dello
sposo era importante sapere se essa era adatta e se si sarebbe integrata con
il resto della famiglia. Per il matrimonio, il consenso dello sposo e della
sposa a volte era richiesto, ma non era necessario. Anche se era previsto che
il matrimonio durasse per tutta la vita, l'uomo poteva divorziare dalla donna
con una semplice comunicazione; la donna invece non poteva divorziare
dall'uomo. In seguito la legge ebraica impose l'obbligo di un documento
scritto per il divorzio; ma in ogni caso ai tempi dell'Antico Testamento il
divorzio avveniva raramente. La promessa di matrimonio, che si
faceva circa un anno prima del matrimonio stesso, era un accordo formale e
vincolante (Mt 1,18; Lc 1,27; 2,5). Di conseguenza, la promessa sposa
apparteneva al suo futuro marito, e il promesso sposo era considerato come
genero dai genitori della sposa. Affinché si potessero stabilire solidi
rapporti familiari, per il primo anno dopo la cerimonia ufficiale del
matrimonio l'uomo era esentato dal servizio militare (Dt 24,5). Il prezzo da pagare per la sposa è uno
dei motivi che spiegano la prevalenza della monogamia. Pochi uomini infatti
potevano permettersi il lusso di sborsare diverse volte la somma richiesta
dal padre della sposa per compensarlo della perdita del lavoro della figlia
in casa o nei campi. Alle volte il prezzo era pagato sotto forma di
prestazione di lavoro, come nel caso di Giacobbe che lavorò 14 anni per
Labano per poter avere Lia e Rachele (Gn 29,15-28). Parte della dote veniva
spesso data alla sposa, sovente sotto forma di gioielli che essa indossava in
occasione delle nozze. Lo sposo si presentava alle nozze
riccamente abbigliato con vestiti lussuosi e profumati e con una ghirlanda di
fiori sul capo. 1 preparativi per la sposa comprendevano i massaggi per
rendere la pelle lucida, e l'intrecciatura dei capelli, possibilmente con
fili d'oro e perle. Il vestito della sposa era del tessuto più fine
possibile, completo di velo. Adornata in tal modo, la sposa e le sue
damigelle aspettavano nella casa dei genitori l'arrivo della processione
dello sposo. Mentre questa si snodava per le vie del villaggio o della città,
la luce delle torce che accompagnavano la processione dello sposo e dei suoi
amici faceva da cornice alla musica (Ger 7,34) e ai divertimenti. La
processione quindi ritornava con la sposa e il suo seguito alla casa dello
sposo, dove la festa delle nozze spesso si protraeva per sette giorni, a
volte anche fino a quattordici giorni. Una camera nuziale appositamente
preparata accoglieva la giovane coppia. La sposa sperava di poter avere
subito dei figli. Intanto doveva assumersi la
responsabilità della cucina, della pulizia, della filatura e tessitura per
tutta la casa, e occasionalmente dare una mano nei campi o nella vigna. Aveva
inoltre il dovere di impartire i primi rudimenti di istruzione ai suoi figli
(Prv 1,8; 6,20; 31,10-31). Tutte le decisioni venivano prese
dall'uomo quale capofamiglia. Anche solo una promessa fatta dalla moglie
senza il consenso del marito era non valida (Nm 30). Tuttavia lo stato
sociale della moglie era migliore di quello di molte donne arabe che, assieme
ai loro figli, erano considerate come strumenti di lavoro. La moglie e il
figlio non potevano essere venduti come schiavi, mentre ciò era consentito se
si trattava di una figlia. Ma fino a tempi del Nuovo Testamento un'intera
famiglia poteva essere venduta per debiti contratti da uno dei suoi
componenti (Mt 18,25). Alla moglie non era consentito di
abbandonare il marito; poteva invece essere costretta a occupare un ruolo
subalterno rispetto a una nuova moglie o a una concubina, e poteva perdere il
diritto all'eredità. Tuttavia, anche in tali circostanze non veniva
segregata, ma poteva partecipare alle feste e alle attività della famiglia.
