Parrocchia di S. Ambrogio in Mignanego (GE)

 

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Introduzione alla Bibbia / 3

 

Archeologia biblica

 

Atene

 

Babilonia

 

Biblos

 

 

 

 

 

Gerico

 

Gerusalemme

 

Qumran

 

 

 

 

 

Ras Shamra (Ugarit)

 

Susa

 

Ur

 

di R.K. Harrison

 

L'archeologia biblica ci riporta a contatto con i popoli della Bibbia e ci offre un insieme di conoscenze generali grazie alle quali possiamo cominciare a capire più a fondo la narra­tiva biblica. L'archeologia ci rivela le condizioni di vita dei tempi passati e in alcuni casi ci fa ritrovare oggetti materia­li usati a quei tempi: dai cocci di terracotta agli eleganti gioiel­li e vasi d'oro, dalle tavolette di creta con i resoconti com­merciali di una famiglia babilonese estinta da molti secoli ai rotoli di papiro con la descrizione delle malattie degli anti­chi Egiziani e le medicine che usavano.

L'archeologia non si propone di «dimostrare» la veridici­tà delle Scritture, poiché questa rivelazione che viene da Dio, essendo sostanzialmente spirituale, deve essere valutata con criteri spirituali (vedi 1 Cor 2,14). Tuttavia, se teniamo pre­sente che questa rivelazione fu comunicata da Dio a un po­polo realmente vissuto, possiamo capire che la nostra fede non è basata su miti, magie o leggende, ma è radicata pro­fondamente nella storia.

Alcune scoperte hanno un rapporto diretto con la Bibbia stessa. Ad esempio, nel 1983, dopo tre stagioni di scavi sul monte Ebal nella Palestina centrale, gli archeologi israelia­ni hanno annunciato la scoperta di una struttura rettango­lare fatta di blocchi di pietra che molto probabilmente era l'altare di pietra costruito da Giosuè sul monte Ebal (Gs 8,30­31), come aveva comandato Mosè. Tutt'attorno alla strut­tura si trovarono ceneri e resti di ossa di pecora, segno evi­dente dell'importanza religiosa del luogo. Gli archeologi han­no datato le ossa al 12° secolo a.C.

Ciò che apprendiamo dall'archeologia a riguardo delle grandi città nominate dalle Scritture e dello splendido ruolo che occupavano nei secoli passati, ci aiuta a renderci conto del mutamento del tempo mentre la gente nasceva e mori­va, mentre i governi sorgevano e cadevano, fino a quando venne il giorno in cui Cristo si rivelò come il Salvatore del l'umanità. Impariamo pure che ciò che la Bibbia dice a ri­guardo di alcuni di questi luoghi famosi è la semplice verità. Mentre Gerusalemme è passata alla storia come la « città san­ta. » perché in essa si trovava il Tempio di Dio, altre città era­no notoriamente famose per la loro perversità. Gli Ebrei con­sideravano la superba Babilonia come il centro di ogni mal­vagità, ridotta poi in rovine per castigo di Dio, come aveva predetto Isaia. L'archeologia ha dimostrato che anche Nini­ve, la capitale dell'Assiria, seminava il terrore tra i popoli per la brutalità dei suoi eserciti, ma anche questa città do­vette arrendersi a una potenza più forte, come aveva pre­detto Naum. La superba Atene, centro intellettuale dell'an­tica Grecia, era dedita al servizio della dea pagana Atena, e le rovine del tempio della dea si possono vedere ancora oggi. Corinto, una città greca che aveva una cattiva reputazione ai tempi di Paolo, possiede il cimitero cristiano più antico che si conosca, a dimostrazione del fatto che la luce del Van­gelo era capace di brillare nelle tenebre pagane di quella città corrotta. Gli archeologi hanno perfino scoperto il luogo do­ve Paolo è stato giudicato alla presenza di Gallione (At 18,12-17).

