Parrocchia di S. Ambrogio in Mignanego (GE)

 

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Introduzione alla Liturgia / 8

 

Il Battesimo : linee teologiche

 

Il battesimo è il sacramento della fede che attuato dalla chiesa nel nome di Cristo e nella potenza dello Spirito immette l'uomo nella sfera della vita trinitaria a titolo di figlio di Dio. Figlio adottivo del Padre, il cristiano vive la sua missione realizzando nel quotidiano la grazia e gli impegni battesimali.

a - Il battesimo sacramento della fede

« Chi si accosta a Dio deve credere che egli esiste » (Eb 11,6). In base alle fonti liturgiche e alla tradizione patristica essenziale per il sacramento è (anche) l'atto di fede del battezzato. « Credere in Deum » affermano gli antichi testi. Una fede quindi dinamica che suppone andare al Cristo e camminare con lui (cf. Gv 6,35.66-69), per entrare con lui nel mistero trinitario.

Il battesimo si colloca nella vita dell'uomo come un punto di convergenza tra l'iniziativa redentrice di Dio e la risposta da parte della creatura. L'uomo muove incontro alla proposta divina con la fede e l'impegno di tutto il suo essere. Il dono divino si fa ancora più concreto nel sanzionare, « sigillare » l'adesione umana.

« La fede e il battesimo, questi due mondi di salvezza, sono connessi in modo indissolubile. Se la fede, infatti, riceve dal battesimo la sua perfezione, il battesimo d'altra parte si basa sulla fede » (BASILIO, De Spiritu S., 12,28).

Una fede, quella battesimale, che investe di una nuova luce tutta l'esistenza umana inserendola in un preciso contesto salvifico di comunicazione personale con il Dio tripersonale nell'ambito della chiesa-comunità dei salvati.

 

b - Azione della chiesa

Sotto vari aspetti si può considerare la componente ecclesiale del battesimo.

Il catecumeno è invitato a entrare nella chiesa, il tempio di Dio, la casa del Padre. È un edificio formato di pietre vive, cementate dallo Spirito alla pietra angolare, Cristo. Il battesimo costituisce l'ingresso attraverso cui si accede nella chiesa che è il corpo di Cristo.

La componente ecclesiale risalta anche dal fatto che il battesimo è sempre un gesto comunitario in cui tutta la chiesa locale è impegnata. Il battezzato è accolto da una comunità al cui spirito egli cerca di adeguarsi perché sa che in essa lo Spirito rende presente e attuale la salvezza di Cristo.

 

c  - Nel nome di Cristo

La varia terminologia del Nuovo Testamento per esprimere il rapporto tra il battezzato e il Signore Gesù si può riassumere nella formula del battesimo « nel nome di Gesù » (At 2,38; 10, 48 nel nome di Gesù Cristo; At 8,16; 19,5: nel nome del Signore Gesù; 1 Cor 6,11: nel nome del Signore Gesù Cristo; cf. inoltre Gal 3,27; Rm 6,3; At 22, 16 e Gc 2, 7).

Il battezzato, rispondendo alla proclamazione ecclesiale della salvezza, accoglie il disegno del Padre compiuto nella morte e risurrezione di Cristo. Il Padre infatti « ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati » (Col 1, 13-14). Il battezzato, inoltre, proprio perché reca il « sigillo » di Cristo e il suo nome, partecipa alla sua stessa vita divina e alla « sorte dei santi nella luce » (Col 1,12).

Tutto questo implica un'inserzione reale, personale ed efficace « nel mistero pasquale di Cristo: con lui morti, sepolti e risuscitati » (SC 6). E' una tematica paolina (Rm 6,3-11) che, assente nella primitiva riflessione ecclesiale, a partire dal secolo III ha acquisito un rilievo sempre crescente.

Da una parte si ha la passione di Cristo nella sua realtà storica e nel suo contenuto salvifico. Dall'altra parte si ha il rito del battesimo che rappresenta simbolicamente la realtà storica della passione e ci inserisce vitalmente nel suo contenuto salvifico.

La relazione tra il battesimo e la morte di croce del Signore Gesù si basa su un unico fatto: mediante il battesimo « noi siamo crocifissi, moriamo e siamo sepolti con Cristo. Per il fatto che l'inserzione della morte di Cristo garantisce la risurrezione, il battezzato, cioè colui che ora è morto con Cristo, ha già ora parte alla vita del Risorto, alla vita futura » (E. Schlink).

