Parrocchia
di S. Ambrogio in Mignanego (GE) |
Introduzione
alla Bibbia / 19 |
i libri della Bibbia : lettere di S. Paolo / 1 |
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Romani Autore: Paolo Data: c. 58
d.C. Contenuto La lettera ai Romani è uno dei più
importanti libri del Nuovo Testamento, con una accurata impostazione e densa di
contenuto teologico. Evidentemente l'apostolo Paolo pensava spesso a Roma, la
grande città del mondo antico, e anche se non aveva mai avuto l'occasione di
visitarla come avrebbe desiderato, voleva tuttavia spiegare ai Romani la
natura del movimento cristiano. Nel suo scritto traccia un'ampia panoramica
della storia e del pensiero dai tempi di Adamo alla fine del mondo. Spunti
teologici Paolo crede fermamente che Dio ha
creato il mondo e í primi esseri umani quali capostipiti di tutta l'umanità.
Da Adamo discende la razza umana, purtroppo non perfetta, bensì soggetta al
peccato e alla morte. Il peccato e la morte sono anche la nostra sorte, il
che dimostra che siamo veramente figli di tale padre. IL peccato ha
trasformato il mondo in un luogo dove è difficile vivere. Molti sono caduti
estremamente in basso, preferendo al culto di Dio l'adorazione di animali,
serpenti e altri idoli. Indubbiamente Paolo stava pensando a ciò che aveva
constatato in molte città che aveva visitato, dove tali deviazioni erano all'ordine
del giorno. Alcuni non solo avevano stravolto il concetto di culto, ma
avevano profanato le relazioni umane cedendo a passioni violente e
innominabili nei rapporti reciproci. Paolo vede in ciò essenzialmente
un'ingratitudine verso Dio, che ci ha creati per la gloria e la virtù. Alla
gloria di Dio noi preferiamo il degradante abuso del prossimo e del creato.
Non tutti sono caduti tanto in basso, ma tutti siamo peccatori. Paolo
sintetizza questo concetto nelle parole: «Tutti hanno peccato e sono privi
della gloria di Dio, (3,23). Nonostante la nostra disperata
situazione, Dio non ci ha abbandonati. Sono evidenti due concetti. Primo, Dio
può essere ancora conosciuto dall'uomo nonostante i suoi peccati; egli non ha
sospeso il suo dialogo con noi. Ci sono le prove della presenza di Dio nel
creato, e c'è la legge scritta nel nostro cuore che ci parla di realtà
superiori. Secondo, Dio ha fatto per noi ciò che sembrerebbe impossibile: ci
ha messo a disposizione la salvezza in Cristo. Gesù è morto per noi, che non
lo meritavamo, per poterci ricondurre a Dio, il tutto senza compromessi da
parte di Dio. Per poter beneficiare dì questa
salvezza che ci viene offerta, noi non dobbiamo fare altro che accettarla.
Paolo quindi afferma che il Vangelo è la potenza di Dio che opera la salvezza
di chiunque creda in lui (1,16). A chi crede in ciò che Dio ha fatto in
Cristo, «la sua fede gli viene accreditata come giustizia (4,5). Se
confessiamo che Gesù è il nostro Signore e crediamo che Dio lo ha risuscitato
dai morti, saremo salvi (10,9-10). Paolo è fermamente convinto di ciò poiché
prima, quando era un Giudeo praticante, aveva cercato la salvezza senza
peraltro riuscire a ottenerla. Martin Lutero, molti secoli dopo, sperimentò
la stessa cosa quando cercava di guadagnarsi la salvezza seguendo una regola
monastica. Le regole, siano esse ebraiche, pagane o cristiane, non possono
salvare: Dio solo salva. A queste riflessioni Paolo fa seguire
un'ampia discussione sui benefici della vita cristiana e sul modo di viverla.