Mentre l'archeologia ci aiuta a capire lo stile di vita e i tempi antichi, molte delle rovine rappresentano un severo ricordo del castigo diretto di Dio per la malvagità e la disob­bedienza degli uomini. In questo senso, perciò, le pietre pro­clamano ancora la testimonianza della rivelazione fatta da Dio attraverso la Legge, i Profeti e Gesù.

Abbiamo scelto nove località per un breve studio archeo­logico in questa sede (vedi la mappa a p. 43). In tutti questi luoghi sono stati fatti scavi, più o meno completi, e sono stati tutti luoghi importanti in un periodo o nell'altro. Alcuni di questi erano già noti grazie alle testimonianze storiche an­tiche, nonché da ciò che troviamo nella Bibbia; altri invece sono meno noti perché non sono nominati nella Bibbia, e in altri documenti storici antichi sono nominati solo occasional­mente. Nello studio sono compresi anche alcuni luoghi sco­perti solo attraverso scavi archeologici, il che dimostra che l'archeologia di fatto è in grado di completare il quadro del­

la vita nell'antichità, riscoprendo luoghi di grande importanza che erano stati dimenticati dalla storia. I luoghi già noti trat­tati in questa sede sono Atene, Babilonia, Gerico, Gerusa­lemme, Susa e Ur; quelli meno noti sono Biblos, Qumran e Ras Shamra (Ugarit).

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Atene 

 

Questa rinomata città greca prende il nome dalla sua dea protettrice, Atena, e ai tempi della Bibbia era già una città molto antica. Il primo insediamento, forse attorno al 6000 a.C., avvenne sulla collina chiamata Acropoli; ma fu solo di­versi secoli più tardi che la città divenne famosa per la sua cultura e per le istituzioni democratiche. Atene era la città principale dell'Attica, prosperosa regione dell'antica Grecia, e raggiunse il suo massimo splendore nel 5° secolo a.C. sot-

to Pericle. Ebbe poi un periodo di ripresa sotto Filippo il Ma­cedone, padre di Alessandro Magno, e fu sempre un famoso centro di filosofia. Atene era una città cosmopolita molto at­tiva e i suoi templi sull'Acropoli erano vere meraviglie di ar­chitettura e di scultura. Gli scavi archeologici hanno contri­buito non poco a darci un'idea dello splendore della città nel periodo biblico.

Fu visitata da Paolo nel suo secondo viaggio missionario. Particolare interesse suscitava l'Agorà (piazza del mercato), importante luogo d'incontro per attività sia commerciali che civili. Era situata a nord-ovest dell'Acropoli. Paolo la fre­quentò per qualche tempo, cercando di convertire Giudei e altri Ateniesi alla fede di Cristo (A t 17,17). Dell'Agorà sono rimaste solo le fondamenta di alcuni fabbricati e lo Stoà, o portico, che è stato ricostruito. Lo Stoà era un fabbricato lungo e stretto, con un colonnato sul lato anteriore e un mu­ro continuo sul retro. Era il posto ideale per tenervi lezioni, conversazioni e discussioni filosofiche.

L'Areopago dal quale Paolo fece un discorso davanti a un'adunanza di filosofi (At 17,22-32) era una collinetta roc­ciosa, alta poco più di 100 metri, a sud dell'Agorà. L'Acro­poli si trovava a sud-est, in vista dell'Areopago, per cui Paolo, mentre stava criticando la superstizione e il culto dedicato a dèi fabbricati dall'uomo, poteva vedere il Partenone e i tem­pli che lo attorniavano, ornati di divinità pagane. L'altare «al dio ignoto» era uno dei tanti che si trovavano in Grecia. Un altare scoperto a Pergamo nel 1909 recava un'iscrizione in tal senso. La sinagoga dove Paolo predicò (At 17,17) non è stata ancora identificata; tuttavia in Atene sono state sco­perte alcune tombe ebraiche antiche. Gli sforzi di Paolo di presentare la fede cristiana dal punto di vista filosofico pur­troppo ebbero scarso successo.

Libro della Bibbia: Atti degli Apostoli.

