Parrocchia di S. Ambrogio in Mignanego
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il
cammino della preghiera - lez. 8 PERDONARE PRIMA DELLA PREGHIERA Gesù ci chiede di
presentarci al Padre col cuore limpido. La preghiera è l'amore di Dio che ci
tocca, ma se il nostro cuore non è a posto con la carità, Dio non può
raggiungerci. E allora Gesù ha dettato una regola importante prima della
preghiera. Due sono i testi che contengono questo insegnamento chiaro di
Cristo: " Quando vi
mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perchè anche
il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati ".
Mc.
XI, 25) " Se dunque
presenti la tua offerta sull'altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha
qualche cosa contro di te, lascia il tuo dono davanti all'altare e va' prima
a riconciliarti con tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono ". (Mt.
V, 23) Gesù insegna
esplicitamente che il perdono va concepito come introduzione alla preghiera,
quasi volesse intendere: indossate prima l'abito della carità. Sì, perchè
quando siamo fuori della carità, abbiamo perduto il vestito di Dio. Non ha
detto che è la carità la divisa, il segno del cristiano? Non dobbiamo osare
presentarci a Dio con la carità a brandelli. Gesù ci ha ammoniti di non farlo.
E' come un rituale di corte, di una importanza pratica eccezionale, perchè è
un rituale che, invece di esaltarci, ci tira giù dalle nuvole e ci fa camminare
coi piedi per terra. E' un rituale che, invece di segregare e creare una
" noblesse ", fa andare verso i fratelli, quasi ad insinuarci che i
fratelli sono prima di Dio, sono preziosi e importanti come Dio. " Se
avete qualcosa contro qualcuno, perdonate! " Non pare così
semplice come Cristo ce lo comanda. Eppure Cristo lo comanda come una cosa
ovvia di cui dovremmo renderci conto prontamente. Evidentemente Gesù
parla qui di un torto avuto e dice chiaro di dimenticare, di passarci sopra,
di perdonare. Non è facile! Esige riflessione, esige calma, esige buona
volontà, esige un cuore buono e generoso. Sovente la nostra difficoltà a
perdonare viene da un errore grossolano che facciamo: noi spesso
confondiamo il " sentire " col " volere ". Gesù Cristo non si
sogna di chiederci di " non sentire " le offese: è Dio che ci ha
fatti sensibili, ma Gesù parla di volontà di perdono. La volontà di perdono
la possiamo comandare sempre, la sensibilità no, la volontà di perdono è
sempre possibile, la sensibilità ferita non rimargina sempre e in tutti con
facilità e prontezza. Porse c'è un segno
quando abbiamo veramente perdonato: quando siamo pronti a rispondere a chi ci
ha feriti facendogli del bene. Quando, potendogli fare un piacere, non
esitiamo nel farlo. Quando siamo capaci a controllare la lingua se parliamo
di quella persona. Quando siamo capaci nel segreto, di implorare su di lui la
benedizione di Dio. Se siamo capaci di fare tutto questo, abbiamo veramente
perdonato, possiamo quindi accedere alla preghiera. " Perchè anche
il Padre vostro perdoni a voi... " La preghiera è
esperienza di Dio, è un accogliere il suo amore. Chi non ha la carità, non
ha il necessario per accogliere il suo amore: non possiamo attingere ad una
sorgente se non abbiamo nulla, nemmeno le mani per attingere. " Se presenti
la tua offerta... lascia lì il tuo dono... "
E' proprio lo
stesso pensiero di Cristo che continua: prima della preghiera Cristo ci
ordina di avere l'abito di decoro, la carità. E' bella la
tradizione della Chiesa che, prima dell'Eucaristia, ha sempre voluto il rito
penitenziale e che proprio prima dell'incontro personale con Cristo, alla
comunione, vuole il rito della pace tra i fratelli. Ma è necessario che
non sia un pro-forma, è necessario vietarci di far teatro. Il rito penitenziale,
in linea col pensiero di Cristo, deve veramente purificarci da
tutti i peccati contro la carità. Ma un esame serio della nostra carità non
si improvvisa. C'è troppo rischio, al rito penitenziale, di fare un atto
farisaico. E allora il rito penitenziale si fa prima, in privato, prima di
avviarci alla Messa. "Lascia lì
l'offerta... ". Cioè: "non
avere nessuna premura, intanto non me ne faccio nulla della tua Messa "
sembra dirci Cristo. C'è un'altra Messa che ti attende prima di tutto: prima
celebra la Messa col tuo fratello, da' a lui quello che gli devi dare, il tuo
amore, poi vieni a fare l'altra Messa, quella con me, che è molto più
semplice. La prima Messa, l'amore al fratello, è il segno che la seconda
Messa, l'amore a Dio, è valida. " Se tuo
fratello ha qualcosa contro di te ... ". Siamo ad un altro
caso differente dal primo: prima si parlava di torto ricevuto, qui c'è un
torto che hai fatto, che devi assolutamente togliere di mezzo prima di
accostarti a Dio. Se mettessimo in
pratica questi insegnamenti così semplici, così vitali di Cristo, come
sarebbe bella la nostra vita! come sarebbe vero il nostro rapporto con Dio!
