Parrocchia
di S. Ambrogio in Mignanego (GE) |
Introduzione
alla Bibbia / 20 |
i libri della Bibbia : lettere di S. Paolo / 2 |
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Efesini Autore: Paolo Data: c. 61-63
d.C. Contenuto La città di Efeso, una delle metropoli
dell'antichità, si trovava sulla costa occidentale dell'Asia Minore, l'attuale
Turchia. Ora ha perso tutta la sua importanza, essendo stata ridotta a un
cumulo di magnifiche rovine, oggetto di scavi archeologici da parte di
numerose organizzazioni di tutto il mondo. Dato che le strade principali e
alcuni edifici, templi, case e l'anfiteatro sono ancora relativamente ben
conservati, ci si può fare un'idea di cosa volesse dire abitare in quella
città al tempo degli antichi Romani semplicemente passeggiando tra gli
straordinari resti di una civiltà tramontata. Paolo visitò Efeso durante il suo
secondo viaggio missionario e vi lasciò Aquila e sua moglie Priscilla a
continuare il suo ministero (At 18,18-19). Questi devono avere svolto
un'efficace attività, perché quando Paolo tornò ad Efeso per soggiornarvi tre
anni, trovò una comunità cristiana bene avviata. Paolo fu poi costretto a
lasciare la città in seguito a un grave tumulto popolare causato dalla
perdita di introiti per il tempio locale di Artemide (Diana), attribuita alla
predicazione di Paolo contro gli idoli. Il tempio, uno degli stupendi
monumenti dell'antichità, era infatti una cospicua fonte di reddito per la
città, alimentata dai cultori di Artemide. In Atti 20,17-38 è riportato un
commovente discorso di Paolo in cui egli incoraggia gli anziani della chiesa
di Efeso a stare saldi nelle vie del Signore. IL discorso costituisce anche
un bel ritratto di Paolo nella sua veste di missionario e del suo amore per
la Chiesa. Paolo scrisse la sua lettera agli
Efesini verso la fine della sua vita, quando era prigioniero a Roma. È
importante cogliere la serenità e il senso di pace che traspirano dalla
lettera. IL senso di calma gli viene infuso dalla presenza del Signore,
nonostante l'avversità delle circostanze. Lo scritto probabilmente era inteso
come lettera circolare da leggere nelle varie chiese per l'istruzione e
l'edificazione dei credenti. Spunti
teologici La lettera agli Efesini contiene
numerosi temi teologici, principalmente sulla natura della salvezza e della
vita cristiana. Nel primo capitolo viene sottolineato il carattere universale
della salvezza. Paolo parla dell'eterno progetto di Dio: il Dio pianifica,
attua, sostiene e dirige la nostra salvezza. L'unica ragione addotta per
spiegare la chiamata selettiva di Dio alla salvezza è il suo amore. Dal
profondo del suo essere Dio ha riversato compassione e grazia che hanno
operato la salvezza di coloro che credono. Questo tema è ripreso nel capitolo
2, dove viene allargato in modo da spiegare perché Giudeo e Gentile siano ora
un'unica entità in Cristo. Nessuna barriera deve frapporsi tra gli uomini:
tutti sono uguali agli occhi di Dio. L'amore non ammette discriminazioni ma
benedice senza pregiudizi l'oggetto del suo affetto. IL capitolo 3 prosegue
con un'enfasi particolare sul vangelo di Paolo e come esso si raccordi con il
mistero complessivo di Dio. Le ricchezze di Cristo, che sono insondabili,
sono messe a nostra disposizione; basta che noi allunghiamo la mano e le
prendiamo. Quando il credente fa così, entra nell'ambito dell'amore di Cristo
con una conoscenza che va al di là delle parole e di qualsiasi esperienza. È
sufficiente la conoscenza. I capitoli 4-6 contengono insegnamenti circa la
vita cristiana. Paolo parla del matrimonio, della famiglia, delle tentazioni,
dell'ira, del servizio e dei conflitti di ordine spirituale. In tutto ciò la
soluzione è data dal conoscere Cristo sempre meglio nell'esperienza pratica.
La preghiera diventa l'arma che ci permette di riportare vittorie sul
peccato, sul male, su Satana e sulle nostre stesse deviazioni.