I benefici sono descritti in dettaglio nel capitolo 8 e si possono
sintetizzare in due punti. Primo, Dio non cessa mai di amarci. Niente di ciò
che esiste in tutto il creato può separarci dal suo creatore e amministratore
(8,37-39). Secondo, Dio è in grado di operare per il nostro bene in tutte le
cose (8,28). Non è possibile spiegare esattamente in che modo Dio lo faccia,
ma poiché egli è Dio, lo può fare, e noi ci rendiamo conto di ciò che fa
quando siamo disposti a fidarci di lui. Segue anche un'ampia discussione sul
modo di vivere in pratica la nostra fede cristiana (cc. 12-15). Una parte importante della lettera ai
Romani è riservata al rapporto esistente tra Israele e la Chiesa (cc. 9-11).
Paolo cerca di dimostrare che Dio è sempre stato operante nella storia in
generale, ma in particolare in quella di Israele. A chi chiede perché Dio
abbia voluto scegliersi un popolo particolare, Paolo risponde che questo è un
problema solo in apparenza. In realtà, solo i credenti tra il popolo ebraico
erano il vero Israele, e i credenti in Gesù ora sono un'estensione
dell'Israele spirituale. Ma ciò non significa che Israele come nazione sia
stato irrimediabilmente scartato. in qualche modo misterioso, quando tutti i
popoli avranno aderito alla fede, alla fine anche Israele sarà salvo
(11,25-26). La lettera ai Romani è nel contempo un
trattato teologico e una guida pratica per i credenti. Approfondire i suoi
segreti significa imparare l'essenza del vivere cristiano.
1 Corinzi Autore: Paolo Data: c. 56
d.C. Contenuto Paolo visitò Corinto nel suo secondo
viaggio missionario (vedi la mappa a p. 270) e vi si fermò qualche tempo per stabilire
una comunità cristiana. Era un compito difficile, non solo a causa
dell'opposizione ma anche per la diffusa immoralità che vi trovò. Corinto era
notoriamente conosciuta nell'antichità per la sua depravazione. Come porto di
mare, attirava ogni genere di persone che facevano quel che volevano,
partivano senza rendere conto a nessuno e si lasciavano alle spalle miseria e
abbandono. I convertiti al cristianesimo in tale ambiente dovevano diventare
nuove creature in Cristo. Ma sfortunatamente molti di loro si portavano
dietro le vecchie abitudini. Spunti
teologici È importante tener presente che,
diventando credenti, non ci trasformiamo automaticamente e all'istante in
qualcosa di completamente diverso da ciò che eravamo prima. Diventiamo nuove
creature, ma abbiamo bisogno di «crescere in grazia» con il potere datoci da
Dio. È la potenza di Dio che fa la differenza, e la potenza di Dio l'abbiamo
a disposizione a patto che siamo disposti a utilizzarla. Tra i cristiani di
Corinto, alcuni erano disposti in tal senso, ma molti altri non lo erano. Buona parte di questa lettera è
costituita dalle risposte di Paolo alle domande postegli dai rappresentanti
della comunità di Corinto. Trattano tutta una serie di problemi sia teologici
che pratici. Per prima cosa Paolo parla del rapporto tra fede e vita
mostrando che la fede è l'essenza della vita cristiana. Ad alcuni può
sembrare poco importante, ma in realtà è l'unico modo di vivere una vita
gradita a Dio. Paolo quindi prosegue mostrando come ciò si possa attuare in
pratica e la ricompensa che ne avremo. In una descrizione metaforica del
giudizio (3,10-15), Paolo mostra che alcune delle nostre azioni non
passeranno l'esame. Ma alcune passeranno, e queste brilleranno per sempre
come pietre preziose. IL capitolo 4 inizia con un importante richiamo: Paolo
dice che i cristiani non devono giudicare. Non dobbiamo giudicarci l'un
l'altro: solo Dio può giudicare. Paolo quindi affronta una serie di problemi
pratici: questioni legali e personali, immoralità, problemi matrimoniali,
mangiare cibi che sono stati offerti in sacrificio agli idoli, libertà
personale; poi ancora l'ultima cena del Signore, i doni spirituali e la
dottrina sulla risurrezione. Particolare importanza riveste ciò che
Paolo dice a proposito dei doni spirituali. A questo argomento dedica tre
capitoli (cc. 12-14), spiegando come i doni debbano essere esercitati. Si
tratta di un elenco parziale dei doni che lo Spirito distribuisce tra i
credenti, i quali devono usarli in modo costruttivo. Paolo mette l'accento sul
principio che deve motivare l'uso di tutto ciò che riceviamo da Dio: l'amore
(c.13). Se anche possedessimo tutta l'intelligenza o la forza del mondo, ma
non avessimo amore, non ci gioverebbe a nulla. La discussione sulla risurrezione è
altrettanto importante (c.15). Non è solo ai nostri giorni che la gente è
incline a dubitare della verità della risurrezione di Gesù dai morti; la
stessa tendenza era diffusa anche ai tempi di Paolo. Perciò ritiene
necessario difendere la verità della risurrezione corporea di Gesù: è il
fondamento della fede cristiana! E in questa fede abbiamo la speranza di vita
eterna. Paolo termina la lettera con una serie
di saluti e con l'esortazione a dare un contributo materiale alla chiesa di
Gerusalemme. Questo può sembrare poca cosa, ma per lui era molto importante.