come sarebbe forte ed efficace la preghiera! Ma noi, queste
norme sapienti di Cristo prima della preghiera, le abbiamo buttate alle
spalle, non diamo loro importanza e allora la nostra preghiera continua ad
essere farisaica, perciò inefficace, allora non possiamo mai sperimentare
fino in fondo la potenza della preghiera come ce l'ha presentata Gesù. Come sarebbe
importante che infilassimo nel nostro libro di preghiera la nostra "
lista nera ". La "lista nera" di tutte le persone con cui
abbiamo qualche ruggine o che noi abbiamo danneggiato e poi, prima dell'Eucaristia,
fosse quella la nostra prima devozione prima di ogni altra devozione: dare
uno sguardo alla lista nera e cancellarla tutta. Come cambieremmo nel cuore
se ci abituassimo a guardare in faccia la nostra realtà ogni giorno, le
nostre durezze, i nostri egoismi! Si deve confessare che Cristo è veramente
un grande maestro dell'uomo! PREGARE
CON GLI ALTRI E PER GLI ALTRI Gesù ha solo
insegnato a pregare al plurale. La preghiera-modello del " Padre nostro
" è tutta al plurale. E' curioso questo fatto: Gesù ha esaudito tante
preghiere fatte al " singolare ", ma quando lui insegna a pregare
ci dice di pregare " al plurale ". Ciò significa,
forse, che Gesù, accetta questo nostro bisogno di gridare a lui nelle nostre
personali necessità, ma ci avverte che è preferibile andare sempre a Dio coi
fratelli. A motivo di Gesù
che vive in noi e in cui viviamo, noi non esistiamo più da soli, siamo
individui responsabili dei nostri atti personali, ma portiamo in noi anche la
responsabilità di tutti i fratelli. Tutto il bene che è in noi, in gran
parte lo dobbiamo agli altri. Cristo perciò ci invita a mitigare il nostro
individualismo nella preghiera. Pregare con gli
altri e pregare per gli altri, prendere a cuore i bisogni dei fratelli e
insieme rafforzare la nostra preghiera individuale con la preghiera dei
fratelli: questo pare un insegnamento specifico di Cristo sulla preghiera. Finchè la nostra
preghiera è tanto individualista, ha poco contenuto di carità, perciò ha
poco sapore cristiano. E' una gioia grande la preghiera purificata da ogni
egoismo, ma forse è anche utile precisare che esistono problemi individuali
che hanno una incidenza troppo profonda sugli altri: per questi problemi Dio
vuole certamente che preghiamo. La carità, la
vittoria sul nostro orgoglio, il dominio sul nostro egoismo sono problemi
che scottano e pesano molto sulla vita degli altri. Su questi problemi
occorre pregare con molta fede e molta costanza. Ma forse una cosa da
imparare è proprio questa: l'urgenza di farci aiutare nella preghiera dai
fratelli. Una strana promessa
è quella contenuta nel capitolo XVIII di Matteo: "In verità vi
dico: se due di voi, sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque
cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perchè dove sono due o
tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro ". (Mt.
