Parrocchia di S. Ambrogio

in Mignanego (GE)

<

ritorna all'indice generale

strumenti per la riflessione

 

ç  prec.     suc.  è

 

 

il cammino della preghiera - lez. 11

 

AMARE

 

 

LA PREGHIERA DEL CUORE

 

E' un modo nuovo di pregare?

No, è un modo più profondo di pregare, ma non è nuovo. E' antico come la Bibbia e affonda le sue radici nelle ricchezze più profonde della Sacra Scrittura.

Possiamo immaginare la preghiera come un cam­mino verso Dio che passa attraverso varie tappe di maturazione.

Normalmente la strada della preghiera ha dei passaggi d'obbligo che portano ad una crescita sempre maggiore. Ma molti, purtroppo, si fermano ai primi sforzi e non puntano ad andare oltre, ver­so mete più alte.

Qualcuno non è attirato dalle vette della pre­ghiera, eppure è solo la preghiera profonda che dà le gioie più profonde della vita. Qualcuno non pro­gredisce nel cammino della preghiera perchè difet­ta di stimoli oppure non va avanti per ignoranza.

Ma Dio invita tutti a camminare decisi, non è un privilegio di una élite la preghiera profonda: è la chiamata di ogni uomo, perchè è ad ogni uo­mo che Dio comanda di:

" amarlo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze ".

(Deut. VI, 5)

 

 

AZZARDIAMO UNA DEFINIZIONE

 

Pensiamo sia molto difficile stendere una de­finizione della preghiera del cuore.

Cominciamo a precisare ciò che intendiamo con la parola "cuore". Non è il cuore fisico, ov­viamente. Ma è l'intimo dell'uomo, la parte più re­condita del suo essere, ove risiede la pienezza del suo essere, ove l'uomo incontra Dio e dove Dio può incontrare l'uomo.

E' la sorgente vitale dell'essere: "cuore desi­gna nella tradizione orientale il centro dell'essere umano, la radice delle facoltà attive dell'intelletto e della volontà, il punto da cui proviene e verso il quale converge tutta la vita spirituale. É la sor­gente oscura e profonda da cui scaturisce tutta la vita psichica e spirituale dell'uomo e attraverso la quale l'uomo si avvicina e comunica con la Sor­gente stessa della vita".  (E. Bihr-Sigel)

Quando parliamo di "cuore" sarebbe più logi­co pensare a quella "scintilla divina" che per il Battesimo ogni cristiano porta in sé, con cui l'uomo può entrare in contatto diretto con Dio.

"Scintilla divina" che S. Tommaso chiama con un suo tipico linguaggio "virtù infuse". Virtù nel senso di potenza, capacità, facoltà, e "infuse" nel senso che non vengono da noi, vengono da Dio.

Per S. Tommaso le virtù infuse sono fede, spe­ranza, amore, che lui vede come un organismo soprannaturale che ci proviene dal Battesimo, che noi non possiamo darci con le sole nostre forze, ma che possiamo sviluppare. Organismo sopranna­turale che ci aiuta a comunicare con Dio.

Questo è "il cuore" secondo quasi tutti i mae­stri spirituali. Preghiera del cuore quindi è orien­tare a Dio nella preghiera l'intimo più profondo del nostro essere, la scintilla divina che è in noi.

Precisato il concetto di partenza ecco come potremmo tentare una definizione descrittiva:

Preghiera dei cuore e Mettersi con semplicità davanti a Dio in un profondo silenzio interiore, lasciando da parte parole, pensieri, immaginazioni, aprendo a Lui l'intimo più profondo del nostro es­sere, sforzandoci solo di amare.

Esige semplicità. La preghiera del cuore non è adatta alle persone complicate, non è utile agli scrupolosi, ed è impossibile agli orgogliosi (a quel­li almeno che non si vergognano del loro orgo­glio).

Esige profondo silenzio esteriore ed interio­re E' mettere al bando tutte le parole, tutte le formule, è disciplinare anche il pensiero, è spegnere per un po' l'immaginazione perchè tutto ciò che di­sturba il silenzio interiore, disturba la preghiera del cuore.