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Babilonia

 

Questa antica città, situata nella pianura di Sennaar (Gn 11,2), era chiamata Bab-ilu (porta di Dio). Città capitale della Mesopotamia, il suo nome ricorre per la prima volta at­torno al 2200 a.C. Era uno dei più antichi insediamenti umani e sembra che fosse stata costruita sul luogo della Torre di Babele o nelle sue vicinanze (Gn 11,3-9). Famosa per essere stata la capitale di Hammurabi (1792-1750 a.C.), la città de­cadde dopo il 1300 a.C. Babilonia godette un altro periodo di splendore sotto Nabucodonosor II (605-562 a.C.) che nel­l'arco di 40 anni si adoperò per fare della città la più splen­dida capitale mai conosciuta.

Gli scavi archeologici hanno scoperto le massicce mura esterne della città. Il muro in mattoni aveva uno spessore di oltre 25 metri e le sue torri potevano arrivare a 90 metri; sulla sommità del muro c'era una strada in cui potevano pas­sare quattro carri da guerra affiancati per bloccare even­tuali attacchi. In città c'erano 25 bei viali che ne incrociava­no altri 25, dividendo la città in tanti quadrati. Il palazzo reale era una magnifica struttura, circondata da tre ordini di mu­ra con grandi porte di bronzo. Vicino al palazzo c'erano i Giar­dini Pensili, fatti costruire da Nabucodonosor per la regina Amytis originaria della Media. Canali di irrigazione e pom­pe portavano l'acqua al centro della città per i giardini, i frut­teti e i parchi che occupavano buona parte di Babilonia. Nes­suna meraviglia quindi che Nabucodonosor si vantasse di ciò che aveva fatto (Dn 4,27).

Gli Ebrei deportati a Babilonia come schiavi (Ger 52,28­30) avrebbero dovuto contribuire ad ampliare e rendere an­cora più bella la città; ma il suo splendore non doveva dura­re a lungo. Isaia predisse la sua distruzione (Is 13,19), Gere­mia che sarebbe diventata una desolata rovina (Ger 51,37) e Daniele che sarebbe stata conquistata dai Medi e dai Per­siani (Dn 5,26-28). Questa profezia si avverò nel 539 a.C.

Gli scavi archeologici nei pressi della Porta di Istar hanno portato alla luce una serie di tavolette scritte in lingua babi­lonese che elencavano le razioni di olio e di grano date agli schiavi deportati in Babilonia tra il 595 e il 570 a.C. In esse è nominato il re di Giuda Ioiachin, confermando l'autentici­tà storica della cattività descritta nel libro dei Re (2 Re 24,15).

Libri della Bibbia: Genesi, ,2 Re, Isaia, Geremia, Daniele.

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Biblos

 

Dagli antichi Fenici chiamato Gebal, questo porto di mare a nord di Beirut è stato individuato ed esplorato per la pri­ma volta nel 1860. I Greci, che intrattenevano rapporti com­merciali con questa città, la chiamavano Biblos («libro») per­ché era un centro di lavorazione del papiro impiegato per la preparazione di libri. Ai tempi dell'Antico Testamento era un importante centro della religione cananea ed era rinomato per i suoi artigiani e i suoi maestri artisti, molti dei quali fu­rono ingaggiati da Salomone per la costruzione del tempio di Gerusalemme (1 Re 5,18).

Gebal aveva un cantiere navale dove maestri carpentieri e armatori costruivano navi per i mercanti di Tiro (Ez 27,9). Verso il 1115 a.C. Gebal fu visitata da un ambasciatore egi­ziano di nome Wen-Amon, che fu inviato in diversi paesi da Ramses XII a comprare legno di cedro per una barca da cerimonia dedicata a un dio egiziano. I rapporti commerciali che Gebal intratteneva con altri paesi erano tipici della vita marinara palestinese al tempo di Salomone e il resoconto dei viaggi e delle avventure di Wen-Amon conferma ciò che dice la Bibbia al riguardo.

