Parrocchia di S. Ambrogio in Mignanego (GE)

 

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Introduzione alla Bibbia / 13

 

i libri della Bibbia : i Profeti / 2

 

 

§   Osea

§   Gioele

§   Amos

§   Abdia

 

 

 

 

    Osea

 

Autore: Osea

Data: 8° secolo a.C.

 

Contenuto

Osea esercitò il ministero profetico nel regno di Israele per circa 50 anni. La sua predicazione era iniziata durante il regno di Geroboamo li, ed era quindi contemporaneo di Amos, anch'egli attivo nel regno di Israele, e di Isaia e di Michea che predicavano nel regno meridionale di Giuda. Osea visse fino alla caduta della sua nazione per opera degli Assiri nel 722 a.C.

La sua sfortunata vita familiare gli servì da tragico modello per il suo messaggio profetico. Aveva sposato una donna (Gomer) con i più alti ideali di matrimonio. In 1,2 Osea riferisce:

«,., prenditi in moglie una prostituta, ma ciò è detto in retrospettiva, in considerazione di ciò che era diventata, non di come fosse al momento del matrimonio. Se fosse stata impura al momento del matrimonio, l'analogia con Israele non reggerebbe, poiché all'inizio Israele era fedele e fu solo in seguito che si prostituì, come aveva fatto Gomer. Il primo figlio che gli nacque lo chiamò simbolicamente Izreel, con riferimento all'imminente castigo su Israele. La secondogenita, una bambina chiamata Non-amata, non era figlia di Osea, ma di padre rimasto sconosciuto. Neppure il terzogenito di Gomer, chiamato Non-miopopolo, era figlio di Osea. Riflettendo sulle disgrazie della sua situazione familiare, Osea pensava alla sofferenza che la sua infedele nazione aveva inflitto a Dio. Tuttavia, come Osea aveva amato Gomer nonostante le sue infedeltà, così Dio amava Israele.

Dopo sei anni di matrimonio, Gomer lasciò la casa per diventare una prostituta. Anche allora però Osea non cessò mai di amarla. Gomer era caduta talmente in basso da meritare di essere venduta come schiava. Per evitare ciò, Osea pagò il prezzo del riscatto e se la riportò a casa.

Il libro si può dividere in due parti di diversa lunghezza. La prima parte, cc. 1-3, è principalmente biografica e tratta della turbolenta vita familiare di Osea. Il filo del discorso è difficile da seguire perché la narrazione passa da Osea, che si rivolge alla moglie, a Dio che si rivolge alla nazione e i due argomenti si intrecciano. La seconda parte, cc. 4-14, contiene messaggi, riflessioni, profezie, note per prediche, commenti e previsioni di castighi. Poiché non sono datati, è difficile stabilire se questi messaggi siano stati pronunciati prima o dopo la caduta di Samaria nel 722 a.C. Probabilmente alcuni sono precedenti, altri successivi a tale data.

 

Spunti teologici

Il messaggio di Osea mette in risalto l'instancabile amore di Dio, che continua ad aver cura del suo popolo nonostante tutte le provocazioni immaginabili e possibili. Per Dio non c'era più motivo di continuare ad amare il suo popolo; se lo fece, era solo perché il suo amore è indefettibile. Una commovente immagine di questo amore si trova in 11,1-4. Un secondo tema del libro di Osea è quello dell'iniziativa di Dio nei confronti del suo popolo. La grazia è misericordia offerta a quelli che non la meritano. In questa categoria rientrano tanto Gomer quanto Israele. Terzo, Osea sottolinea la realtà e l'enormità del peccato di Israele. Non sottovalutava il fatto che il comportamento di Gomer e di Israele era decisamente riprovevole e che tale condotta non poteva essere ignorata in nome di un sentimentalismo scambiato per amore. Il vero amore si rende conto di ciò che è realmente in questione e chiama le cose per nome. Ciò che Israele e Gomer facevano era peccato e alla fine li avrebbe portati alla rovina. Quarto, lo sbaglio fondamentale di Israele consisteva nell'avere abbandonato la conoscenza di dio (4,6). In questo contesto conoscenza significa «capire, non un semplice ricordo di fatti. Israele era molto lontano dal capire Dio, come Gomer era lontana dal capire Osea. Quinto, il rinnovamento deve essere preceduto dal pentimento. Dio chiedeva a Israele di riconoscere il suo peccato e di far ritorno a lui.

 

 

Schema

1. Vita di Osea come profezia      

1,1-3,5

2. Messaggio di giudizio su Israele

4,1-13,15

3. Promessa di benedizione a patto che Israele si penta     

14,1-10

 

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   Gioele

 

Autore: Gioele

Data: probabilmente 8° secolo a.C.

