Parrocchia di S. Ambrogio in Mignanego (GE)

 

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Introduzione alla Bibbia / 4

 

Perchè è nata la Bibbia

 

 Per comprendere perché è nata la Bibbia, intesa come insieme di libri sacri dell'Antico Testamento, occorre rifarsi alla storia di un popolo: quello ebraico.

Non è una storia qualunque, come quella degli altri popoli. È molto speciale e ha due protagonisti: il popolo di Israele e Dio.

Dalla sua origine, il popolo ebraico, con Abramo (circa duemila anni prima di Cristo), fu fatto oggetto da parte di Dio di due grandi promesse:

 

1. Esso non sarà solo un pugno di pastori nomadi nel deserto, ma diventerà un grande popolo, libero, sovrano, rispettato e apprezzato (Gn 12,1-5).

 

2. Sarà guida degli altri popoli, che convertirà all'unico vero Dio. Infatti da esso sorgerà il MESSIA (Is 11,1-9). Unica condizione, posta come patto (alleanza), è che il popolo ebraico si consacri al culto di quest'unico e vero Dio e non cada nell'idolatria come gli altri popoli pagani. Le due promesse, per realizzarsi, richiesero duemila anni di storia, fino alla venuta di Gesù di Nazareth.

 

Prima promessa: UN POPOLO GRANDE, LIBERO E SOVRANO

Essa si realizzerà nello spazio di un migliaio di anni, all'avvento della monarchia. All'inizio la gente di Abramo, pastori nomadi, discendenti di Giuseppe figlio di Giacobbe, era caduta schiava dei potenti Egizi. Ma un uomo inviato da Dio, Mosè, liberò il popolo dalla schiavitù, e lo condusse fuori dell'Egitto. Lo guidò in un deserto inospitale additandogli la meta: la Terra promessa, che il popolo raggiungerà dopo 40 anni di peregrinazioni e di lotte.

Giosuè (il successore di Mosè), i Giudici e poi i primi grandi Re (Saul, Davide, Salomone) renderanno sicuro il popolo nella Terra Promessa e ne faranno una nazione libera, sovrana e indipendente. Si realizzava così la prima promessa del Signore. A quel punto della loro storia (attorno all'anno 1000 a.C.) gli Ebrei si andavano ancora trasmettendo le vicende patrie oralmente, di generazione in generazione. Ma sentivano che la tradizione orale non bastava più. Erano depositari di eventi troppo importanti, in cui avevano visto la presenza continua del Signore.

Lungo tutti quegli anni il popolo aveva potuto riflettere e scoprire, senza ombra di dubbio, che Dio aveva compiuto interventi straordinari a suo favore e che solo grazie a lui avevano potuto superare tante difficoltà e ostacoli, dalla liberazione d'Egitto fino all'arrivo nella Terra Promessa.

Il popolo sapeva che da solo non avrebbe mai potuto conseguire tanto.

Risultò chiaro anche questo: che diventava necessario mettere per iscritto almeno i punti centrali della loro storia, in forma sistematica, perché non andasse dimenticata. Perché le generazioni future potessero avere sempre presente il ruolo fondamentale che era stato svolto dall'Emmanuele, il Dio con noi. Fino al compimento della sua prima promessa. Così i Re (soprattutto Davide e Salomone) incaricarono i Sacerdoti del compito delicato di affidare alla scrittura una prima sintesi dei fatti, come memoria della presenza del Signore in mezzo al suo popolo. In tal modo vennero redatti i primi cinque testi scritti della Bibbia, cioè i libri della Legge o Toràh (Pentateuco).

Accanto ad essi sorsero anche i libri storici (17), che facevano conoscere l'esistenza del popolo ebraico e narravano le sue vicende come manifestazione dell'intervento di Dio nella storia.

Col passare degli anni si sentì pure la necessità di scrivere dei Commenti su questi fatti così importanti, perché il popolo ne comprendesse sempre meglio il valore e il messaggio. Libri che con le loro sagge riflessioni consentiranno di interiorizzare il valore del Patto, della Alleanza, della Legge: i libri sapienziali (7). E creeranno anche la grande attesa per la realizzazione della seconda promessa.

Suscitare questa nuova attesa è il compito, il servizio di un gruppo di uomini ispirati e sapienti, chiamati "Scribi".

 

Seconda promessa: LA VENUTA DEL MESSIA

Vengono composti anche i libri profetici (15).

Sono appunto i libri dei Profeti (i portavoce di Dio), attivi soprattutto dopo i "momenti d'oro" della monarchia: libri impegnati a sostenere e animare il popolo nell'attesa del Salvatore promesso. Intanto il Popolo di Dio, orgoglioso del prestigio conseguito, si sentì presto autosufficiente e si allontanò dal suo Dio: dimenticò l'Alleanza e cadde nell'idolatria, rompendo così per propria iniziativa il Patto. Lo vediamo allora finire un'altra volta schiavo di altri popoli (esilio e schiavitù in Assiria e Babilonia, 587 a.C.): perde la sua dignità di popolo libero e finisce deportato in terra straniera. Lì subito si ravvede, rendendosi conto di non meritare più la realizzazione della seconda promessa. Scoraggiato, sotto il peso della vergogna per la sua infedeltà, per la grandezza e la libertà perdute, il popolo di Israele piange, si dispera e si converte.

Sorgono in questo contesto i grandi profeti, come Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele. Uomini ispirati da Dio e da lui inviati al popolo, essi predicano la conversione, animano alla speranza, invitano ad abbandonare l'idolatria e il peccato, a

Sintetizzando si può dire che lungo la loro storia gli Israeliti andarono raccogliendo in libri, di origine e stile molto diversi (i libri dell'Antico Testamento), l'esperienza della loro vita nazionale dentro la quale scoprivano l'azione di Dio che viveva con loro.

Libri che raccontano la storia, libri che riflettono sul comportamento degli uomini, libri che proclamano la liberazione ormai vicina.

Tutto questo insieme disuguale costituisce una raccolta di testi di inestimabile valore: raccolta che per gli Ebrei testimonia l'esperienza divina da loro vissuta nella propria storia, come popolo di Jahvè.

Sono quindi i libri che, riconosciuti come opera di Dio, servono agli Ebrei come punto di riferimento alla propria fede! Sono poi per i Cristiani i libri che stanno all'origine della loro fede.

 

[tratto da : "Guida allo studio della Bibbia" a cura di Walter A. Elwell - Ed. Elle Di Ci - 1997]

 

 

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