Un'interessante scoperta fatta nel 1925 da Montet è quella del sarcofago di Ahiram, re di Gebal. Datato attorno al 1250 a.C., questo sarcofago di pietra fu fatto costruire dal figlio del defunto re. Il re vi era scolpito seduto su un trono a for­ma di sfinge, davanti a una tavola imbandita di offerte sa­crificali. Sul coperchio del sarcofago era incisa un'iscrizione che identificava il sovrano, il figlio e il contenuto del sarco­fago. Questa iscrizione è molto importante in quanto rap­presenta uno dei più antichi esempi di scrittura fenicia. Ne­gli scavi di Biblos sono state scoperte altre iscrizioni, tom­be, monete e fabbricati, nonché alcuni manufatti che risal­gono al 3000 a.C.

Nel 1930 a Gebal è stato scoperto anche un nuovo alfabe­to geroglifico, inciso su tavole di rame e sulla pietra. Le iscri­zioni risalgono a un periodo successivo al 2200 a.C. e fino ad oggi non sono ancora state decifrate. La scoperta dimo­stra ancora una volta quanto fosse antica l'arte della scrit­tura tra i popoli della Palestina.

Libri della Bibbia: i Re, Ezechiele.

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Gerico

 

Il primo insediamento in questa antica città palestinese ri­sale all'8000 a.C.; duemila anni più tardi il luogo era diven­tato un'imponente città fortificata. Nell'antichità Gerico era importante perché si trovava all'incrocio tra due antiche rotte commerciali e controllava il passo che dalla pianura porta a Gerusalemme. Dopo la presa di Gerico da parte di Giosuè (Gs 6), la città fu parzialmente ricostruita, ma ridotta a un villaggio, e fu solo ai tempi del Nuovo Testamento che as­sunse nuova importanza. Fu in questa elegante città che Gesù guarì un cieco (Le 18,35-43) e cenò con il ricco Zaccheo (Le 19,1-10). Nella valle del Giordano esistono tre luoghi, legati tra loro, chiamati Gerico. La città dell'Antico Testamento, Tell es-Sultan, si trova a circa due km a nord-ovest della città moderna (er-Riha) ed è situata vicino alla Fontana di Eliseo (2 Re 2,19-22), l'unica sorgente perenne in tutta la zona. La Gerico del Nuovo Testamento si trova a un km e mezzo a sud della città antica.

Nel 1868 Sir Charles Warren fece un sondaggio a Tell es­Sultan, ma senza risultati. Gli archeologi Sellin e Watzin­ger (1907-09) furono più fortunati. Gli scavi eseguiti da Gar­stang sulla collinetta di tre ettari (1930-36) gli consentirono di individuare quattro strati successivi di Gerico a partire dal 3000 a.C., e concluse che la città era caduta sotto Gio­suè attorno al 1400 a.C. Le tecniche di scavo più accurate adottate da Kathleen Kenyon (1952-58) hanno indotto a ri­vedere radicalmente le conclusioni di Garstang. Le mura del­la città che egli assegnava alla tarda età del bronzo (il perio­do di Giosuè) in realtà erano dell'età del bronzo antico, più di 1000 anni prima del tempo di Giosuè.

Kenyon non riuscì a scoprire alcuna traccia significativa della Gerico attaccata da Giosuè, a causa del grave stato di erosione del luogo; tuttavia riuscì a far risalire la storia del­l'insediamento sulla collinetta fino a circa il 9000 a.C. Mille anni dopo Gerico era una città circondata da un muro di pie­tra sovrastato da almeno una torre massiccia a guardia di un territorio di circa quattro ettari.

Le tombe dell'età del bronzo medio (circa 1900-1550 a.C.) hanno conservato una notevole collezione di terrecotte, spade di metallo, ornamenti, sgabelli di legno, tavole, letti, gioiel­li, cofanetti intarsiati e scarabei egiziani. Gli scavi a er-Riha hanno portato alla luce la capitale invernale di Erode il Gran­de e di Archelao, con la sua cittadella, cortili, ville, palazzo reale, edifici pubblici e grandi case private.