La moglie godeva dell'affetto e del rispetto dei suoi figli, specialmente dei
maschi. Tuttavia l'elenco dei beni di un uomo comprendeva sempre la moglie, i
servi, gli schiavi e gli animali (Es 20,17; Dt 5,21). Il ruolo subordinato
della moglie è evidenziato dal fatto che essa stessa chiama il marito suo
signore o padrone (Gn 18,12). All'interno della famiglia la donna
era sempre, almeno in teoria, sotto la tutela di un maschio: da bambina
doveva sottostare al padre, da sposa al marito, da vedova al parente maschio
più prossimo del marito. Ai tempi della Bibbia, dalla moglie ideale ci si
aspettava che fosse discreta, calma, sensibile e graziosa (Prv 9,13;
11,16.22; 21,9). Doveva inoltre possedere capacità organizzative e
decisionali per la gestione della casa e delle finanze familiari (Prv
31,10-31). Le donne forti e dominatrici che svolgevano un ruolo pubblico,
come Debora, Giaele e Giuditta, erano rare. Ai tempi della dominazione romana
tuttavia le donne erano molto rispettate e spesso aiutavano il marito negli
affari. Nell'era cristiana l'atteggiamento di Gesù nei confronti delle donne
contribuì grandemente al miglioramento del loro stato sociale. Ai tempi del
Nuovo Testamento ci si aspettava che le donne fossero amorevoli, caste e
rispettose (Tt 2,4; 1 Pt 3,2-6). Edifici Molti paesi e città erano cinti da spesse
mura di difesa. Alcune città avevano tre ordini di mura concentriche con
porte solidamente fortificate, spesso costruite con sei grandi pilastri. Dal
punto di vista architettonico i fabbricati erano semplici e pratici, ma
spesso denotavano una ricerca di precisione e una discreta tecnica
costruttiva. Il tempio di Salomone era in stile
siro-fenicio, artistico ed elegante. L'impiego di pietra calcarea bianca dava
al fabbricato una particolare luminosità ai raggi del sole e al chiaro di
luna. L'impiego di bronzo e di legno rivestito di lamine d'oro, il pavimento
di legno, le sculture e la luce che penetrava dalle alte finestre conferivano
al tempio una magnificenza unica nel suo genere. Le abitazioni della gente comune erano
ben diverse. Molte erano costruite in pietra, altre in cannicci e intonaco.
L'abitazione generalmente era costituita da un'unica stanza principale, anche
se alcune erano costruite attorno a un cortile centrale. Le case avevano
tutte il tetto a terrazza, che poteva essere coperto con una tenda in modo da
costituire un luogo di riposo e di quiete (At 10,9). La terrazza era fatta
con travi di legno che reggevano uno strato di ramaglie impastate con terra e
creta, e spesso lasciava filtrare l'acqua piovana. Sulla terrazza poteva
anche crescere l'erba, e dopo un temporale doveva essere ripassata e
spianata. Le stanze, con il pavimento in terra battuta, servivano da
soggiorno e da camera da letto per la famiglia e per gli animali che essa
possedeva. Alcuni vani aperti nelle pareti servivano da finestre, che di
notte potevano essere chiuse con graticci. Le finestre tuttavia erano poche e
piccole, per non lasciar penetrare il sole e mantenere la casa fresca e
confortevole durante il giorno. Dopo il tramonto le opache pareti di creta
erano illuminate dalla fiammella tremolante della lampada a olio. Politica La cultura di un popolo -
comportamenti sociali, usi e costumi, vita familiare, tempo libero - è
influenzata sia dal contesto politico che dall'interazione commerciale con le
civiltà, confinanti. La politica, cioè le cose che riguardano la città.-stato
(dal greco polis, «città»), necessariamente influenza la vita e le attività
dei cittadini. Le prime città-stato sorsero nella Mesopotamia meridionale. La
loro politica consisteva nel gestire gli affari della città e nell'evitare di
essere conquistati da potenti Stati confinanti. La città-stato era
normalmente governata da un re o una regina e comprendeva la città vera e
propria e le terre attorno alle sue mura. Il regnante sceglieva i suoi
consiglieri tra i sacerdoti e i funzionari di corte, e occasionalmente
intratteneva rapporti, mediante ambasciatori, con altre città-stato. In Egitto il sovrano spesso proclamava
il suo programma di politica estera in occasione della sua ascesa al trono.
Un faraone poteva decidere, ad esempio, di invadere la Nubia o conquistare la
Palestina o la Siria per stabilirvi il suo dominio. I re tuttavia non sempre
godevano del favore dei sudditi e spesso il sovrano veniva assassinato da una
congiura tra i suoi funzionari o tra le donne di corte. In qualche rara occasione, due nazioni
in guerra tra loro rischiarono di essere attaccate da una terza potenza. Ciò
accadde, ad esempio, nel 853 a.C. quando Siria e Israele erano in guerra tra
loro e improvvisamente l'Assiria minacciò di distruggere entrambi gli
eserciti. Israele e Siria allora prontamente unirono le loro forze per
sconfiggere l'Assiria. Più spesso le nazioni coesistevano pacificamente,
legate da poteva essere pesante e protrarsi per molti anni. ln questi casi
veniva nominato un governatore, residente sul posto, per assicurarsi che i
funzionari della città conquistata e i loro aiutanti raccogliessero il
tributo richiesto. Eventuali tentativi di evasione del tributo in genere
venivano severamente puniti. La nazione ebraica pagò un pesante tributo prima
agli Assiri, poi ai Romani; ed è superfluo dire che gli esattori erano
persone odiate da tutti. La vita politica degli Ebrei al tempo di Cristo era
resa difficile dalla presenza del governatore romano, che esercitava uno
stretto controllo sulla loro libertà d'azione e sul pagamento delle tasse. Commercio Anche se era un paese sostanzialmente
povero, Israele occupava una posizione strategica all'incrocio delle principali
vie commerciali, particolarmente la via nord-sud. L'Egitto esportava grano e
manufatti, come pure Ebla. La Fenicia dava impulso alle attività
manifatturiere e al commercio marittimo. Israele, paese prevalentemente
agricolo, vendeva olio, vino, lana grezza, tessuti di lino e articoli di
metallo. Il grano era la merce principale che transitava per la via estovest
che attraversava la Galilea. L'attività commerciale raggiunse il suo apice
sotto i regni di Davide e di Salomone. Que-st'ultimo accumulò grandi ricchezze
tassando le carovane commerciali che attraversavano il suo territorio.
