Parrocchia
di S. Ambrogio in Mignanego (GE) |
Introduzione
alla Bibbia / 22 |
i libri della Bibbia : lettere cattoliche |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Giacomo Autore: Giacomo Data: c. 57-62
d.C. Contenuto La lettera di Giacomo fu scritta
dall'omonimo apostolo imparentato con Gesù. Evidentemente Giacomo non aveva
capito ciò che Gesù aveva detto sulla sua risurrezione mentre era in vita, ma
in seguito divenne uno dei suoi più ferventi seguaci. Fu capo della chiesa di
Gerusalemme, apprezzato da tutti, compresi i Giudei che avversavano il
cristianesimo. Secondo la tradizione, Giacomo era soprannominato «ginocchio
di cammello a causa dei calli che aveva sulle ginocchia per il tempo passato
in preghiera, gesto grandemente apprezzato e rispettato dagli antichi Giudei
quale segno di spiritualità. Nel suo stile Giacomo richiama Gesù e
il discorso della montagna. Si possono riscontrare somiglianze in una dozzina
di punti e da alcuni accenni si deduce che Giacomo tiene sempre presenti le
parole di Gesù. La lettera ha un carattere pratico, diretto, forte, mirante
alla correzione degli errori e senza compromessi. Leggendola si ha la
sensazione di essere toccati nella coscienza perché molti dei problemi
trattati da Giacomo esistono ancora nella Chiesa di oggi. La lettera ha il
tono della «tradizione sapienziale» che si rifà all'Antico Testamento, in
particolare al libro dei Proverbi. In questa breve omelia sono concentrate
oltre 50 sentenze. Spunti
teologici Giacomo fa il paragone tra la
spiritualità falsa e quella vera, chiamando quest'ultima «religione pura (1,27).
Essa deve venire dal cuore, è comprensiva e si traduce in attività positiva.
La vera spiritualità è una vita di fede in azione. Ascoltare la parola e non
metterla in pratica significa ingannare noi stessi (1,22). La nostra
professione di fede deve essere accompagnata dalla testimonianza di un
cambiamento di vita. Giacomo dedica a questo argomento l'intero capitolo 2. È
facile dire di aver fede, ma la verifica della fede non sta nelle parole
bensì nelle opere. Se qualcuno bussa alla nostra porta chiedendo aiuto, cosa
facciamo? Se diciamo: «Ti faccio i migliori auguri » e gli chiudiamo la porta
in faccia, questo è segno sicuro di mancanza di fede. Se invece gli offriamo
il nostro aiuto, dimostriamo di avere fede. Alcuni si trovano a disagio di
fronte a queste osservazioni perché sembrano contraddire la tesi di Paolo,
dando l'idea che possiamo salvarci per mezzo delle opere buone. Ma teniamo
presente che anche Paolo insiste che la fede deve essere operante (Gal 5,6),
che dobbiamo portare i pesi l'uno dell'altro (Gal 6,2) e che secondo il piano
di Dio coloro che sono salvati nella fede praticano le opere buone (Ef 2,10).
Giacomo, dal canto suo, si rende perfettamente conto che «ogni buon regalo e
ogni dono perfetto» viene da Dio senza che sia guadagnato (1,16-17). Pertanto
non c'è nessuna contraddizione tra le due tesi. Un'altra parte della lettera (c. 3)
parla dei danni che può provocare la lingua. La vera spiritualità sa tenere
la bocca chiusa. Troppa gente vuole essere ascoltata anche quando non ha
niente da dire o le sue parole sono piene di gelosia e di ambizioni. Quando
queste persone aprono la bocca abbonda la discordia, si scatena una tempesta
di male e le sofferenze che ne seguono sono enormi. La vera saggezza è buona,
pacifica e mite (3,13). Come Gesù si è mostrato saggio in mezzo a noi, servo
di tutti, così noi dobbiamo essere saggi. La vera spiritualità è altruista,
generosa, imparziale e paziente (4,1-5,7). Non dobbiamo badare solo a noi
stessi, ma imparare cosa significhi amare in pratica oltre che in teoria.
Infine la vera spiritualità guarda a Dio nella preghiera in tutti gli
avvenimenti della vita. Dio è in grado di aiutarci e apprezza la nostra
preghiera. La preghiera è sempre esaudita da Dio, la cui risposta è sempre
quella giusta, perché egli sa quel che è meglio per noi.
