Parrocchia di S. Ambrogio in Mignanego (GE)

 

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Introduzione alla Liturgia / 13

 

I Tempi liturgici : Quaresima

 

La Quaresima è tutta polarizzata verso la solennità pasquale: da essa trae il suo senso e la sua importanza. La Pasqua, « solennità delle solennità », è il nucleo centrale a partire dal quale si è, in un secondo tempo, organizzato tutto l'anno liturgico, per metterne in luce la ricchezza, per celebrarne successivamente i vari aspetti.

La Chiesa ha dato fin dall'inizio un'importanza straordinaria alla celebrazione pasquale: ed ha avvertito vivacemente la risonanza unica che essa aveva nella sua vita.

Tutto culminava nella grande notte della veglia pasquale, la « notte santa », che faceva da cerniera tra la celebrazione della morte e quella della risurrezione.

Ma non si poteva giungere a questo gioioso traguardo senza un'intensa preparazione. Passando attraverso graduali amplificazioni, si giunse ben presto (fine del IV secolo) a contare quaranta giorni di serio impegno ascetico. Al tempo dei Padri della Chiesa i quaranta giorni erano contati dalla prima domenica di Quaresima fino al giovedì « nella Cena del Signore ».

Ben presto però (secolo VI-VII) la preoccupazione di esattezza numerica (quaranta giorni di effettivo digiuno) portò all'uso di dar inizio al digiuno quaresimale fin dal mercoledì precedente. Quel giorno fu caratterizzato dal rito dell'imposizione delle ceneri, riservato in un primo tempo ai pubblici penitenti; scomparsa la disciplina della penitenza pubblica le ceneri furono imposte sul capo di tutti i fedeli, che si riconoscevano così tutti come peccatori e penitenti.

La Quaresima è concepita dalla Chiesa come un grande ritiro collettivo (« quadraginta dierum exercitatio » dice il grande san Leone) non per una élite, ma per tutto il popolo di Dio - sotto la guida della Chiesa che, mediante la Bibbia, presenta in modo vigoroso le verità centrali dell'economia - senza creare nella vita ritmi artificiali, o modificare il quadro concreto della vita quotidiana.

L'obiettivo è preciso e concreto: raggiungere Cristo nel suo mistero di morte e di risurrezione, mediante un intenso sforzo ascetico di conversione: si tratta di « purificarsi da ogni vecchiezza per divenire capaci di una santa novità ». Non ci è chiesto tanto di formulare risoluzioni per l'avvenire, quanto piuttosto di passare a un impegno immediato, che si concretizza giorno per giorno: « è questo il tempo favorevole, sono questi i giorni della salvezza ».

Riceve perciò una particolare sottolineatura la dimensione sociale di questa preparazione: « La penitenza del tempo quaresimale non deve essere soltanto interna e individuale, ma anche esterna e sociale » (SC 110). Nessuno può sentirsi solo in questa grande impresa. È la chiesa intera che rivive in pienezza il mistero della Redenzione, per rinnovare ogni anno, come la natura in primavera, la sua giovinezza. Ognuno deve sentirsi solidale con tutta l'umanità riscattata da Cristo. Le letture proclamate in questo periodo rivelano i disegni di Dio sull'intero genere umano: il cristiano si trova inserito in quell'immenso dramma, di cui la Croce costituisce la peripezia risolutiva.

La storia continua, « ri-presenta » a ogni generazione e a ciascun uomo le stesse possibilità di aggancio con il Salvatore, i medesimi rischi di un rifiuto peccaminoso. Di qui l'urgenza di aver sempre l'insegnamento della Passione, di confrontarsi nel quotidiano con l'unico modello valido: il Cristo umiliato fino alla morte di croce.

Soltanto così si supera la tentazione di una facile euforia e ci si rende disponibili a partecipare alla gioia gloriosa della risurrezione, anticipata in ogni evento illuminato dall'amore. Nello stesso tempo si evita anche di cadere nell'atteggiamento opposto e ugualmente errato: tutto il ventaglio del sentire umano ipotecato dall'ansia deprimente che giunge fino alla disperazione più nera.

Sotto lo sguardo del Redentore ci si deve sentire liberi, affrancati dal peso dei peccati, purificati dalle colpe. Non perché possiamo meritarci qualcosa con le nostre opere, ma per il fatto che con la morte di Cristo il Padre ci fa sperare nei beni in cui crediamo e perché per la sua risurrezione possiamo giungere alla meta della nostra speranza.

Ma quali sono concretamente i temi presentati dalle letture, e in quale ordine sono disposti? La risposta non si fa attendere, anche dopo un primo contatto con i testi. I temi si raccolgono spontaneamente intorno alle tre grandi realtà che dominano lo scenario quaresimale: penitenza - battesimo - Croce.