Paolo vuole che i primi cristiani riconoscano la dipendenza l'uno dall'altro.
IL Vangelo è arrivato a Corinto da Gerusalemme ed è beneficio spirituale per
i Corinzi. Essi a loro volta devono assumersi qualche responsabilità nei
confronti dei fratelli bisognosi dai quali il messaggio è partito. In tal
modo i due gruppi riconoscono l'unità che li lega in Cristo. Se questo
spirito fosse maggiormente operante oggi, avremmo certamente meno problemi.
2 Corinzi Autore: Paolo Data: c. 57
d.C. Contenuto La seconda lettera dell'apostolo Paolo
ai Corinzi segue a breve distanza la prima. Aveva avuto notizie da Corinto
dell'accoglienza riservata alla sua prima lettera e risponde a tono. Questa è
forse la lettera più personale ed emotiva scritta da Paolo. La prima cosa che vuole mettere in
chiaro è la sua autorità apostolica sulla chiesa di Corinto. Alcuni stavano
minando la sua autorità; altri brigavano per introdurre divisioni nella
chiesa. Paolo dichiara di non aver nessun interesse personale nel predicare
il Vangelo a Corinto; lo faceva soltanto per il loro bene. Non solo, ma lo
faceva anche a costo di grande sacrificio personale; ed elenca alcune delle
sofferenze che aveva dovuto patire (6,3-10; 11,23-29), compresi i
maltrattamenti e la prigione. Se ora ribadisce la sua autorità, non lo fa per
se stesso ma per il loro bene. Hanno bisogno di qualcuno che li guidi dalle
tenebre alla luce. Per quanto riguarda coloro che fomentano divisioni nella
chiesa, un semplice sguardo ai risultati basta a dimostrare che sono sulla
strada sbagliata. Risse e discordie non sono mai il risultato dell'opera
dello Spirito di Dio, ma solo di persone egoiste. Spunti
teologici Paolo dà particolare enfasi alla morte
di Cristo per noi e alla gloria della salvezza. La nostra condizione
disperata ha indotto Dio a mandare il suo Figlio a salvarci. È stato l'amore
che ha mosso Dio a venirci in aiuto e che ha ispirato Paolo a predicare il
Vangelo (5,14). L'opera compiuta da Cristo sulla croce ha segnato una svolta
per il mondo. Egli non è morto semplicemente per darci un esempio di
dedizione a una causa, ma per riconciliare il mondo con Dio. Noi ci eravamo
perduti nell'errore e nel peccato. Occorreva un intervento drastico per
ricondurci a Dio, e tale intervento è stato compiuto da Gesù che è morto per
i nostri peccati (5,19). Ora, se noi crediamo in lui, possiamo entrare a far
parte della nuova creazione, rinnovata in Cristo (5,17). L'offerta è stata
lanciata; il momento giusto per accettarla è quello in cui viene compresa e
recepita; dopo potrebbe essere troppo tardi (6,1-2). Buona parte di questa lettera spiega
come vivere la vita cristiana. Questi spunti non sono raccolti in un unico
passo, come in altre lettere di Paolo, ma si trovano sparsi qua e là in tutta
la lettera. Paolo accenna ancora alle irregolarità sessuali e alla necessità
di mettere noi stessi a completa disposizione di Dio, il che equivale a
metterci a disposizione solo della nostra controparte nel matrimonio. IL
nostro corpo infatti è il tempio dello Spirito Santo e non deve essere
profanato (6,14-7,1). Inoltre abbiamo il dovere di provvedere a coloro che
lavorano per noi. Nella lettera precedente Paolo ha usato l'esempio del bue
che trebbia il grano e ha bisogno di sostentamento per poter continuare il
suo lavoro. Se Dio si prende cura dei buoi, perché
non dovrebbe aver cura degli esseri umani che lavorano per il bene degli
altri? Infine Paolo parla di alcune delle sue
difficoltà personali. In un altro passo (Gal 4,1215) accenna a una malattia
fisica; qui si sofferma più a lungo dicendo di aver pregato con insistenza
Dio di esserne liberato, senza peraltro ottenere tale grazia (12,1-10). In
compenso ha ricevuto qualcosa di più importante: un incontro con Dio che gli