1 Pietro Autore: Pietro Data: c. 64
d.C. Contenuto Assieme a Paolo, Pietro, uno tra i
primi discepoli di Gesù, fu uno dei personaggi-guida nella storia della
Chiesa primitiva. Aveva lasciato i suoi per recarsi ad ascoltare la
predicazione di Giovanni Battista sul Giordano. Poi ritornò a casa sua in
Galilea ad attendere la chiamata di Gesù al ministero attivo. Accompagnò Gesù
durante tutti i tre anni della sua vita attiva e divenne uno degli apostoli
preferiti di Gesù, assieme a Giacomo e Giovanni. Quando nei Vangeli i tre
discepoli sono ricordati insieme, Pietro è sempre nominato per primo a causa
del ruolo preminente che occupava nel gruppo. Gesù lo scelse tra tutti per
edificare su di lui la sua Chiesa (Mt 16,16-19). La Chiesa in realtà, è
fondata su Cristo (1 Cor 3,11), ma fu Pietro che predicò nella festa di
Pentecoste, fu lui uno degli strumenti principali della diffusione del
Vangelo, fu lui che apri le porte ai Gentili con la testimonianza resa a
Cornelio, fu lui che appoggiò con la sua autorità le attività della Chiesa
fin dall'inizio. Pietro era chiaramente la roccia sulla quale poggiava lo
sviluppo della Chiesa. Purtroppo non fu sempre la roccia che doveva essere;
il suo diniego di conoscere Gesù prima della crocifissione e il suo
comportamento ad Antiochia (Gal 2,11-14) dimostrano che il suo zelo poteva
avere debolezze. Dopo l'ascensione di Gesù, Pietro esercitò il suo ministero
a Gerusalemme; poi fu costretto a viaggiare e andò a Roma, dove subì il
martirio sotto il regno di Nerone tra il 64 e il 68 d.C. Probabilmente Pietro
scrisse questa lettera durante quel difficile periodo. Spunti
teologici La prima lettera di Pietro contiene
diversi importanti temi teologici. Primo, Pietro vuole che i suoi lettori
riflettano sul valore della salvezza. Abbiamo un'eredità tenuta da parte per noi
in cielo, un'eredità «che non si corrompe, non si macchia e non marcisce
perché è protetta da Dio. Se ci viene richiesto di rinunciare alla nostra
vita terrena, ciò non ha importanza a confronto della gloria che ci aspetta.
Ma anche se non ci è richiesto di morire per la nostra fede, vale comunque la
pena di vivere per raggiungere questa gloria. Secondo, Pietro sottolinea la
necessità di crescere spiritualmente. Quando diventiamo credenti, siamo come
bambini che necessitano di un nutrimento semplice; man mano che cresciamo
abbiamo bisogno di un cibo più sostanzioso. I credenti crescono nutrendosi di
preghiera, di meditazione, della lettura della Parola di Dio e dell'unione
con gli altri. Sarebbe bello poter raggiungere la perfezione istantaneamente,
ma ciò è impossibile. Crescita è sinonimo di sforzo, tempo e pazienza. Terzo, Pietro dedica buona parte della
lettera a parlare della vita cristiana. Dobbiamo renderci conto che il tempo
a nostra disposizione sulla terra è breve: la nostra vita è come l'erba che
presto appassisce. In vista di ciò, dobbiamo star saldi contro il male e
rifiutare di adeguarci alle macchinazioni distruttive del mondo in cui
viviamo. Siamo tentati di diventare come tutti gli altri, ma dobbiamo
resistere alla tentazione. Quando sorgono le persecuzioni, dobbiamo essere
disposti a soffrire, come ha fatto Gesù che ci ha lasciato un esempio da
seguire (2,21-25). Quando Satana ci attacca noi dobbiamo resistergli nella
fede, nella certezza che se rifiutiamo le sue offerte fuggirà da noi (5,8-9).
Dobbiamo affidare tutte le nostre preoccupazioni e ansietà a colui che si
prende cura di noi. Quarto, Pietro quindi riserva alcune
esortazioni specifiche a mariti, mogli, servi e credenti, in qualità di
cittadini. Le sue parole sono incentrate sul concetto dell'impegno nell'amore
vicendevole in vista di una vita migliore per tutti. Infine Pietro si rivolge
in particolare agli anziani. Quelli che sono preposti alla Chiesa devono
rendersi conto che sono sotto l'autorità di Dio; nessuno deve spadroneggiare
sugli altri, poiché siamo tutti sudditi di Dio. Dobbiamo tutti vestirci di
umiltà, perché Dio resiste ai superbi ma dà la sua grazia agli umili.