 

Contenuto

Del profeta Gioele si sa soltanto che era figlio di Petuel, che probabilmente visse a Gerusalemme e che predicò nel regno meridionale di Giuda. La sua opera è stata considerata da alcuni il primo libro profetico, da altri l'ultimo, da altri ancora di un'epoca di mezzo. Stilisticamente il libro presenta un ritmo regolare con frasi opportunamente bilanciate, che ne fanno una delle opere più eleganti dell'Antico Testamento.

La sua profezia è permeata da un'atmosfera di incombente disastro. Le principali nazioni del mondo contemporaneo, Babilonia e Assiria, non sono nominate, per cui Gioele ci lascia in sospeso riguardo a chi si riferisse quando parlava di giudizio imminente. La regione era appena stata devastata da un'invasione di cavallette, da cui Gioele trasse lo spunto per la sua visione di un imminente castigo. Il libro infatti inizia con il suono di un potente esercito di insetti che distrugge ogni traccia di vegetazione.

 

Spunti teologici

Partendo dall'esempio dell'invasione delle locuste, Gioele medita sull'imminente ira di Dio. Il suo messaggio è rivolto al regno di Giuda dei suoi giorni, ma poi si spinge oltre a parlare di un giudizio futuro, normalmente associato alla fine del mondo. Questo approccio in due direzioni fornisce allo studioso della Bibbia un ottimo esempio della cosiddetta prospettiva profetica: due avvenimenti futuri, anche se separati tra loro da diversi secoli, sono visti come un esempio singolo; gli eventi sono proiettati sullo schermo assieme e danno l'impressione di essere la stessa cosa. Gioele chiama l'invasione delle locuste « il giorno del Signore» (1,15-2,2; 3,4). Un secondo tema presente in Gioele è che al giudizio seguirà una nuova prosperità (2,21-27; 4,18). Come altri profeti di Israele e di Giuda, Gioele sottolinea che Dio è pronto a perdonare qualora il popolo si penta dei suoi peccati. Dio è misericordioso e tardo all'ira e ricco di benevolenza (2,13). Se il popolo fosse stato disposto a cambiare vita e atteggiamento (« Laceratevi il cuore e non le vesti »), Dio si sarebbe impietosito della loro sventura. Infine, Gioele predisse un'effusione dello Spirito di Dio (3,1-2). L'apostolo Pietro citò questi versetti in riferimento al giorno della Pentecoste (At 2,16-21).

 

 

Schema

1. Piaga delle cavallette e giudizio di Dio

1,1-2,27

2. Il giorno del Signore: benedizione e giudizio

3,1-4,21

 

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    Amos

 

Autore: Amos

Data: 8° secolo a.C.

 

Contenuto

Amos operò durante il regno di Ozia in Giuda (767-739 a.C.) e di Geroboamo II in Israele (782-753 a.C.). Il regno di Israele sarebbe caduto per opera dell'Assiria (722 a.C.) solo 30 anni dopo la predicazione di Amos.

150 anni che precedettero l'attività di Amo; furono un periodo di relativa calma e prosperità sia per Israele che per Giuda. Le rotte commerciali erano state riaperte nella regione, il commercio prosperava, si accumulava ricchezza e prevaleva la pace. Sotto tale apparente prosperità, tuttavia, covava un male nascosto. I poveri erano oppressi, i deboli intimiditi, la giustizia calpestata. La religione era pura apparenza, la corruzione un modo di vita.

In tale situazione si trovò ad operare Amos. Nel senso ristretto del termine, non era un profeta né apparteneva ad alcuna comunità profetica. Dio lo chiamò dalla sua normale occupazione di pastore e agricoltore per richiamare Israele alla legge del Signore. Il fatto di provenire dal sud (Giuda), da un piccolo villaggio (Tekoa) e di non possedere un'istruzione formale rese ulteriormente difficile la sua missione al nord (Israele). Quando fece notare al popolo che Dio dava scarsa importanza alle manifestazioni pietistiche esteriori prive di contenuto morale, fu scacciato dal paese. Per il coraggio dimostrato, Amos è considerato un modello di attaccamento alla propria vocazione in mezzo alle avversità.