Libri della Bibbia: Giosuè, 2 Re, Matteo, Luca.

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Gerusalemme

 

In questo luogo, l'insediamento nella parte bassa della città attuale risale probabilmente al 3000 a.C. Originariamente era una fortezza gebusea, poi divenne la capitale del regno di Davide con il palazzo reale e, più tardi, il Tempio. A Ge­rusalemme Cristo svolse alcune delle sue attività e fu il luo­go della sua morte e risurrezione.

Questa antica città è nominata nei Testi di Esecrazione egiziani del 19° secolo a.C. e nelle tavolette di Amarna del 14° secolo a.C., documentazione risalente al periodo in cui la città era in mano ai Gebusei. I Gebusei costruirono canali sotterranei che prendevano l'acqua dalla sorgente di Ghicon e la portavano all'interno delle mura. Questo sistema fu po­tenziato sotto il regno di Ezechia (2 Re 20,20; 2 Cr 32,3) che fece costruire un canale per portare l'acqua nella Piscina di Siloe. Un'iscrizione presso l'entrata della piscina, scritta nel­l'alfabeto ebraico dell'8° secolo a.C. e scoperta nel 1880, com­memora questo fatto. Un'altra piscina, qualla di Betesda (Betzata) è stata scoperta sotto la chiesa di sant'Anna. Su una delle sue pareti c'è la rappresentazione appena visibile di un angelo che agita l'acqua (Gv 5,2-9).

Il ritrovamento delle mura dell'antica città è stato diffici­le perché nel corso dei secoli Gerusalemme è stata spostata verso nord. Warren e Wilson hanno attribuito gli strati in­feriori del muro occidentale al periodo di Erode, mentre al­tri archeologi li ritengono opera di Neemia. Warren ha sco­perto le mura di Davide sul monte Ofel e ha portato alla lu­ce parte delle antiche fondamenta gebusee. Ogni tentativo di ritrovare la tomba di Davide è stato vano, principalmen­te a causa della distruzione di diversi edifici nella zona colli­nare di sud-est; nelle vicinanze sono invece state trovate le rovine di una grossa torre, forse quella a cui accennò Gesù (Le 13,4).

L'ubicazione del Golgota in relazione al muro occidentale al tempo di Cristo è stata molto dibattuta. Alcuni ritengono che l'attuale chiesa del Santo Sepolcro sorga sul luogo della crocifissione e sepoltura di Cristo, altri optano per il luogo vicino alla Porta di Damasco, detto la Tomba del Giardino. Il sepolcro scavato nella roccia che si trova in questo luogo è datato tra il 100 a.C. e il 100 d.C. e potrebbe essere quello dove è stato deposto il corpo di Cristo.

Oltre ai diversi strati di macerie che si sono accumulati durante i secoli nella città di Gerusalemme, gli archeologi incontrano un'altra difficoltà nel tentativo di individuare i luoghi di interesse biblico: la città è stata abitata in conti­nuazione e lo è ancora adesso. Questo significa che gli scavi possono essere intrapresi solo in punti ben definiti e ac­curatamente scelti, che spesso non sono quelli considerati più promettenti. Tuttavia si continua a fare interessanti scoperte. Nel 1983 gli studenti del Wheaton College che sca­vavano alla base della chiesa di sant'Andrea nella parte sud della Valle di Ben-Innom hanno trovato in una tomba un amu­leto d'argento del 7° secolo a.C. con l'incisione nell'alfabeto antico della parola YHWH, il nome sacro del Signore. Que­sto è il più antico accenno al nome di Dio ritrovato a Geru­salemme.

Libri della Bibbia: ,2 Samuele, 1 e 2 Re, ,2 Cronache, Mat­teo, Giovanni, Lettera agli Ebrei.

