Parrocchia di S. Ambrogio

in Mignanego (GE)

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La preghiera dei SALMI

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Salterio di S.Elisabetta d'Ungheria - sec. XIII°

 

 

Lamentazioni e suppliche

 

6 - 7 - 13 - 17 - 25 - 26 - 35 - 38 - 39 - 42 - 43 - 44 - 51 - 55 - 69 - 70 - 71 - 74 - 77 - 79 - 80 - 86 - 88 - 90 - 102 - 109 -119 - 130 - 137 - 140 - 141 - 142 - 143

 

Sono i Salmi più numerosi e anche più forti e sconcertanti. C'è un tema di fondo: un giusto soffre a causa della malattia e della persecuzione e chiede di essere liberato. Bisogna tener presente che a quel tempo il malato era considerato peccatore, come se la sofferenza fosse dovuta ad un peccato perso­nale.

Ci troviamo quindi di fronte al mistero del dolore: è il grido di tutti gli uomini che soffrono e questo grido è diventato preghiera. Solo chi ha soffer­to può capire questi salmi.

 

Prendiamo come esempio due Salmi tra i più conosciuti:

 

Salmo 51

 

       1Al maestro del coro. Salmo. Di Davide.

       2 Quando venne da lui il profeta Natan dopo che aveva peccato con Betsabea.

 

       3Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia;

       nella tua grande bontà cancella il mio peccato.

       4Lavami da tutte le mie colpe,

       mondami dal mio peccato.

 

       5Riconosco la mia colpa,

       il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

       6Contro di te, contro te solo ho peccato,

       quello che è male ai tuoi occhi, io l`ho fatto;

       perciò sei giusto quando parli,

       retto nel tuo giudizio.

 

       7Ecco, nella colpa sono stato generato,

       nel peccato mi ha concepito mia madre.

       8Ma tu vuoi la sincerità del cuore

       e nell`intimo m`insegni la sapienza.

 

       9Purificami con issopo e sarò mondo;

       lavami e sarò più bianco della neve.

       10Fammi sentire gioia e letizia,

       esulteranno le ossa che hai spezzato.

 

       11Distogli lo sguardo dai miei peccati,

       cancella tutte le mie colpe.

 

       12Crea in me, o Dio, un cuore puro,

       rinnova in me uno spirito saldo.

       13Non respingermi dalla tua presenza

       e non privarmi del tuo santo spirito.

       14Rendimi la gioia di essere salvato,

       sostieni in me un animo generoso.

 

       15Insegnerò agli erranti le tue vie

       e i peccatori a te ritorneranno.

       16Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,

       la mia lingua esalterà la tua giustizia.

       17Signore, apri le mie labbra

       e la mia bocca proclami la tua lode;

       18poiché non gradisci il sacrificio

       e, se offro olocausti, non li accetti.

       19Uno spirito contrito è sacrificio a Dio,

       un cuore affranto e umiliato, Dio, tu non disprezzi.

 

       20Nel tuo amore fa grazia a Sion,

       rialza le mura di Gerusalemme.

       21Allora gradirai i sacrifici prescritti,

       l`olocausto e l`intera oblazione,

       allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.

 

 

È stato sempre attribuito a Davide. Può darsi che almeno una parte sia stata composta dopo il peccato con Bethsabea e l'uccisione di Uria. Non è come le altre lamentazioni, perché non si parla di malattia o di ne­mici: qui c'è l'uomo nudo, con la sua miseria e il suo peccato.

vv. 3-9: Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. Riconosco la mia colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi. Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto; perciò sei giusto quando parli, retto nel tuo giudizio.

Si invoca con forza la mi­sericordia e il perdono. Chi prega non si nasconde, riconosce di aver sbaglia­to e di essere peccatore.

Da notare il v. 6: Dio aveva promesso a Davide un trono eterno (2 Sam. 7) e Davide si era impegnato alla fedeltà. Ora, con il peccato, egli sente di aver mancato proprio di fedeltà a Dio: Bethsabea e Uria non sono che conse­guenze.

Da notare il v. 7: Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia madre. L'atto stesso della generazione era considerato impu­ro (non cattivo). Cioè per potere partecipare ad un rito bisognava prima pu­rificarsi, e quindi chi nasceva era considerato impuro. Ma in questo caso ci si riferisce alla natura umana che è debole e incline al peccato.

 

vv. 9-14: Ma tu vuoi la sincerità del cuore e nell'intimo m'insegni la sa­pienza. Purificami con issopo e sarò mondato; lavami e sarò più bianco della neve. Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che hai spezzato. Di­stogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe. Crea in me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo. Non respingermi dalla tua presenza e non privarmi del tuo santo spirito. Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso.

È la grande preghiera, tipica del po­vero che ha imparato a invocare; chiede purificazione, serenità, un cuore nuovo.

