Parrocchia di S. Ambrogio in Mignanego
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il
cammino della preghiera - lez. 6 DIO ESAUDISCE LA PREGHIERA E' una verità fondamentale. Se questa convinzione non è
ben radicata in noi, difficilmente faremo dei passi decisivi nella
conversione. Gesù detta delle norme precise di comportamento nella
preghiera: " Se uno di voi ha un amico e va
da lui a mezzanotte a dirgli: « Amico, prestami tre pani...»" (Lc. XI, 5) Il caso tipico in cui bisogna rispondere: « se è così, va'
a farti benedire! ». Gesù continua: " Se quegli dall'interno gli
risponde: « Non mi importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono
a letto con me; non posso alzarmi per darteli »". (Lc. XI, 7) Insomma, non solo tu sei uno scocciatore imprevidente, ma
io sono in una situazione impossibile: per tre pagnotte non posso svegliare
tutta la famiglia. Dunque spiega Gesù, in una situazione così assurda che
cosa succede tra voi uomini? " Vi dico che, se anche non si
alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono
almeno per la sua insistenza ". (Lc XI, 8) Se insistete, direbbe Gesù, con un buon vicino la spuntate
sempre. Se non gioca più l'amicizia, giocherà il bisogno di togliersi un
noioso dai piedi. Dunque? dunque insegna solennemente Gesù: prima
convinzione sulla preghiera che dobbiamo avere è: insistere nel chiedere,
chiedere con sicurezza di ottenere, chiedere con caparbietà. In altre parole è chiedere con vera fede, cioé con la
sicu-rezza assoluta di essere esauditi. "Io vi dico: chiedete e vi sarà
dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto, perchè... (tra voi uomini,
sottintende, la vostra psicologia è fatta così: alla fine il buon cuore
trionfa sempre; molto più questo deve avvenire con Dio, che è soltanto bontà)
perchè chi chiede ottiene, chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto ". (Le. XI, 9) L'amicizia tra due vicini porta così, direbbe Gesù, il
buon cuore la vince sempre e tanto più sarà con Dio, che è qualcosa di più
che un buon vicino. E Gesù, per non lasciare sottintesi, va oltre. Dio è un
padre, non un buon vicino! Allora presenta il caso assurdo di un padre: " Qual padre tra voi, se il
figlio gli chiede un pane gli darà una pietra? o se gli chiede un pesce gli
darà al posto del pesce una serpe? o se gli chiede un uovo gli darà uno
scorpione? Se dunque voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri
figli... " (Lc. XI, 11) Dunque, insegna Gesù, la domanda a un padre ha sempre una
sicura risposta: qui tra voi è così, allora il vostro Padre celeste sarà da
meno? Sì, ve lo garantisco, se a Dio padre chiedete un bene, Lui
passerà tutte le misure, vi darà la somma di tutti i beni; se gli chiedete
forza, vi darà la potenza stessa di Dio, supererà ogni vostra richiesta! "...quanto più il Padre vostro
celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono ". (Lc- XI, 13) Insomma, Gesù proclama con tutte le sue forze di
persuasione che la preghiera è sempre esaudita. E' fondamentale che entri
nella nostra testa questa verità. PRIMO: CREDERE Ma credere veramente! Credere non a parole, ma a fatti.
Credere, cioè avere la convinzione, spiegava William Parker ai suoi
pazienti, che se ho seminato un papavero, mi nascerà un papavero e non un
cavolfiore! Quando ho pregato nelle condizioni dovute, ho già
ottenuto! Sì, è proprio questo l'insegnamento solenne di Cristo. Chiedere con
la convinzione di avere già in mano ciò che si è chiesto. Si capisce,
intercorre uno spazio tra il momento in cui ho messo giù, sotto terra, il
seme di papavero e il momento di vederlo spuntare fuori. Ma io devo essere
certo che, se il terreno è adatto, mi spunterà il papavero e non il
cavolfiore. Si capisce che tra la richiesta a Dio e la grazia
intercorre un momento di attesa. Ma la mia attesa deve essere certezza
assoluta di essere esaudita. Gesù, per non lasciare dubbi, spiegherà così:
"Abbiate fede in Dio! In verità vi dico: chi dicesse a questo monte,
levati e gettati in mare, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto
dice avverrà, ciò gli sarà accordato. Per questo vi dico: tutto quello che
domandate nella preghiera abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà
accordato ". (Mc. XI, 22) Gesù proclama solennemente che, dopo aver pregato, devo
avere una certezza incrollabile in Dio. Fatto questo è garantito l'intervento
di Dio; è indispensabile però fare il secondo passo. SECONDO: COLLABORARE Primo: credere nella forza di Dio; secondo: rimboccarci
le maniche e unire alla forza di Dio tutta la nostra collaborazione. Il Signore non prescinde mai da questa collaborazione.