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Qumran

 

Questo luogo in una zona deserta, circa 13 km a sud di Geri­co, è stato scelto come dimora attorno al 130 a.C. da un grup­po religioso che si era dissociato dal giudaismo contempora­neo. Gli scritti che il gruppo ha lasciato, i rotoli del Mar Mor­to, si sono dimostrati estremamente importanti per lo stu­dio del periodo a cavallo tra l'Antico e il Nuovo Testamento e del primo periodo del cristianesimo.

Nel 1947 un giovane pastore beduino stava cercando una pecora smarrita sugli scoscesi pendii del Wadi Qumran al­l'estremità nord-ovest del Mar Morto, quando scoperse una caverna in cui si trovavano diverse anfore piene di antichi rotoli di pergamena nonché di altri frammenti di manoscrit­ti. Essi vennero divisi in due gruppi, poi riuniti diversi anni più tardi. Nel frattempo, alcuni studiosi ebrei e americani avevano scoperto che i manoscritti, noti come i famosi roto­li del Mar Morto, erano almeno 1000 anni più vecchi dei più antichi manoscritti conosciuti della Bibbia ebraica.

I rotoli costituivano la biblioteca della comunità religiosa che abitava a Qumran. Accurate ricerche in undici caverne e in altri luoghi nei dintorni hanno consentito di ricuperare circa 500 documenti, la maggior parte dei quali erano fram­menti. Circa 100 rotoli sono libri dell'Antico Testamento in ebraico, compresa una copia di Isaia, che è il più antico ma­noscritto di un libro completo dell'Antico Testamento e può essere datato attorno al 100 a.C. 1 rotoli di Qumran hanno dimostrato la precisione con cui sono stati trasmessi altri testi ebraici conosciuti in precedenza.

Altri rotoli ci consentono di ricostruire la vita che condu­ceva la comunità di Qumran. Tra questi si trova una regola comunitaria, una raccolta di inni religiosi, commenti alla Bib­bia e altri scritti. Un «rotolo del Tempio», acquistato dal go­verno israeliano nel 1967, sottolinea i severi insegnamenti degli elementi più conservatori del fariseismo. Un commen­tario al profeta Abacuc illustra gli obiettivi della comunità di Qumran. Il gruppo è nato probabilmente attorno al 200 a.C. come movimento di protesta contro il giudaismo con­temporaneo, e i suoi aderenti si radunarono nel deserto del­la Giudea a studiare le Scritture sotto la guida di un «Mae­stro di Giustizia» (o meglio: «autorizzato»). La comunità con­siderava se stessa il resto fedele di Israele destinato a pre­parare il giorno del Signore, aspettando la venuta. di un pro­feta. come Mosè (Dt 18,18), di un Messia davidico e di un sacerdote tipo Aronne. Il Messia avrebbe sconfitto i nemici e il sacerdote avrebbe governato lo Stato.

Gli scavi nell'insediamento di Qumran furono iniziati nel 1953. Gli archeologi hanno scoperto le abitazioni della co­munità, cisterne per il battesimo rituale, un acquedotto, lo « scriptorium » dove venivano scritti i rotoli e un cimitero.

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Ras Shamra (Ugarit)

 

Una grande collina artificiale, Ras Shamra, lungo la costa siriana a circa 40 km a sud della foce del fiume Oronte segna la posizione di un antico centro culturale cananeo chiamato Ugarit. Ai fini dell'archeologia biblica, forse la scoperta più importante fatta in questo luogo è quella degli scritti in ugaritico, una lingua molto simile all'ebraico bibli­co e di fondamentale importanza per lo studio dell'Antico Testamento.

La cultura ugaritica raggiunse il suo apice nel 14° secolo a.C., poi ebbe un declino e scomparve. E stata riscoperta solo nel 1928, quando un contadino siriano urtò con l'aratro contro il coperchio di una ricca tomba. Gli scavi sistema­tici intrapresi sulla collinetta portarono alla luce oggetti d'o­ro, una sorprendente raccolta di terrecotte greche, una se­rie di pesi e parecchie statuette di bronzo. Furono anche ri­cuperati utensili e armi di bronzo in ottimo stato di conser­vazione.