E tutto sta nell'amare. Ma che cos'è questo amare? Forse nessuno lo sa. E' fatto di mille cose, ma non è racchiuso totalmente in nessuna di esse.

Si sa che cosa è amare Dio dopo la preghie­ra, ma è difficile spiegare che cosa è "amare Dio" durante la preghiera.

Ma proviamo a tracciare una definizione più semplice, che forse può maggiormente servire:

Preghiera del cuore è entrare in un perfetto silenzio interiore, in un silenzio che ama.

La mamma che ama con infinita tenerezza il suo bambino e lo ammira in silenzio mentre il piccolo dorme, ecco, ci dà un'idea della preghie­ra del cuore. Non esce una parola dalle sue labbra, ma l'amore profondissimo ha forse bisogno di pa­role? E quando l'amicizia ha troppo bisogno di paro­le ha proprio il timbro dell'amore profondo?

Ma andiamo oltre, c'è una terza definizione della preghiera del cuore che forse è la migliore, può far comprendere con una profondità unica il concetto:

" Preghiera del cuore è permettere allo Spirito Santo presente in noi di amare Dio in noi, con noi, attraverso noi".

E' "permettere", anche se in realtà lo Spirito Santo presente in noi è sempre intento ad amare, ma finchè noi non condiscendiamo, non entriamo dentro le ricchezze di questo amore.

La fonte zampilla sempre anche se nessuno attinge, ma quando attingiamo allora la fonte "zam­pilla per noi". La preghiera del cuore è parteci­pazione a questa azione incessante dello Spirito in noi, è lasciarlo amare o meglio è amare con lui, in lui, attraverso lui, togliendo e mettendo da par­te tutti gli ostacoli che impediscono la sua pre­ghiera, e favorendo con tutti i mezzi a nostra di­sposizione questo collegamento intimo d'amore.

insomma, così concepita, la preghiera del cuo­re è lo scambio affettuoso tra l'amore di Dio per noi e il nostro povero amore a lui che, inserito nell'amore infinito dello Spirito, non è più povero.

Avviene in sostanza quello che P. De Foucauld genialmente esprimeva così:

"Lui guarda me amandomi, io guardo a Lui amandolo ".

 

 

DIFFICOLTA' NELL'INTENDERCI

 

La preghiera del cuore è antica come la Bib­bia, è stata praticata da quasi tutti i santi, i Padri del deserto ne erano i grandi esperti, alcuni santi ne sono stati i grandi divulgatori, ma spesso è sta­ta chiamata con altri nomi come: preghiera di sem­plicità, preghiera di silenzio, preghiera del sem­plice sguardo, preghiera interiore, preghiera di a­more, preghiera contemplativa.

Tra i santi che l'hanno diffusa di più ricor­diamo, oltre i Padri del deserto: S. Teresa d'Avila, S. Giovanni della Croce, S. Elisabetta della Trini­tà, S. Teresa di Lisieux, P. De Foucauld.

Il monachesimo russo ha sempre praticato la preghiera del cuore (spesso nell'ortodossia è chia­mata così la "preghiera di Gesù" quando diventa continua, quando passa "dalla mente al cuore").

La preghiera del cuore è in sostanza la rispo­sta alla vita trinitaria in noi.

 

 

DUE PERCHE'

 

Perchè insistiamo sull'importanza della preghie­ra del cuore? Soprattutto per questi motivi:

è l'amore la via più diretta per raggiungere Dio, non l'intelligenza;

l'amore è la facoltà interiore più ricca dell'uo­mo e anche la più importante: a Dio si deve dare il meglio di tutte le cose, perciò anche il meglio di noi stessi.

L'intelligenza è uno strumento inadeguato per raggiungere Dio. Dio è troppo superiore alla nostra intelligenza.

L'uomo col suo pensiero può alzarsi così poco dal suo mondo limitato. L'uomo con la sua intelligenza è come un piccolo bambino che gioca col suo aquilone e vorrebbe fargli toccare il sole! Ma basta un colpo brusco di vento, basta un po' di pioggia e l'aquilone è finito!