 

Spunti teologici

Amos presentò la figura di Dio come dominatore della storia: passata, presente e futura. Dio è giusto, paziente, tollerante, imparziale, dice Amos. Dio offre la sua amicizia al popolo, esigendo in compenso una vita vissuta nella rettitudine. Nel suo libro (costituito essenzialmente da prediche) Amos ricorda i molti doni che Dio ha fatto a Israele e come questi li abbia sistematicamente ignorati. Dio ha scelto Israele come suo popolo prediletto, gli ha dato la legge, gli ha dato un Tempio in cui adorarlo e l'istituzione del sacrificio, ha combattuto le loro battaglie, ha operato miracoli, lo ha guidato attraverso il deserto, gli ha preparato una patria in Canaan, gli ha inviato profeti e altre guide; gli ha dato ricchezze, cibo, vestiario e case; ha fatto prosperare gli affari e il commercio. E gli ha dato la sua parola.

Per tutta risposta Israele ha peccato contro il Signore. Amos cataloga i peccati di cui si è macchiato Israele: crudeltà, genocidio, disonestà, ira, ingordigia, illegalità, perversione sessuale, profanazione dei morti, ricusa dei profeti, violenza, latrocinio, egoismo, ingiustizia, inganno, orgoglio. Egli fa notare che tale comportamento porta all'autodistruzione. Il peccato va contro la volontà di Dio e Dio non è disposto a tollerarlo. Amos porta all'attenzione del popolo il giudizio che verrà: il Signore ruggirà da Sion e il popolo tremerà di paura. Tuttavia, nel bel mezzo di una serie di previsioni dell'ira che si scatenerà, Amos fa notare che Dio piange sui peccati del suo popolo, non trova nessuna soddisfazione nel castigarlo e gli offre il suo perdono, se Israele è disposto a chiederlo. Ma Amos mostra scarsa fiducia nel pentimento di Israele.

Infine Amos fa sapere alla nazione di Israele quali siano le richieste di Dio: non portare altri sacrifici e offerte al Tempio, ma cercare la giustizia, il bene, l'onestà e il benessere per tutto il popolo. La giustizia deve scorrere come un fiume nel suo letto e la rettitudine come un torrente perenne (5,24).

 

 

Schema

1. Oracoli contro le nazioni        

1,1-2,16

2. Tre prediche profetiche         

3,1-6,14

3. Visione di Amos          

7,1-8,8

4. Epilogo

8,9-9,15

 

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    Abdia

 

Autore: Abdia

Data: 6° secolo a.C.

 

Contenuto

Con il più breve libro dell'Antico Testamento, Abdia parla dei rapporti tra Giuda e il suo confinante al sud, Edom. Egli predice la caduta di Edom a causa del suo atteggiamento disumano nei confronti di Giuda. Il fatto che i due popoli fossero imparentati è molto importante per la comprensione del libro. Esaù, dal quale discendevano gli Edomiti, era fratello di Giacobbe, capostipite degli Israeliti. Esaù per diritto avrebbe dovuto ereditare la benedizione del padre Isacco, se non avesse ceduto la primogenitura per un piatto di lenticchie; Giacobbe quindi riuscì, pur con l'inganno, a strappare la benedizione al padre. Per la sua rinuncia alla primogenitura, Esaù divenne per i Giudei il simbolo di una persona profana che non sa apprezzare i valori spirituali.

I discendenti di Giuda si erano stabiliti poco più a nord dell'insediamento dei discendenti di Esaù e tra i due popoli i rapporti erano piuttosto tesi. Gli scontri di frontiera erano frequenti, e normalmente Giuda aveva la meglio. Le due principali città di Edom erano Sela e Bozra. La città di Teman, menzionata da Abdia, si trovava nella parte meridionale di Edom. A volte l'intero paese di Edom è chiamato Monte Esaù, in contrasto con il Monte Sion che sta per Gerusalemme o l'intero Giuda.

All'arrivo dell'esercito babilonese, Edom intuì la possibilità di una rivincita. Gli Edomiti seguirono i Babilonesi, lasciando a questi ultimi il compito di combattere le battaglie più decisive, poi razziarono tutto ciò che poterono. Questo comportamento attirò sugli Edomiti il disprezzo dei profeti e il castigo di Dio. Edom era destinato a cadere, disse Abdia. La profezia si avverò nel 312 a.C. Le due nazioni quindi caddero per i loro peccati. Giuda tuttavia avrebbe imparato la lezione e sarebbe tornato per ricominciare da capo. Edom invece sarebbe rimasto per sempre un cumulo di macerie.

 

Spunti teologici

Il messaggio di Abdia è semplice. Edom sarebbe stato distrutto per la sua indifferenza, per la sua codardia, per il suo orgoglio: come tutti coloro che osano provocare Dio.

 

 

Schema

1. Profezia contro Edom 

1,1-14

2. Il giorno del Signore e benedizione su Giuda

1,15-21

 

[tratto da : "Guida allo studio della Bibbia" a cura di Walter A. Elwell - Ed. Elle Di Ci - 1997]

 

 

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