2 Pietro Autore: Pietro
o un suo discepolo Data: c. 64
d.C. Contenuto Pietro scrisse la sua seconda lettera alla
Chiesa in generale anziché a una chiesa specifica dell'Asia Minore
settentrionale. Alcuni teologi avanzano l'ipotesi che la lettera sia da
attribuire a qualche altro autore, forse un discepolo di Pietro, ma non
esistono prove decisive per poter negare che sia stata scritta da Pietro
stesso. Spunti
teologici La lettera presenta tre temi teologici
fondamentali. Primo, Pietro vuole incoraggiare i credenti a tener fede alla
loro vita cristiana. La potenza divina di Dio ci ha fornito tutto ciò che è
necessario per poter vivere per lui, ma spetta a noi fare uso di questi
aiuti. Pietro afferma che noi siamo effettivamente diventati « partecipi
della natura divina (1,4), Questo probabilmente ha lo stesso significato di
ciò che ha in mente Paolo quando dice che i cristiani sono il corpo di
Cristo. Il modo concreto di valorizzare la potenza di Dio consiste
nell'esercizio delle virtù cristiane: fede, fortezza, conoscenza,
autocontrollo, fermezza, timor di Dio, affetto fraterno e amore. Quando
pratichiamo queste virtù nella nostra vita concreta abbiamo la certezza che
la nostra chiamata e la nostra elezione sono reali. Un secondo tema di questa lettera è la
denuncia di coloro che respingono il Vangelo, i falsi dottori o profeti.
Questi sono descritti con una lunga serie di espressioni che non sono affatto
lusinghiere (2,1-22). Probabilmente Pietro utilizza alcune argomentazioni
polemiche che dovevano essere abbastanza diffuse a quel tempo e che
ritroviamo praticamente nella stessa forma nella lettera di Giuda. IL terzo tema riguarda la seconda
venuta di Cristo. Alcuni cominciavano a stancarsi dell'attesa e si sentivano
derisi dai non credenti. Pietro vuole rassicurare i suoi amici che Gesù
sicuramente tornerà e che alla sua venuta il mondo sarà rinnovato. L'antico ordine
si dissolverà e sarà sostituito da un nuovo cielo e da una nuova terra « nei
quali avrà stabile dimora la giustizia.
1, 2 e 3 Giovanni Autore:
Giovanni Data: c. 90-95
d.C. Contenuto Le tre lettere di Giovanni possono
essere considerate insieme perché sono state scritte nello stesso periodo di
tempo, alla stessa chiesa e dallo stesso autore, l'apostolo Giovanni. Giovanni
era stato uno dei primi seguaci di Gesù, fin dal tempo di Giovanni Battista.
Era un pescatore e aveva un carattere impetuoso tanto da guadagnarsi il
nomignolo di «figlio del tuono. Era profondamente attaccato a Gesù e, assieme
a Pietro e a Giacomo, uno dei suoi amici più intimi. Gesù, già agonizzante
sulla croce, gli chiese di prendersi cura di sua madre Maria, indicando con
ciò la fiducia che aveva in lui. Giovanni documentò la meravigliosa vita di
Gesù nel suo Vangelo, il quarto libro del Nuovo Testamento. Gli anni
trascorsi con Gesù trasformarono il suo carattere da irruente e aggressivo in
sereno e amorevole. Dopo la morte di Gesù, Giovanni trascorse la maggior
parte della sua vita a Efeso, dopo essere stato relegato per un certo periodo
nell'isola di Patmos, dove ebbe le visioni da lui descritte nel libro
dell'Apocalisse. Spunti
teologici Verso la fine del primo secolo erano
sorte false teorie che dovevano essere combattute; una in particolare negava
che Gesù fosse un vero uomo. È interessante notare che il primo errore
cristologico (insegnamento errato sulla persona di Cristo) non fosse una
negazione della sua divinità, ma della sua umanità. Ai nostri giorni si
verifica il caso contrario: molti non hanno esitazione a vedere l'uomo in
Gesù, ma rimangono perplessi all'idea che egli fosse il Dio incarnato.