Salomone inoltre fece costruire una flotta mercantile che gli consentì di
estendere i suoi interessi commerciali alla zona del Mar Rosso. In generale,
tuttavia, Israele intratteneva normali rapporti commerciali con la Fenicia e
con l'Egitto e solo occasionalmente esportava merci in Siria. Nel periodo
della dominazione romana era maggiormente diffuso il commercio a lunga
distanza, a vantaggio del popolo ebraico. Arti e tempo
libero La letteratura era una forma d'arte
molto sviluppata, come attestato dalle Scritture ebraiche e greche. La mente
veniva esercitata e coltivata anche componendo proverbi e imparandoli a
memoria. Anche se il tempo libero era scarso, era molto diffusa la musica
suonata con la lira e con il flauto. La musica, sia strumentale che vocale,
come pure la danza per uomini e per donne in gruppi separati, era parte
integrante della vita sociale e del culto religioso degli Israeliti (Es 15,20;
1 Sam 18,6; 2 Sam 6,14, ecc.). Cibi Non risulta che nelle famiglie del
tempo della Bibbia esistesse l'abitudine di fare un pasto corrispondente alla
nostra colazione. Se il padre lavorava nei campi, probabilmente consumava un
pranzo leggero, come pure i ragazzi che pascolavano il gregge o gli armenti.
Questo pasto era costituito da focacce o pani, olive, fichi, ricotta o
formaggio ricavato dal latte di capra. I ragazzi più piccoli aiutavano la
madre a preparare la cena, che era il pasto principale della giornata. L'ora
della cena era un'occasione di raduno familiare e probabilmente cominciava
per tempo in modo da approfittare della luce del giorno. La conversazione si
protraeva poi nella serata al lume di piccole lampade a olio. Il pasto serale
consisteva in pane o focacce fatte con frumento o orzo, ricotta o formaggio
di latte di capra, verdure quali lenticchie, fagioli, piselli e porri. Le
verdure non erano sempre disponibili, ma quando c'erano contribuivano a
variare la dieta. Per dar sapore ai pasti si usava sale, aglio e
probabilmente anche aceto. Il vino, spesso abbondantemente innacquato, veniva
bevuto ai pasti. Il cibo veniva cucinato in olio di
oliva, e come dolcificante si usava il miele. Eccettuate le famiglie benestanti,
questi pasti erano estremamente monotoni, nonostante le capacità culinarie
della cuoca. Tuttavia, i componenti della famiglia, stanchi e affamati,
probabilmente non si interessava- no tanto della varietà, purché ci
fosse cibo sulla tavola. La carne si mangiava raramente, eccetto che in
occasione di un sacrificio; normalmente gli animali erano troppo preziosi per
i poveri perché si pensasse di macellarli per mangiare. I ricchi stavano
meglio e mangiavano carne di agnello o cacciagione (Gn 27,3-33; 2 Sam 12,2-3;
Lc 15,29) o un vitello ingrassato per qualche festa speciale (1 Sam 28,24; Mt
22,4). Si mangiavano anche fagiani, tortore, quaglie, piccioni e pernici (Es
16,13; Dt 14,4-19) ed erano disponibili diverse specie di pesci. Ai tempi del re Salomone si
celebravano di frequente grandiose feste. Le donne, con vestiti finemente
lavorati e ornate di elaborati gioielli, stavano sedute o reclinate con i
loro uomini davanti a grandi tavole imbandite con ogni sorta di cibo,
compresa la carne, volatili e dolci, il tutto accompagnato da una grande
abbondanza di vino e una specie di birra. Ai tempi del Nuovo Testamento il
piatto principale era costituito da uno stufato di carne e verdure servito in
una ciotola posta in mezzo alla tavola. I componenti della famiglia e gli
ospiti spezzavano bocconi di pane e li intingevano nel piatto comune. All'ora
dei pasti molto spesso si avevano ospiti, poiché presso gli Ebrei c'era
l'usanza di estendere l'ospitalità anche ai viaggiatori. Era inoltre un'occasione
per avere notizie di carattere politico, commerciale e sociale da altre città
o villaggi. Vestiario I mercanti, con il loro carico di sete
e di tessuti finemente lavorati, viaggiavano in carovane, coprendo grandi
distanze e arrivando fino all'India. Il lino più fine era importato
dall'Egitto. In Palestina il vestiario era spesso fatto di lino di produzione
locale. 1 vestiti di tutti i giorni erano di lino di scarsa qualità; i
sacerdoti invece indossavano vesti di lino di qualità superiore (Es 39,27).