 

vv. 15-19: Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno.  Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza, la mia lingua esalterà la tua giustizia. Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode; poiché non gradisci il sacrificio e, se offro olocausti, non li accetti. Uno spiri­to contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, tu, o Dio, non di­sprezzi.

Il salmista fa una promessa: comunicherà ad altri la sua esperienza di Dio. Avendo conosciuto il peccato e la misericordia egli sa che la sua parola avrà efficacia.

 

vv. 20-21: Nel tuo amore fa' grazia a Sion, rialza le mura di Gerusa­lemme. Allora gradirai i sacrifici prescritti, l'olocausto e l'intera oblazione, allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.

Versetti di valore liturgico scritti dopo l'esilio.

 

È il Salmo dell'invocazione. Per avere un cuore nuovo, per avere stabilità nella fedeltà, per evitare il peccato e la ribellione bisogna diventare poveri e invocare la grazia. L'annuncio è che di fronte al peccato non c'è la condanna ma la misericordia e l'amore di Dio. C'è sempre possibilità di salvezza per chi la chiede.

 

 

Salmo 55

 

       1 Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Maskil.

        Di Davide.

 

       2Porgi l'orecchio, Dio, alla mia preghiera,

       non respingere la mia supplica;

       3dammi ascolto e rispondimi,

       mi agito nel mio lamento e sono sconvolto

       4al grido del nemico, al clamore dell`empio.

 

       Contro di me riversano sventura,

       mi perseguitano con furore.

 

       5Dentro di me freme il mio cuore,

       piombano su di me terrori di morte.

       6Timore e spavento mi invadono

       e lo sgomento mi opprime.

 

       7Dico: «Chi mi darà ali come di colomba,

       per volare e trovare riposo?

       8Ecco, errando, fuggirei lontano,

       abiterei nel deserto.

       9Riposerei in un luogo di riparo

       dalla furia del vento e dell`uragano».

 

       10Disperdili, Signore,

       confondi le loro lingue:

       ho visto nella città violenza e contese.

       11Giorno e notte si aggirano

       sulle sue mura,

       12all`interno iniquità, travaglio e insidie

       e non cessano nelle sue piazze

       sopruso e inganno.

       13Se mi avesse insultato un nemico,

       l`avrei sopportato;

       se fosse insorto contro di me un avversario,

       da lui mi sarei nascosto.

       14Ma sei tu, mio compagno,

       mio amico e confidente;

       15ci legava una dolce amicizia,

       verso la casa di Dio camminavamo in festa.

 

       16Piombi su di loro la morte,

       scendano vivi negli inferi;

       perché il male è nelle loro case,

       e nel loro cuore.

       17Io invoco Dio

       e il Signore mi salva.

       18Di sera, al mattino, a mezzogiorno mi lamento e sospiro

       ed egli ascolta la mia voce;

       19mi salva, mi dá pace da coloro che mi combattono:

       sono tanti i miei avversari.

       20Dio mi ascolta e li umilia,

       egli che domina da sempre.

 

       Per essi non c`è conversione

       e non temono Dio.

       21Ognuno ha steso la mano contro i suoi amici,

       ha violato la sua alleanza.

       22Più untuosa del burro è la sua bocca,

       ma nel cuore ha la guerra;

       più fluide dell`olio le sue parole,

       ma sono spade sguainate.

 

       23Getta sul Signore il tuo affanno

       ed egli ti darà sostegno,

       mai permetterà che il giusto vacilli.

 

       24Tu, Dio, li sprofonderai nella tomba

       gli uomini sanguinari e fraudolenti:

       essi non giungeranno alla metà dei loro giorni.

       Ma io, Signore, in te confido.

 

Anche ad una prima lettura si avverte tutta la passione e la sofferenza contenuta in questo salmo. Chi sta pregando subisce il male dei nemici, vede la città piena di peccato, è tradito dagli amici e vorrebbe fuggire perché la di­sgregazione è troppo grande. Arriva al punto di maledire e augurare la mor­te! Alla fine domina la fiducia. I malvagi non avranno l'ultima parola. C'è Dio che interviene e salva.

Si parla spesso di nemici e siamo sorpresi dal tono che viene usato. Di che si tratta? Come è possibile pregare usando espressioni di maledizione? Oc­corre precisare che qui i nemici sono il male personificato, il potere satanico che agisce fra gli uomini. Con questo male non può esserci comunione. Ecco perché la preghiera diventa una lotta per la salvezza del mondo. Salmi come questo sono fatti per ricordarci che non c'è solo il male che appare visibil­mente cioè la realtà, la tragedia del nostro peccato. C'è anche un male più profondo; ma soprattutto, chi crede, afferma la certezza che il Signore ascolta.

In realtà, nel Cristo Risorto, il male è vinto e ogni povero che è oppresso è stato ascoltato.

 

[tratto da: "SHALOM" di Giuseppe Florio - Ed. Queriniana]

 

 

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