Giovanni insiste sull'umanità di Gesù. Gesù è stato visto, toccato e
ascoltato; Giovanni stesso lo ha conosciuto intimamente come un essere umano. Nella sua prima lettera, la più lunga
delle tre, Giovanni dedica uno spazio considerevole alla necessità di vivere
una vita cristiana e al modo di attuarla in pratica. Dobbiamo riconoscere il
nostro bisogno della grazia di Dio; osservare i suoi comandamenti; amare il
prossimo; resistere alle lusinghe del mondo, della carne e del demonio;
guardarci dal peccato; verificare le rivendicazioni di chiunque in materia di
verità. Giovanni pone particolare enfasi sull'amore. Dio è amore, e coloro
che amano nel modo giusto conoscono veramente Dio. IL vero amore è liberatore
e guaritore. Dio ha mandato Gesù sulla terra per incarnare e manifestare
questo amore, di modo che noi che crediamo in lui possiamo provare un simile
amore come garanzia del nostro possesso di Dio. Giovanni vuole anche mettere i
cristiani in guardia contro i pericoli che stanno in agguato. Molte realtà
sono contrarie alla vita cristiana. Se ci rendiamo conto di questo fatto, non
ci lasceremo sorprendere impreparati. Conoscere il male significa resistere
al demonio e ai suoi continui assalti per impossessarsi della nostra vita. Infine Giovanni esorta i cristiani ad
avere fiducia in Dio e nella sua opera nella nostra vita. Non dobbiamo
lasciarci prendere dal dubbio, dalla disperazione, dall'ansietà o dalla
paura. Dio ha la situazione in mano e merita la nostra fiducia. Possiamo
stare certi della nostra vita eterna perché siamo certi della bontà di Dio.
La conoscenza di questo fatto deve consentirci di vivere liberamente e
decisamente di fronte all'opposizione. La seconda lettera di Giovanni è indirizzata
a una persona chiamata « Signora eletta. Giovanni le raccomanda due cose.
Prima, l'amore vicendevole nella vita cristiana; senza amore non possiamo
conoscere Dio. Seconda, stiamo saldi nella dottrina ricevuta e guardiamoci
dai falsi dottori che negano la verità. La terza lettera è indirizzata a un
anziano di nome Gaio. È un'esortazione a praticare l'ospitalità, a seguire la
verità, a imitare i buoni esempi e a combattere ciò che è male.
Giuda Autore: Giuda Data: c. 64-70
d.C. Contenuto Giuda, uno dei parenti di Gesù (Mt
13,55), è stato considerato l'autore di questa lettera fin dall'inizio della
storia della Chiesa. In tempi recenti questo è stato messo in dubbio, ma non
esistono prove sufficienti per poter negare l'attribuzione della lettera a
Giuda. Spunti
teologici Questa breve lettera contiene tre
importanti temi teologici. Primo, Giuda mette in guardia i credenti da
persone perverse che cercavano di sfruttare il Vangelo per i loro scopi
personali. Queste persone trovano facile esca nell'apertura e nella sincerità
dei credenti, che esse sfruttano per fini immorali. Giuda esorta a non
credere a chiunque si presenti, ma di accertarsi che la persona sia degna dì
fiducia prima di impegnarsi in qualsiasi modo. Secondo, vuole che i credenti si
rendano conto di avere una responsabilità nei confronti del Vangelo, e devono
difenderlo qualora sia necessario. Questo non significa che devono essere
indebitamente aggressivi, ma che quando si presenta la necessità devono
essere pronti a dichiarare la propria fede con cognizione di causa e con
convinzione. Se non lo fanno, a lungo andare la causa sarà vinta dalle
persone sbagliate. Giuda infine espone una serie di
esortazioni pratiche relative alla vita cristiana. Devono rafforzarsi nella
fede; pregare lo Spirito Santo; vivere nell'amore di Dio; attendere la
manifestazione della misericordia di Gesù; rifuggire dall'immoralità
dilagante nel mondo. Tutto ciò sarà possibile perché Gesù è in grado di
evitare che essi cadano. Egli è il nostro Signore e Salvatore, che possiede
la gloria, il dominio, la maestà e l'autorità di Dio e che è in grado di
proteggerci da tutti i mali.
[tratto da : "Guida allo studio
della Bibbia" a cura di Walter A. Elwell - Ed. Elle Di Ci - 1997] |