Filippesi Autore: Paolo Data: c. 60 o
61 d.C. Contenuto Paolo scrisse la lettera ai Filippesi
mentre era in prigione a Roma. Aveva visitato Filippi durante il suo secondo
viaggio missionario descritto in Atti 16,11-40 (vedi la mappa a p. 270). Era
stato ricevuto abbastanza bene in città e tutto andò per il meglio, fino a
quando non scacciò il demonio da una giovane schiava che rendeva ricco il suo
padrone predicendo il futuro. Allora Paolo e il suo compagno Sila furono
malmenati, bastonati e gettati in prigione, ma un terremoto spalancò le porte
della prigione. Spunti
teologici La lettera che Paolo scrisse ai suoi
amici di Filippi è una delle più personali del Nuovo Testamento. Non inizia
con la solita affermazione della sua autorità (Paolo, apostolo...),
preferendo invece l'espressione: « Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù ».
IL tema della lettera è un invito a gioire nel Signore. Per almeno otto volte
Paolo ripete che dobbiamo gioire nel Signore nonostante le circostanze
avverse (1,18; 2,17; 2,18; 2,28; 3,1; 4,4). Occorre tenere presente che
mentre scriveva queste esortazioni Paolo era in prigione, con scarsa speranza
di essere liberato, praticamente solo, stanco per la predicazione del
Vangelo, senza soldi. Questo rende tanto più ammirevole il suo insistente
invito alla gratitudine e alla gioia che tutti noi dovremmo provare. Poiché
Dio non cambia ed è sempre il nostro amorevole Padre celeste, non abbiamo
motivo di temere. Dio tiene tutto sotto controllo; perciò, sia
nell'abbondanza che nel bisogno, possiamo sempre rallegrarci (4,1-12). Paolo inoltre esprime la certezza che
Dio, che ha iniziato la sua opera in ogni credente, la porterà a termine. Se
dipendesse da noi, la cosa sarebbe molto incerta; ma poiché Dio non ci farà
mai mancare il suo appoggio e non ci spinge mai oltre i nostri limiti, saremo
in grado di vivere la nostra vita in Cristo (1,6). Ciò non significa che
dobbiamo sederci e starcene neghittosi; dobbiamo invece attendere alla nostra
salvezza «con timore e tremore (2,12), protesi verso la meta, verso la
chiamata di Dio a ricevere il premio lassù, in Cristo Gesù (3,14). Un altro
tema svolto da Paolo è quello del paradiso promesso ai credenti dopo la
morte. Paolo non è ossessionato dal pensiero della morte, ma sa che un giorno
o l'altro tutti dobbiamo morire. Per il credente la morte non deve destare
paura (1,21), anzi morire è un guadagno perché ci dà la possibilità di
entrare alla presenza di Gesù che ci ha amati e ha dato se stesso per noi.
Paolo non lo sapeva ancora, ma pochi anni dopo sarebbe morto anch'egli nella
città di Roma. Come modello di vita per i credenti, Paolo propone la vita di
Gesù (2,5-11). Pur essendo nella gloria del Padre, Gesù non ha esitato a
lasciarla per morire sulla croce per tutti coloro che avrebbero creduto in
lui. Per questo un giorno ogni ginocchio si piegherà e ogni lingua proclamerà che Gesù Cristo è il
Signore. IL valore della preghiera è
sottolineato da Paolo come il mezzo per conseguire la vera libertà
dall'ansietà (4,4-7). La pace di Dio verrà data a coloro che offrono se
stessi a Dio in atto di semplice dedizione. Paolo dice di avere rinunciato a
ogni cosa per poter conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione e la
partecipazione alle sue sofferenze e alla sua morte (3,10).
Colossesi Autore: Paolo Data: c. 61-63
d.C. Contenuto Paolo scrisse la lettera ai Colossesi
durante la sua prigionia a Roma. Essa fa parte del gruppo di scritti chiamati
« lettere dalla prigione (assieme a quelle ai Filippesi, agli Efesini e a
Filemone). Non vi sono testimonianze che Paolo abbia visitato Colosse, ma
evidentemente conosceva alcuni che abitavano colà, probabilmente convertiti a
Efeso, una città relativamente vicina, durante il suo terzo viaggio
missionario (vedi la mappa a p. 271). A Efeso Paolo si era fermato per almeno
due anni e mezzo, e Luca dice che tutti gli abitanti dell'Asia (Asia Minore,
dove si trovava Colosse) avevano ascoltato la parola del Signore (A119,10).
La lettera stessa non ha un carattere strettamente personale come altre
lettere di Paolo, il che è comprensibile; tuttavia nomina un corriere
particolare, Epafra, che fa da tramite tra Paolo e la chiesa di Colosse (1,7),
nonché altre persone che conosce (4,10-17). La lettera ai Colossesi si può
dividere in due parti, la prima dottrinale, la seconda di carattere pratico.