ha dato forza. Ha imparato a realizzarsi attraverso la sofferenza anziché
scansandola e vivendo esente da essa. C'è un profondo mistero in questo, ma
possiamo spesso constatare che quando siamo disposti ad accettare la nostra
croce, qualunque essa sia, diventiamo più maturi e capaci di superare le
avversità. Paolo ha imparato che la nostra debolezza offre a Dio l'occasione
di manifestare la sua potenza. Schema 1. Saluti 1,1-11 2. Appello di Paolo ai Corinzi 1,12-3,18 3. Carattere del ministero di Paolo
4,1-7,16 4. Responsabilità verso quelli che
servono gli altri 8,1-9,15 5. Difesa del suo apostolato e
osservazioni conclusive 10,1-13,13 Galati Autore: Paolo Data: c. 48
d.C. Contenuto La lettera ai Galati è secondo alcuni
la prima scritta dall'apostolo Paolo, che aveva visitato le chiese della Galazia
in uno dei suoi viaggi missionari descritti da Luca negli Atti degli Apostoli
(cc. 13-14). (Vedi la mappa a p. 269). Le città principali dove Paolo aveva
predicato erano Antiochia, Listra, Iconio e Derbe, tutti importanti centri
commerciali. Egli riteneva utilissimo predicare il Vangelo in tali punti
strategici, perché si incontravano viaggiatori che potevano diffonderlo in
altri paesi. L'accoglienza riservata a Paolo in queste città, tuttavia, non
fu delle migliori, I Giudei dapprima lo ascoltarono perché anch'egli era
giudeo, ma il loro atteggiamento mutò ben presto quando Paolo cominciò a
presentare Gesù come il Messia; e i Gentili da parte loro si mostrarono
ostili quando egli contestò il loro paganesimo. A Listra Paolo fu
violentemente preso a sassate e lasciato per morto. Nonostante ciò, alcuni
credettero e costituirono il primo nucleo della chiesa nella regione della
Galazia. Ben presto sorse un serio problema,
che fornì l'occasione per questa lettera. Erano giunti in Galazia alcuni
fanatici cristiani di origine ebraica a minare l'autorità di Paolo. Essi
sostenevano che i pagani non potevano diventare perfetti cristiani se non
venivano circoncisi secondo il costume ebraico, Sostenevano che Paolo era
arrogante, bugiardo, che non aveva detto ai Galati tutta la verità, che era
debole, ammalato e vigliacco. La fiducia dei Galati in Paolo subì una forte
scossa ed essi cominciavano a esitare nell'accettazione della sua
predicazione. Queste furono le circostanze che indussero Paolo a scrivere la
lettera ai Galati. Spunti
teologici IL tema centrale della lettera ai
Galati è che l'uomo è salvato dalla sola fede; essere salvato significa
essere libero. La salvezza per mezzo della sola fede è la sostanza del
Vangelo. Per dimostrare la sua tesi Paolo cita Abramo che fu salvato grazie
alla sua fede (esempio appropriato perché i Giudei consideravano Abramo come
il padre della loro nazione). Questo è il modo in cui Dio ha stabilito la
salvezza per l'umanità. Gesù è morto perché noi non fossimo costretti a guadagnarci
la nostra salvezza, che del resto non avremmo potuto ottenere anche se lo
avessimo voluto. Negare la possibilità di essere salvati per mezzo della fede
è negare Dio stesso. Quando una persona crede, quella
persona diventa libera: libera dalla condanna per il peccato, dalle regole
inutili, dalla legge, dalle potenze del male, da se stessi, È un messaggio
che spalanca la porta a un senso di vita e di gioia. Dalla porta entra lo
Spirito Santo, che arreca « amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà,
fedeltà, mitezza, dominio di sé» (5,22-23). La persona può quindi vivere per
gli altri, amandoli e portando i loro fardelli. La libertà di essere ciò che
Dio vuole e di servire gli altri è la sostanza della vita cristiana. Paolo sostiene la tesi che siamo
salvati e resi liberi per mezzo della fede con una elaborata argomentazione.