La scoperta della lingua ugaritica fu fatta quando gli ar­cheologi ripulirono parecchie tavolette di creta scritte in una strana scrittura di tipo alfabetico anziché sillabico. Una vol­ta decifrate, le tavolette mostrarono una stretta somiglian­za linguistica con il fenicio e con l'ebraico biblico, e inoltre indicarono che gli scrittori di Ugarit avevano adottato una scrittura alfabetica molto tempo prima dei Fenici, che pro­babilmente si appropriarono dell'idea.

La lingua ugaritica contiene forme letterarie che si riscon­trano anche nella poesia ebraica, e grazie allo studio compa­rato delle due lingue sono stati chiariti molti passi ebraici di difficile interpretazione. Ora espressioni quali « cavalcare nei cieli» (Sal 67,34) sono considerate di origine cananea e indicano che la lingua ugaritica e l'ebraico biblico sono stret­tamente imparentati.

Gli scritti ritrovati sul posto hanno rivelato che a Ugarit si praticavano cerimonie simili a quelle degli Ebrei, quali le offerte sulle palme delle mani (Es 29,24), di riparazione (Lv 5,15), del sacrificio bruciato per intero (Lv 6,15), del sacrifi­cio di comunione (Lv 22,21). Mentre da una parte è interes­sante fare il confronto tra i riferimenti scritti che si trovano nelle due lingue, d'altra parte occorre tener presente che esse non sono identiche e non è possibile trasporre automati­camente i termini o i riferimenti che sono a confronto. Ad esempio, si pensava che la norma di Esodo 23,19 che vieta di far cuocere un capretto nel latte di sua madre fosse stata suggerita da una simile ingiunzione trovata nei testi ugaritici. Questa interpretazione ora è incerta, poiché la parola ugaritica tradotta con «cuocere» in realtà significa «macellare». E il testo presenta altre difficoltà di questo genere.

Le tavolette di Ugarit documentano le forme depravate e scurrili dei culti rituali celebrati dai Cananei e dimostrano la minaccia che queste pratiche rappresentavano per la fe­de ebraica tradizionale. La condanna di questa religione spes­so ripetuta nell'Antico Testamento era quindi giustificata.

Libri della Bibbia: Esodo, Levitico, Deuteronomio, 1 e 2 Re, Isaia, Geremia.

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Susa

 

Questa antica città, ora ridotta a quattro collinette nella parte sud-ovest dell'Iran, era il luogo (chiamato Shushan) dove si sono svolti gli avvenimenti narrati nel libro di Ester. Nee­mia e probabilmente anche Daniele vissero per qualche tempo a Susa.

Situata in una posizione ridente nell'antica Persia, a circa 300 km a est di Babilonia, Susa era la capitale invernale dei sovrani elamiti già nel 2200 a.C. Il suo periodo di grande pro­sperità iniziò nel 538 a.C. quando Ciro fece di Susa una del­le più ricche città dell'oriente. Dario I (521-485 a.C.) estese l'impero persiano dal Nilo all'Indo e lo splendore di questo periodo è evidente ancora adesso nelle rovine del palazzo e della sala del trono.

È probabile che Daniele, assieme ad altri Ebrei deportati in Babilonia, sia stato portato a Susa dopo il 539 a.C. (Dn 8,2) ed è possibile che la sua esperienza con i leoni abbia avuto luogo in questa città. Secondo una tradizione locale, Susa è il luogo dove Daniele è morto ed è stato sepolto. Il libro di Ester racconta che il re persiano Serse I (Assuero, 485­465 a.C.) mise al bando la regina Vasti, all'inizio del suo re­gno in Susa, e in seguito sposò Ester, una bella e intrapren­dente giudea, che fece uso della sua influenza per liberare il suo popolo dalla persecuzione (Est 8-9). Neemia, un alto funzionario alla corte di Susa, fu nominato governatore ci­vile della Giudea nel 445 a.C. da Artaserse I (464-423 a.C.) e contribuì a dare stabilità agli esiliati che avevano ottenuto il permesso di tornare a Gerusalemme (Ne 2-7).