Sarebbe un assurdo. Dio normalmente, non opera senza di noi. Se non lo
facesse, non sarebbe un buon padre, perchè ci educherebbe all'inerzia; nessun
padre terreno vuole il male dei propri figli, tanto meno Dio. Qui sta il. problema di tutte le nostre preghiere non
esaudite. Se siamo sinceri, quando una preghiera non va ad effetto, manca
spesso di queste due cose: o la fede o la collaborazione. Dio, come può ascoltare la richiesta di uno che non crede
nella richiesta stessa o si lava le mani rifiutando di dare a Dio la sua
parte di collaborazione? Che Dio chieda la nostra collaborazione è chiaro in tutto
il Vangelo: "Vegliate e pregate per non
cadere in tentazione ". (Mt. XXVI, 41) Il " vegliate e pregate ", monito di Cristo al
Getzemani, significava tante cose per gli Apostoli: non solo un richiamo a
stare svegli, era certamente un richiamo a rafforzarsi nella buona volontà e
poi, naturalmente, a chiederne la forza a Dio. Ma Gesù non ha usato mezzi termini a domandare all'uomo
tutta la collaborazione della sua buona volontà. Si pensi alla parabola dei talenti, la parabola che
presenta il mistero della vita umana, ove il serVo che sta con le mani in
mano é privato di tutto e buttato fuori e si pensi al monito di Gesù: " Non chi dice: Signore, Signore entrerà nel Regno
(non chi fa soltanto parole e ha pii desideri), ma chi fa la volontà del
Padre mio"
(chi agisce, chi collabora). (Mt. VII, 21) Come sarò sicuro di dare tutta la mia collaborazione a
Dio insieme alla mia preghiera fiduciosa? Ecco delle norme molto importanti
nel pregare: Accettare le nostre
responsabilità Onestà e logica ci impediscono di credere nella potenza
magica della preghiera. Con una preghiera non posso sognare che Dio collabori
con me a liquidare una situazione di male che io ho creato con anni di
inerzia o di cattive abitudini. Dio non sarebbe onesto se rispondesse a
questa mia leggerezza. Una situazione di male, che io devo superare, la posso
smuovere solo se mi accanisco contro di essa con molto metodo e costanza.
Pezzo per pezzo posso anche frantumare una montagna. E Dio mi sarà vicino a
sorreggere la mia forza e anche a sorreggere la mia costanza se mentre lotto,
prego con fede. Essere costanti Se la preghiera, per me, è solo una ruota di scorta che
tiro fuori in casi di emergenza, allora posso attendere ben poco dalla mia
preghiera. No, non è una ruota di scorta, è tutta la macchina, è tutta la
vita. Devo crearmi della preghiera un bisogno tale da non
poterne più fare a meno. Devo abituarmi a camminare con Dio in tutte le
lotte. Abituarmi a "tirare a due"; se io mi fermo, abitualmente Lui
si ferma o fa finta di fermarsi per stimolarmi; se io riparto, Lui riparte. Ma devo farmi un abito di preghiera. Abito che si radica
in me se io mi decido a dare sistematicamente alla mia giornata un largo
spazio, possibilmente fisso, per la preghiera e legarmi ad una legge di
autodisciplina irremovibile, una legge ferrea come è la legge fisica del
mangiare, del bere e del dormire. Non sto un giorno senza rispondere a
queste necessità fisiche: non deve passare un giorno senza rispondere al
bisogno della preghiera. Essere precisi nel
chiedere a Dio Sembra ridicolo, ma non è Lui che ha bisogno di questo,
siamo noi. Essere precisi nel chiedere significa essere sicuri che vogliamo
veramente ciò che chiediamo. Sovente, dopo che abbiamo pregato, non sappiamo che cosa
abbiamo chiesto: questo è la prova che non abbiamo affatto volontà di
collaborazione con Dio. E non dobbiamo liquidare la nostra richiesta "
una tantum " per il semplice motivo che liquidare così i nostri problemi
significa già poca volontà di collaborazione con Dio. No dobbiamo seguire la
tattica del "Padre nostro": " Dacci oggi il nostro pane
quotidiano ". (Lc. XI, 3) Se chiediamo per oggi soltanto, come insegna Gesù, se
chiediamo da ora fino alla prossima volta che pregheremo, è quasi certo che
la nostra collaborazione ci sarà. Momento per momento, situazione per situazione noi siamo
capaci di affrontare grandi problemi e tirar fuori il meglio di noi stessi.
E' questo che Dio ci chiede. Dio non può esaudire la pigrizia e la cattiva
volontà. Essere metodici
nella preghiera La preghiera è come l'applicazione dei raggi 'X' sui
nostri mali, è. la cura medica dei nostri mali. Essere metodici è un segno di
buona volontà. Una cura medica non si fa a vanvera, si fa con precisione e
metodicità. Metterci di fronte ai nostri mali con oggettività
significa iniziare già il processo di rimozione, è il primo passo verso la
cura e la guarigione. Gerarchizzare i nostri mali: individuato il capofila, su
quello accanire la cura della preghiera. Lavorare con costanza sulle leve di
comando dei mali, leve che guidano tutto. Pensare, volere, amare: sono queste le tre leve-comando.
Non posso mai dimenticarlo. Sono leve da manovrare sempre insieme. Non mi è
lecito dormire. Proprio come si guida una macchina: volante, frizione,
marce. Non posso occuparmi del volante dimenticando le marce o la frizione.
E' assurdo: i tre comandi devono sincronizzarsi. E io mi devo abituare
talmente a questa sincronizzazione da farlo quasi spontaneamente, Devo abituarmi a rinnovare ogni giorno, a ogni preghiera,
mente, volontà, cuore: la forza del pensiero, la forza del volere, la forza
dell'amore; dopo la preghiera devo sentirmi ringiovanito nelle idee, nella
generosità, nella donazione. Perchè lì stanno le tre leve-comando di tutto il mio essere. Questa è la preghiera vera di pentimento, la preghiera
della conversione a Dio. [tratto dal testo : "il cammino della preghiera"
- Centro Missionario P. De Foucauld - Cuneo 1982] |