Possiamo aggiungere che nella prima parte prevalgono i temi che alimentano e stimolano l'ascesi penitenziale. I testi indicano alcune linee direttrici da seguire in questo lavoro di purificazione: una preghiera fiduciosa, certa del suo esaudimento - uno sforzo di conversione di cui i riti penitenziali della liturgia sono « segno »: e non dovrà trattarsi di segni vuoti - l'esercizio di una fede viva, tesa ad entrare più addentro nella comprensione del mistero di Cristo e ad adeguarvi la vita - una fame della Parola di Dio, che renderà più assidua la frequentazione della mensa che ci fa vivere l'ascesi della rinunzia che ci aiuterà a sventare le insidie del traditore.

In seguito si affacciano i testi che propongono le ricchezze della grazia battesimale.

Mediante il tema dell'acqua, introdotto dall'episodio evangelico della Samaritana, siamo invitati a riscoprire la ricchezza spirituale del « lavacro » battesimale, che ci ha fatto rinascere alla vita divina ». Quel giorno siamo stati liberati dal peccato antico, che contamina ogni essere che si affaccia alla vita, e ci è stato donato lo Spirito, dinamismo divino che ci fa capaci di una vita nuova.

È stato quello l'atto « fontale » della nostra esistenza cristiana: l'inizio di una realtà sempre in atto, germe di vita chiamato a crescere e a costruirsi ogni giorno. Non stupisce che qualche Padre parli di « battesimo quotidiano ». Di qui l'insistente richiesta a Cristo perché ci disseti ogni giorno con quest'acqua che zampilla fino alla vita eterna.

L'ascesi quaresimale è volta a questo: risuscitare la grazia di quella « nascita dall'alto », restituirla alla purezza e allo splendore primigenio, oscurati dai nostri peccati.

Occorre avvalersi dei mezzi classici e sempre attuali: digiuno, preghiera, opere di carità, perdono ai fratelli che ci apre al perdono del Padre.

L'impegno generoso dell'ascesi non contrae i lineamenti del volto, lo rende anzi radioso della luce di Cristo. Perché orienta più totalmente a Lui, ed Egli è la luce che illumina il mondo.

Non per nulla il primo incontro con Lui nel battesimo è chiamato « illuminazione ». Non è solo luce che splende negli occhi; è « grazia » che riempie il cuore e trasforma tutto l'essere dalle radici; mette la mente in comunione con il pensiero di Dio, rende il cuore capace di una risposta d'amore.

Verso la fine domina, solitario e quasi ossessionante, il Mistero della Croce.

Giunti ormai alle soglie del Mistero, si staglia dinanzi agli occhi la Croce, con tutto il suo peso drammatico di dolore. Il cuore è come attanagliato dall'angoscia: attraverso le nostre labbra è il Figlio di Dio che implora: « Liberami, o Dio, difendi la mia causa ».

Ma proprio dal fondo del dramma, di cui siamo tutti colpevoli, germina un fiore prodigioso di carità: il Figlio dà la vita come prova suprema d'amore.

Da quel momento cambia tutta la storia del mondo. In quell'atto d'amore siamo tutti chiamati ad entrare e a camminare. Perché tutto ciò che Cristo ha vissuto deve ripercuotersi in noi.

 

LETTURE

Si imponeva per le letture il criterio della armonizzazione tematica, senza pericolo di arbitrarie schematizzazioni. Esiste inoltre un uso antichissimo, che accomuna l'Oriente e l'Occidente: quello

di riservare la lettura del Vangelo di Giovanni alle ultime settimane di Quaresima e al tempo pasquale: è infatti il Vangelo « spirituale » che meglio di ogni altro ci fa penetrare nel cuore del Mistero di Cristo.

Questi criteri reggevano già il lezionario fin qui in uso, che il nuovo rispecchia fedelmente: ne è riprova il fatto che una buona parte delle pericopi del Messale Romano sono state conservate.

Si è creduto opportuno tuttavia di ordinare meglio le letture del Vangelo di Giovanni e di riportarle tutte nella parte feriale della Quaresima, a partire dalla quarta settimana.

La prima lettura è tratta costantemente dall'Antico Testamento, con un duplice criterio: è armonizzata con il brano evangelico oppure è scelta in funzione dei classici temi della catechesi quaresimale.

Particolare rilievo hanno sempre avuto le tre pericopi della Samaritana, del cieco nato e di Lazzaro, che presentano la grazia battesimale attraverso i grandi temi dell'acqua, della luce e della vita.

 

 

[tratto da: LA LITURGIA - M. Magrassi - 1979 Marietti Editori]

 

 

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