XVIII, 19) Gesù ci ha svelato
la potenza della preghiera di gruppo. Il gruppo ha una potenza particolare di
azione su di noi. Anche Gesù, nel momento più cruciale della sua vita, ha voluto
gente con lui a pregare: al Getzemani sceglie Pietro, Giacomo e Giovanni
perchè stiano con lui a pregare. Il gruppo ha una
potenza particolare su Dio e Gesù ce ne dà il segreto: nel gruppo unito nel
suo nome c'è anche lui presente che prega. La Chiesa prega
sempre al plurale La Chiesa non è per
la preghiera individualista: sull'esempio di Gesù tutte le sue preghiere sono
al plurale. Questo esempio della Chiesa va molto considerato, infatti è lei
la grande maestra della preghiera dopo Gesù. Pregare per i
fratelli e con i fratelli deve essere un segno marcato della nostra vita
cristiana anche quando siamo soli a
pregare. La Chiesa non sconsiglia affatto la preghiera individuale, infatti
i momenti di silenzio che propone nella Liturgia, dopo le letture, dopo l'omelia,
dopo la Comunione, stanno appunto ad indicare quanto le sta a cuore l'intimità
di ogni fedele con Dio, ma il suo modo di pregare ci deve far decidere a mai
isolarci dalle necessità dei fratelli: preghiera individuale sì, ma mai preghiera
egoistica. Veniamo ora ai
richiami personali e speciali di Cristo sulla preghiera per gli altri. Cristo vuole che si
preghi per la Chiesa, Lui l'ha fatto in modo speciale per Pietro: ". Simone,
Simone, ecco, Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano, ma io ho
pregato per te che non venga meno la tua fede e tu, una volta ravveduto,
conferma i tuoi fratelli". (Lc.
XXII, 32) L'ha fatto per i
Dodici insieme: " Padre... io
prego per loro... per coloro che mi hai dato, perchè sono tuoi. Padre, custodisci
nel tuo nome coloro che mi hai dato perchè siano una cosa sola come noi...
Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno
". L'ha fatto per la
Chiesa che sarebbe nata da loro, ha pregato per noi: "Non prego
solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me
". (Gv.
XVII, 20) Gesù inoltre ha
dato un ordine preciso di pregare per l'incremento della Chiesa: "Pregate il
padrone della messe che mandi operai nella sua messe ". (Mt.
IX, 38) "Quando pregate
dite: Padre sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno ". (Lc.
XI, 2) Gesù ha comandato
di non escludere nessuno dalla nostra preghiera, nemmeno i nemici: " Amate i
vostri nemici e pregate per i vostri persecutori ". (Mt.
V, 44) " Padre,
perdona loro, perchè non sanno quello che fanno ". (Lc.
XXIII, 34) Occorre pregare per
la salvezza del mondo. E' il pensiero di Cristo. E' il comando di Cristo: ha
messo questa preghiera proprio nel " Padre nostro " perchè fosse la
nostra continua preghiera, " venga il tuo regno! " "Il mondo è
disperato per mancanza di preghiera... come preghiamo per i poveri malati
dobbiamo imparare a pregare per il mondo malato ". (Agnes Sanford) I bisogni del mondo
devono essere sempre presenti nella nostra preghiera. Pure, occorre confessarlo,
i bisogni del mondo non ci colpiscono come ci colpisce una disgrazia o una
malattia. Che mezzo ci può
aiutare per esserne più coinvolti? Agnes Sanford consiglia di pregare in
modo appassionato per i responsabili dell'umanità che hanno in mano le sorti
del mondo. Il motivo è questo: abbiamo bisogno di concretezza perchè la nostra
preghiera sia partecipata e viva; il concentrarla sui responsabili del mondo
aiuta di più il nostro interesse e raggiunge veramente le necessità del
mondo. [tratto dal testo : "il cammino della preghiera"
- Centro Missionario P. De Foucauld - Cuneo 1982] |