Egli afferma che in qualità di apostolo può parlare con autorità, che il Gesù
risorto gli ha svelato la verità, che ha l'appoggio degli altri apostoli in
Gerusalemme, che il contenuto della sua predicazione è fondato nell'Antico
Testamento, che lo Spirito Santo conferma la verità del suo messaggio
operando miracoli e infine che il suo vangelo opera per e nella vita. Chi non
è d'accordo con lui si chieda se non stia lottando contro Dio. L'uomo
raccoglie ciò che ha seminato. Una vita di fede porta la vita; una vita di
egoismo e di male porta la morte. La scelta è una partita aperta: Paolo ci
invita a scegliere la vita.
1 Tessalonicesi Autore: Paolo Data: c. 50-51
d.C. Contenuto Paolo scrisse questa lettera ai Tessalonicesi
da Corinto, poco dopo il suo soggiorno a Tessalonica, nel suo secondo viaggio
missionario (vedi la mappa a p. 270). Si erano verificati diversi episodi di
persecuzione dei credenti già durante il soggiorno di Paolo. Sembra che un
gruppo di uomini violenti si fossero presi l'incarico di distruggere il nuovo
movimento cristiano. In realtà ne erano allarmati, temendo che potesse
interferire con il loro pessimo modo di vita. Accade spesso che l'opposizione
sia basata sulla paura e l'incomprensione anziché sulla ragione. Se avessero
riflettuto, si sarebbero convinti che l'arrivo del cristianesimo sarebbe
stato a tutto vantaggio per loro e per la città. Comunque Paolo era partito,
scacciato da Tessalonica, ed era andato a Corinto. Da qui dopo qualche tempo
inviò Timoteo a Tessalonica a vedere come stavano le cose. Rassicurato poi
che la situazione si era tranquillizzata, scrisse questa lettera con la quale
ringrazia la comunità per il modo in cui hanno accettato il suo messaggio,
quindi passa a chiarire alcuni punti di dottrina che avevano suscitato
perplessità. Spunti
teologici Paolo inizia la lettera ringraziando
la chiesa per la sua operosità e per la testimonianza che offre. Ciò che sta
facendo la comunità di Tessalonica è noto anche in altri luoghi ed è un buon
esempio che può essere seguito da altri. In questo seguono l'esempio di
Paolo, che a sua volta segue il Signore. Egli si rende conto di come sia
difficile rimanere fedeli, specialmente in mezzo alle persecuzioni, e
ringrazia sinceramente Dio per il modo in cui la comunità tiene fede al suo
impegno. Paolo ricorda ai credenti che Gesù non solo ci ha liberati dal
peccato ma che, al suo ritorno, ci libererà da qualsiasi male. Quindi amplia questo tema parlando di
se stesso e del suo ministero. Anch'egli è stato perseguitato, e perciò
comprende molto bene la situazione in cui si trovano i suoi lettori. Altri
ancora hanno sofferto per Cristo, particolarmente i credenti che abitano in
Giudea (la terra di Israele). Per loro non è mai stato facile essere
cristiani, e Paolo vuole fare i nuovi credenti partecipi della sua fiducia
nel successo finale. Quindi usa toni molto personali, paragonando la sua cura
per la comunità a quella che una nutrice o un padre ha per i suoi figli.