Gli scavi iniziati nel 1851 hanno rivelato che la città si estendeva su un'area di quasi 2000 ettari ed era divisa in quattro settori: la cittadella, la zona del palazzo reale, la zo­na commerciale e residenziale e la piana a ovest del fiume. Il palazzo reale occupava un'area di 50 ettari e comprende­va la splendida sala del trono, la residenza reale e le abita­zioni per l'harem. C'erano numerosi cortili interni, giardini, scalinate e porte sormontate da archi, come descritto nel li­bro di Ester. Dalle rovine fu ricuperato un cubo di pietra con dei numeri incisi e si scoperse che si trattava di un «pur» (la sorte) dal quale prese il nome la festa ebraica dei Purim (Est 9,26). È evidente che l'autore del libro di Ester cono­sceva molto bene la corte persiana, e il libro rappresenta un resoconto accurato di quel periodo.

Libri della Bibbia: Daniele, Neemia, Ester.

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Ur

 

Questa città era il centro di una brillante cultura pagana nella parte meridionale della Mesopotamia. Fondata. probabilmen­te attorno al 2800 a.C., Ur aveva già raggiunto l'apice del suo sviluppo ai tempi di Abramo (verso il 1980 a.C.). La cit­tà esercitava una profonda influenza sociale, religiosa e com­merciale in tutta la Mesopotamia e anche oltre i suoi confi­ni; ciò nonostante Abramo e suo padre Terach non esitaro­no a lasciare la città in obbedienza al comando di Dio (Gn 11,31; 12,1; 15,7). Alcuni anni dopo la partenza di Abramo la città fu saccheggiata dai predoni elamiti e scomparve dalla storia per molti secoli.

Oggi tutto ciò che rimane di Ur è una collinetta di circa 60 ettari. Gli scavi eseguiti da Woolley (1922-1934) sul po­sto (Teli Mugheir) testimoniano lo splendore dell'antica cit­tà, evidenziato dalle tombe di due importanti personaggi, pro­babilmente un sovrano e sua moglie. Assieme ai sovrani fu­rono sepolti anche alcuni membri del loro seguito, con gli abiti da cerimonia indossati per l'occasione. Assieme ai cor­pi furono trovati un magnifico elmo d'oro, una splendida ar­pa decorata con disegni a mosaico, oggetti d'oro e d'argen­to finemente lavorati e altri eleganti articoli.

Woolley sondò anche alcuni punti della zona commerciale di Ur e alcune strade che portavano nella zona residenziale. Le case erano strutture a due piani, in mattoni di fango e malta, costruite attorno a tre lati di un cortile pavimentato. Erano costituite da circa una dozzina di stanze, con vasche da bagno interrate, gabinetti, caminetti e fontane. Nelle ro­vine di una scuola si sono trovate tavolette con iscrizioni de­gli esercizi degli alunni in aritmetica, letteratura e altre ma­terie. In diversi punti di Ur furono trovate piccole cappelle, alcune delle quali erano in case private. La grande ziggurat (tempio a diversi piani) di Nanna, la dea Luna, sovrastava tutti gli altri edifici della città.

In profondità sotto la collinetta Woolley trovò uno strato di creta depositato dall'acqua, spesso quasi tre metri, che egli attribuì al diluvio di Noè, ma che in realtà potrebbe es­sere il letto originale del fiume. Le tracce di depositi del di­luvio trovate in altri luoghi della Mesopotamia non coinci­dono con la data attribuita da Woolley allo strato di Ur, il che rende difficile accettare la sua conclusione e impossibile poter stabilire se il diluvio di Noè fosse un avvenimento lo­cale o universale.

Libri della Bibbia: Genesi.

 

[tratto da : "Guida allo studio della Bibbia" a cura di Walter A. Elwell - Ed. Elle Di Ci - 1997]

 

 

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