In questa prospettiva prendono rilievo altre asserzioni di S. Paolo, quali, ad es.: « Dio... da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo... Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti sedere nei cieli » (Ef 2, 5. 6 ; cf. Col 2, 12 ss.). « In Cristo Gesù, voi che eravate un tempo i lontani siete diventati i vicini grazie al sangue di Cristo » (Ef 2, 13).

 

d - Nella potenza dello Spirito

« Siete stati lavati, santificati, giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e nello Spirito del nostro Dio » (1 Cor 6,11).

Generato da « acqua e da Spirito » (Gv 3, 5), il cristiano apre l'occhio della contemplazione alle realtà divine grazie appunto allo Spirito che solo conosce « ogni cosa, anche le profondità di Dio » (1 Cor 2, 10). Un frutto particolare di questa generazione è la distruzione della vetustà del peccato e un rinnovamento radicale (cf. Tt 3,5) che permette di « camminare in una vita nuova » (Rm 6, 4), sotto la guida dello Spirito.

Egli suscita allora una fede stabile e operosa, una gioia fervorosa, una purezza interiore e una perfetta libertà (Gal 5, 22-25; Rm 6, 18-22).

 

e - Il battezzato: figlio di Dio

« È lo Spirito Santo che opera la reintegrazione nel paradiso, l'ingresso nel regno dei cieli, il ritorno all'adozione filiale. È lui che dona il santo ardire di chiamare Dio Padre, di partecipare alla grazia del Cristo, di essere chiamati figli della luce... » (BASILIO, De Spiritu S., 15,36). Con queste parole S. Basilio riassume i dati fondamentali del Nuovo Testamento che evidenziano l'azione vivificante dello Spirito che ci trasforma nel Figlio e ci trascina nel seno del Padre.

Siamo figli, in quanto possediamo e prima ancora, siamo posseduti dallo Spirito del Figlio. « Tutti quelli infatti che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio » (Rm 8,14) E S. Giovanni sottolinea che non si tratta di un riconoscimento puramente giuridico, bensì ontologico (1 Gv 3, 1), per comunicazione di vita.

 

f - Vocazione e missione battesimale L'adozione a figli di Dio - che nel battesimo diviene una realtà esistenziale - pone il cristiano davanti a una molteplicità di impegni e di responsabilità. Nella vita quotidiana deve infatti dispiegarsi in tutta la sua ampiezza la grazia battesimale alimentata, come si è visto, dai frutti dello Spirito (Gal 5, 22-25).

È evidente che « l'imperativo etico è una logica conseguenza dell'indicativo sacramentale », pur tenendo conto che « il cristianesimo non può essere ridotto a un'etica » (E. RUFFINI).

In questa situazione, del tutto nuova rispetto alla fase prebattesimale, l'uomo ha la possibilità - e quindi anche il dovere - di sottrarsi alle varie forme di schiavitù del peccato. Inoltre, proprio perché è giustificato ed è divenuto figlio di Dio, egli deve vivere con coerenza (Rm 5,18) la santità del Padre, realizzando il suo amore (cf. Ef 1, 4).

La nascita da Dio, infatti, non porta soltanto a conoscere Dio (1 Gv 4,7) e a riconoscere in Gesù il Cristo (1 Gv 5, 1). Essa ha conseguenze immediate anche in campo morale che S. Giovanni puntualizza in alcuni fatti: il non commettere peccato (1 Gv 3, 9), la vittoria sul mondo (5, 4), l'operare la giustizia (2,29), l'amore vicendevole (4,7).

Si tratta in ultima analisi di prolungare nel tempo e nello spazio il mistero del Verbo incarnato di cui il battezzato è stato rivestito (Gal 3,27) per vivere « nella giustizia e nella santità vera » (Ef 4, 24).

In questo contesto si comprende anche il valore di testimonianza che assume la vita cristiana « Tutti i cristiani, infatti, dovunque vivano, sono tenuti a manifestare con l'esempio della loro vita e con la testimonianza della loro parola l'uomo nuovo, di cui sono stati rivestiti nel battesimo... » (AG 11 ; LG 10).

È così che in un'apertura sconfinata degli orizzonti di una vita aperta al mistero di Dio e particolarmente attenta alle situazioni ecclesiali e sociali, il battesimo si concretizza giorno per giorno nei vari uffici sacerdotale, profetico e regale di tutti i cristiani (cf. AG 2).

 

[tratto da: LA LITURGIA - M. Magrassi - 1979 Marietti Editori]

 

 

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