Tutto questo ha lo scopo pratico di aiutare i Tessalonicesi a vivere una vita
migliore. Era sorto un problema particolare
riguardo al matrimonio e alla santità personale, perciò Paolo tratta
espressamente l'argomento. IL mondo antico era notoriamente rilassato in
questo campo, creando gravi difficoltà per coloro che cercavano di
comportarsi bene moralmente. Con la grazia e la forza di Dio, dice Paolo,
sarete in grado di superare tutte le tentazioni e gli ostacoli che
intralciano la vita cristiana. Nell'ultima parte della sua lettera
Paolo vuole chiarire un equivoco che era sorto riguardo alla seconda venuta
di Gesù. È difficile sapere esattamente di cosa si trattasse, ma
evidentemente il problema presentava due aspetti. Primo, alcuni erravano
riguardo a chi avrebbe beneficiato del ritorno di Cristo, ritenendo che
sarebbero stati interessati solo i viventi, mentre quelli che erano morti
prima del ritorno di Gesù sarebbero stati svantaggiati. Secondo, altri si
chiedevano quando sarebbe ritornato ed erano talmente ansiosi da cessare ogni
attività, diventando in tal modo un peso per l'intera comunità. Paolo
chiarisce i due problemi insistendo sul fatto del ritorno di Cristo e di ciò
che può significare per noi. È certo che la seconda venuta porrà fine a
questa era, portando conforto ai credenti e il giudizio sui non credenti. Nel
frattempo dobbiamo vivere nell'aspettativa, nella gioia e nel coraggio in
attesa della sua prossima venuta.
2 Tessaionicesi Autore: Paolo Data: c. 51
d.C. Contenuto Dopo aver scritto una prima lettera ai
Tessalonicesi, Paolo fu informato che nella chiesa c'era ancora confusione
riguardo alla dottrina della seconda venuta di Cristo. Sembra che
circolassero voci che attribuivano l'equivoco allo stesso Paolo. Inoltre,
alcuni erano talmente convinti dell'imminenza della venuta di Cristo che non
ritenevano più necessario provvedere a se stessi e alla propria famiglia.
Perché lavorare se Cristo porrà presto fine a tutto? Per trattare questi temi
e per incoraggiare i credenti di Tessalonica, Paolo scrive questa seconda
lettera probabilmente a pochi mesi di distanza dalla prima. Spunti
teologici Paolo inizia la lettera con parole di
incoraggiamento ai Tessalonicesi che sono perseguitati. Ricorda loro che sono
stati chiamati ad essere degni del regno di Dio per il quale adesso hanno da
soffrire. Se riescono a resistere, Cristo al suo ritorno porterà loro
conforto, mentre i loro persecutori sperimenteranno la pesante mano del
giudizio di Dio. Nel giorno del suo ritorno Cristo sarà glorificato in mezzo
ai suoi santi e bandirà dalla sua presenza tutti quelli che non hanno
accettato il Vangelo (1,5-12). Paolo quindi prosegue affermando che
la venuta di Cristo non si verificherà senza essere preceduta da alcuni segni
premonitori. È un errore pensare che la seconda venuta possa verificarsi al
di fuori del resto del piano di Dio. IL ritorno di Cristo dovrà essere
preceduto da una defezione generale (apostasia) e dovrà essere smascherato «
l'uomo iniquo, normalmente chiamato Anticristo, con tutte le sue trame di
dominio universale. L'Anticristo in spirito è già al lavoro, ma prima che
possa venire la fine si dovrà rendere manifesto. Accadute queste cose, il
Signore Gesù ritornerà a distruggerlo (2,8). Paolo conclude questa spiegazione con
esortazioni etiche di carattere pratico. La dottrina della venuta di Cristo
non deve renderci pigri, arroganti o immorali, ma piuttosto operosi, umili e
puri. Non dobbiamo mai stancarci di fare il bene (3,6-13).
[tratto da : "Guida allo studio
della Bibbia" a cura di Walter A. Elwell - Ed. Elle Di Ci - 1997] |