È interessante notare che molte delle lettere di Paolo sono impostate in
questo modo, con la parte dottrinale che precede quella pratica:
l'insegnamento corretto è la base indispensabile di una vita corretta. La
dottrina e l'insegnamento, da soli, portano alla ristrettezza di idee e
all'autogiustificazione; la pratica e l'azione, da sole, portano a conflitti
ed errori; i due atteggiamenti uniti, con una corretta dottrina per
fondamento, portano a vivere una vita gradita a Dio, a noi stessi e al
prossimo. Spunti
teologici L'accento più marcato nella parte dottrinale
della lettera è posto sul tema che i teologi chiamano Cristologia, o dottrina
su Cristo. Paolo vuole sottolineare la natura del tutto particolare di Gesù.
Cristo è l'immagine, il riflesso visibile del Dio invisibile. Egli ha
partecipato alla creazione dell'universo e di tutto ciò che esso contiene.
Egli partecipa inoltre a mantenere l'universo in esistenza. Nulla esiste
indipendentemente da Cristo. Cristo è anche il capo e il gestore della
Chiesa. Paolo fa notare che le caratteristiche eterne e divine di Dio, che
altrimenti sarebbero state per sempre nascoste alla nostra conoscenza, sono
state manifestate in Gesù, che è diventato uno di noi. Ma a proposito della
sua venuta sulla terra occorre fare due osservazioni. Prima, Gesù non è venuto nel modo
previsto da molti Ebrei. Egli è venuto a vincere il male in tutte le sue
forme, ma si è manifestato come servo di Dio, disposto a morire. È stata in
realtà la morte di Gesù che ha debellato il male (2,1315). Per coloro che
sono capaci di crederla, la verità è questa. Se siamo disposti a dimenticare
noi stessi e a vivere per Dio e per gli altri, troveremo la vera vita. Gesù
ha mostrato la strada giusta morendo per i nostri peccati e risuscitando.
Filemone Autore: Paolo Data: c. 61
d.C. Contenuto Filemone era un amico dell'apostolo
Paolo e suo collaboratore nel Vangelo; abitava a Colosse e ospitava la chiesa
locale nella sua casa. Era benestante e aveva almeno uno schiavo di nome
Onesimo. Questi era fuggito, ed era giunto fino a Roma, dove fu convertito da
Paolo, che si trovava in prigione. Non è necessario indagare come abbia fatto
a incontrare Paolo: probabilmente, trovandosi solo e senza amici in una città
straniera, andò a cercare l'unica persona che conosceva, Paolo. Questi lo
invita a ritornare dal suo padrone munito di una sua breve lettera, per
chiedere perdono ed essere ripreso. Paolo si augura che Onesimo ora gli sia
veramente utile (un gioco di parole, perché Onesimo significa appunto
«utile), anche se un giorno gli fu del tutto inutile (v.11). La lettera è importante per due
motivi. Primo, indica come la predicazione del
Vangelo sia in grado di cambiare la vita di un uomo. Paolo, Filemone,
Onesimo, Appia, Archippo, Timoteo, Epafra, Marco e Aristarco, tutti nominati
nella lettera, erano stati portati a nuova vita in Cristo. Dove sarebbero
rimaste tutte queste persone senza il Signore? Dove saremmo tutti noi senza
il Signore? È facile dimenticare che molti dei grandi santi della Chiesa un
giorno erano pagani e alcuni bestemmiavano e deridevano il nome di Cristo; ma
nella misericordia di Dio sono giunti alla vera conoscenza del Cristo risorto
che li ha salvati dando loro una nuova vita. Secondo, il Vangelo di Cristo pone
implicitamente le basi per un radicale cambiamento sociale. Quando Paolo
dice: «... perché tu lo riavessi per sempre; non più però come schiavo, ma
molto di più che schiavo, come un fratello carissimo (vv.1516), anche i più
radicati pregiudizi umani sono destinati a cadere. In Cristo « non c'è più
Giudeo né Greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna
(Gal3,28; Col 3,11). Tutti sono uguali agli occhi di Dio e agli occhi del
Vangelo. Indubbiamente alcuni sono migliori di altri, ma tutti devono
presentarsi esattamente alla stessa maniera: in umiltà. Tutti sono salvati
per poter servire Dio alla stessa maniera: con un impegno totale verso Dio e
verso il prossimo, indipendentemente dal loro stato.
[tratto da : "Guida allo studio
della Bibbia" a cura di Walter A. Elwell - Ed. Elle Di Ci - 1997] |