La lana poteva facilmente essere lavorata e tessuta da popoli seminomadi,
mentre la pianta del lino poteva essere coltivata solo da una comunità
sedentaria. I poveri spesso indossavano vestiario
grossolano, fatto di lana di capra o di pelo di cammello, ruvido e poco
confortevole. Questo tessuto, detto anche sacco, veniva spesso indossato in
segno di penitenza. Serviva inoltre da coperta per ripararsi dal freddo della
notte. Il cotone era conosciuto in Egitto e anche altrove, e al tempo della
dominazione romana in Palestina si conosceva anche una specie di seta grezza
locale. Sottili fili d'oro conferivano un tono lussuoso al tessuto, mentre
vari colori erano ricavati da piante e animali: il rosso da un insetto, il
giallo da un fiore, lo zafferano dallo stame del croco e il color porpora dai
murici. La porpora di Tiro (Ez 27,16), rinomata per il suo colore, divenne un
simbolo di regalità e di ricchezza. Il vestiario della maggior parte della
gente era di taglio semplice. Gli uomini di qualsiasi livello sociale fin dai
tempi antichi portavano un perizoma; in seguito aggiunsero un indumento
esterno e uno interno. L'indumento interno, di lana o di lino, aveva le
aperture per la testa e le braccia, e generalmente aveva le maniche lunghe.
Spesso stretto ai fianchi con una cintura, cadeva fino al ginocchio o fino
alle caviglie. L'indumento esterno, o mantello, per lo più fatto di pelle
conciata o di tessuto di lana, era quasi quadrato, con aperture per le
braccia, e veniva indossato come un drappo su una spalla o entrambe le
spalle. Dato che un uomo senza mantello era considerato nudo, gli era fatto
divieto di imprestarlo o di darlo in pegno. Di notte il mantello era usato
come coperta (Es 22,26-27; Dt 24,13). L'indumento interno di Gesù, la tunica,
era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo (Gv 19,23) e avrebbe perso tutto
il suo valore se fosse stata tagliata a pezzi. Perciò i soldati romani
presenti alla crocifissione decisero di tirarla a sorte. Per altri capi di vestiario i ricchi usavano
tessuti di lino fine ricamati con arte. 1 re a volte indossavano un altro
capo di vestiario simile allo scapolare, o efod, usato dai sacerdoti. In
testa sia i re che i sacerdoti portavano un elaborato copricapo come simbolo
del loro stato. La ricercatezza di questi vestiti era in stridente contrasto
con la semplicità del vestiario della maggior parte della popolazione. Le donne ai tempi della Bibbia
indossavano per lo più semplici vesti bianche, con l'eccezione di qualche
tessuto blu o nero filato in casa. Le donne ricche indossavano vesti di lino
fine a tinte vivaci, spesso scarlatto o porpora, accuratamente ornate di
ricami, gioielli, oro e argento (2 Sam 13,18). Questi indumenti venivano
indossati anche in occasione delle feste e dei matrimoni (2 Sam 1,24; Ez
16,10.13). La tunica indossata dalle donne era simile a quella degli uomini,
ma più accollata, e generalmente cadeva fino alle caviglie. Il copricapo
delle donne, raramente accennato nella Bibbia, probabilmente era simile allo
scialle usato ancor oggi, ed era tenuto sul capo con un cordoncino. Le donne
spesso portavano un velo fissato sulla testa da un cerchietto di monete che
potevano far parte della dote nuziale. I gioielli normalmente erano d'oro; a
volte potevano avere incastonate pietre semipreziose. Gli scavi delle tombe
reali di Ur dimostrano che già nel 2700 a.C. si sfoggiavano gioielli di
disegno e di lavorazione di alta qualità. Le catenine d'oro erano molto
diffuse, come pure cerchietti, braccialetti ai polsi e alle caviglie e spille
per i vestiti o per i capelli. Le calzature generalmente erano costituite da
sandali con la suola di cuoio. [tratto da : "Guida allo studio
della Bibbia" a cura di Walter A. Elwell - Ed. Elle Di Ci - 1997] |