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il PADRE NOSTRO / 7

 

NON CI INDURRE IN TENTAZIONE

 

Questa invocazione del « Padre nostro » può suo­nare strana, e rischia di essere malintesa: dobbiamo chiedere a Dio che non ci tenti?

Indubbiamente si tratta di una versione non felice del testo greco, le cui parole sono state tradotte trop­po letteralmente prima in latino, e poi in italiano. È uno dei casi in cui il traduttore rischia di diventare un traditore!

San Giacomo, nella sua lettera, ce ne dà una spie­gazione chiara: « Nessuno quando è tentato dica: "So­no tentato da Dio", perché Dio non può essere tenta­to dal male e non tenta nessuno al male. Ciascuno piuttosto è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce» (Gc 1,13-14).

Gli esegeti hanno scoperto una preghiera ebraica della sera che potrebbe spiegare questa frase del « Pa­dre nostro ». Eccola:

«Non portarmi in potere del peccato,

né in quello della colpa,

e nemmeno nel potere della tentazione o del disprezzo».

 

I

 

Studiamo ora le parole del testo.

La parola «tentazione» (peirasmós) nel greco si­gnifica due cose: tentazione e anche lotta.

Nel greco biblico poi, il verbo «tentare » ha soven­te il significato di provare, saggiare, noi diremmo in linguaggio moderno « fare il test».

San Paolo, per esempio, nella seconda lettera ai Corinzi dice queste strane parole: «Tentate voi stessi se siete nella fede » (13, 15).

La frase è stata tradotta giustamente con: « Esami­nate voi stessi se siete nella fede », cioè « fate il test ». Allora, concludendo, la parola tentazione può avere questi significati: tentazione vera e propria; op­pure lotta; oppure anche prova. Può voler dire: prova­re, saggiare, fare il test.

Allora per dare una spiegazione esatta a questa frase non si può partire dalla parola « tentazione » che è troppo ambigua, bisogna ricorrere al contesto.

Il contesto ci dice che la frase è una implorazione di salvezza. Infatti è un parallelismo con la frase se­guente che chiede la salvezza dal Maligno:

1. non ci indurre in tentazione

2. ma liberaci dal Maligno.

Quindi la preghiera « non ci indurre in tentazione » potrebbe essere spiegata così:

• non lasciarci in balia della prova;

• non abbandonarci quando ci provi;

• soccorri la nostra debolezza quando ci provi.

I più antichi Padri (Tertulliano, Cipriano, Agosti­no) traducevano così: «Non lasciarci soccombere nel­la tentazione».

 

* * *

 

È curioso avvicinare questa frase del « Padre no­stro » a un'altra importante del Vangelo. Quando gli Apostoli stanno per tradire Cristo, egli dice: « Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mt 26,41).

Che cosa intende qui Gesù per «tentazione»? In­tende il tradimento. Infatti pochi versetti dopo, Mat­teo aggiunge: «Tutti i discepoli, abbandonatolo, fug­girono» (Mt 26,56).

Quindi la frase del Padre nostro può avere proprio questo significato: «salvaci dal tradimento»!

 

II

 

La prova è necessaria.

Non meravigliamoci che Dio ci provi. Non mera­vigliamoci della lotta. Meravigliamoci se non c'è lotta. La vita ci è data per lottare, non per dormire. La vita è lotta, non è crescere nella bambagia.

La vita è lotta; solo nella lotta l'uomo sviluppa la sua personalità. Perché lottare è amare, vincere il male è amare, trionfare sulle nostre meschinità è amare.

Noi sappiamo di amare veramente Dio soltanto quando lottiamo per amarlo.

Per questo Gesù ha pregato: « Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li preservi dal male » (Gv 17,15).

È con la nostra lotta che Dio ci salva. Sant'Agostino ha scritto: « Dio che ha fatto te sen­za di te, che ha redento te senza di te, non salva te sen­za di te ».

Chiamiamola lotta o chiamiamola tentazione, il primo suggerimento è di non meravigliarci se la sen­tiamo.

Il secondo è di non giocare con la tentazione, non flirtare col pericolo.

«Lo spirito è pronto - ha ammonito Cristo - ma la carne è debole ». I tuoi desideri sono grandi, ma la tua debolezza è più grande di quello che tu sospetti.

Tuttavia noi abbiamo una sicurezza: possiamo sempre far fronte alla tentazione. Cristo l'ha insegna­to con estrema chiarezza: « Vegliate e pregate per non cadere in (potere della) tentazione » (Mt 26,41).

Quel « vegliate » vuol dire: « state svegli ». Luca nel passo parallelo dice: « Alzatevi e pregate » (22,46).

 

La preghiera è il segreto per farcela! Sempre! Non c'è problema che non possa venir risolto dalla pre­ghiera.

Non c'è tentazione, lotta, prova che non possa ve­nir superata con la preghiera.

Con la preghiera avete la potenza di Dio in voi, a vostro servizio.

Non disperate mai! Non disperate mai, in nessuna situazione, perché la preghiera è la sicurezza.

Gesù Cristo ha detto delle cose sconcertanti sulla preghiera, assolutamente uniche: « Chiedete e vi sarà dato, perché chi chiede ottiene... Qual padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scor­pione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare co­se buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro cele­ste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedo­no! » (Lc 11,9-13).

La preghiera ottiene tutto! Ottiene nientemeno che lo Spirito Santo! Ottiene la buona volontà, ottiene l'a­more, ottiene tutto!

Siete deboli? La preghiera ottiene la forza perché ottiene lo Spirito Santo, la forza potentissima di Dio.

Siete egoisti? La preghiera ottiene la generosità e l'amore, perché ottiene lo Spirito Santo che è l'amore di Dio.

Siete nella tristezza? La preghiera ottiene la gioia, perché ottiene lo Spirito Santo fonte della gioia!

Siete impigliati nel male? Oggi, in questo momento potete diventare persone libere se lo volete. Gesù vi può toccare.

Con la preghiera potete tutto!

Non dite: ho lottato tanto e sono sempre da capo! Se è così è perché:

1. non è vero che avete lottato tanto; oppure

2. avete lottato male.

 

Se andate alla fontana con un secchio senza fondo, si capisce che non lo riempirete mai!

Bisogna lottare bene. Ricordatevi di questi tre consigli se siete imprigionati dal male:

1. Guardate in faccia la situazione e accettatela: « Signore, sono peccatore! ».

2. Guardate a Dio, non guardate a voi, alla vostra debolezza. Un naufrago non si tira fuori da solo se non sa nuotare, bisogna che qualcuno lo salvi, o che qualcosa lo salvi, da solo non si salva! Guardate a Dio e chiedete il miracolo di uscire dal male.

3. Chiedetelo giorno per giorno, non liquidate il problema «una tantum». Si capisce che pregare « una tantum » non vi salva da una cattiva abitudine. Chie­dete la salvezza di Dio ogni giorno con costanza acca­nita. Se non basta, chiedete ora per ora con costanza accanita.

 

Questo martellare sul cuore di Dio è importante, non per Dio, per voi! Perché vi apre alla fede. Dio può agire su di voi solo quando voi vi aprite alla fede, capi­te il bisogno di lui, e tirate anche fuori la vostra parte.

 

 

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