Com'è limitato il nostro pensiero. Quando vuole elevarsi a Dio, riesce a capire che Dio c'è, riesce più ad afferrare quel che Dio non è, piuttosto che capire quel che Dio è, poi si perde senza aver neppure toccato i contorni del problema di Dio.

Ma l'uomo possiede una facoltà che va ben oltre la forza dell'aquilone: è una facoltà misterio­sa, più potente dell'intelligenza che quando punta a Dio sa giungere ben oltre l'intelligenza: è l'amore. I teologi hanno sondato il mistero di Dio sot­to tutti gli aspetti, partendo dai punti più diversi, usando strategie diverse, ma nessuno ha capito Dio quanto i mistici. Perchè i teologi si son valsi dell'in­telligenza, i mistici del cuore. Un S. Francesco ha ca­pito Dio più di qualunque filosofo e di qualunque teologo: l'uomo col suo amore sa giungere più alto dell'intelligenza.

Dio è amore! ha detto il più grande mistico cristiano, l'apostolo Giovanni, perciò quando l'uomo si fa amore entra immediatamente in sintonia con Dio, entra nella sua scia luminosa che lo porta in alto, più in alto di quello che sa fare la povera in­telligenza umana. L'aquilone non è più un giocatto­lo di carta, fragile come una foglia; è diventato una navicella spaziale a propulsione potentissima che sfida l'attrazione terrestre e svetta verso il suo o­biettivo a direzione sicura.

Non si usa forse dire che solo chi ama sa com­prendere certe cose? Perchè l'amore dà le ali alla comprensione: senza l'amore l'intelligenza è povera, senza l'amore l'intelligenza è limitata, senza l'amo­re l'intelligenza è inadeguata ad afferrare certe me­te difficili.

 

 

FONDAMENTI SCRITTURALI

 

Le radici della preghiera del cuore affondano in quelle parole di Dio che sono tra le più belle e più importanti. della Bibbia:

"Ascolta Israele: il Signore è il nostro Dio, il Si­gnore è uno solo. Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze ".

(Deut. VI, 4)

E' curioso questo fatto: Dio qui non comanda delle preghiere, Dio comanda solo di amare. E queste famose parole della Bibbia, che costituiscono lo Shemmà, diventeranno la prima preghiera di Israele, che due volte al giorno il pio Ebreo ele­verà a Dio volgendosi verso Gerusalemme.

Senza dubbio però, chi presentò con più pre­cisione il fondamento della preghiera del cuore è S. Paolo. Ecco alcuni testi bellissimi:

" L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuo­ri per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato ".

(Ro. V, 5)

Dunque in noi esiste veramente questa "scin­tilla divina" che ci fa camminare facilmente verso Dio e ci aiuta ad amare. E il maestro della preghiera abita in noi:

" Non sapete che siete tempio dello Spirito? e lo Spirito abita in voi? ".

(I Cor. III, 16)

E' lui, lo Spirito, che opera in noi, attraverso di noi, la preghiera del cuore:

"Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del Figlio suo che grida: Abbà, Padre ".

(Gal. IV, 6)

E' lui lo Spirito d'amore, l'artefice della pre­ghiera in noi e con noi:

" Lo Spirito viene in aiuto della nostra debolezza, perchè nemmeno  sappiamo che cosa sia convenien­te domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi con gemiti inesprimibili e colui che scruta i cuori sa quali sono i desideri dello Spirito poichè egli intercede per i credenti secondo i disegni di Dio ".

(Ro. VIII, 26)

Gesù ha parlato di preghiera del cuore? Gesù ha parlato contro la preghiera parolaia:

" Pregando non sprecate parole come i pagani, che credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro perchè il padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima che glielo chie­diate ".

(Mt. VI, 7)

Gesù, parlando di preghiera con la Samarita­na, uscì in queste espressioni misteriose:

" E' giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, perchè il Padre ama tali adoratori. Dio è spirito e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità ".

(Gv. IV, 23-24)

E' nella casa di Marta e Maria che forse Gesù diede la più bella lezione sulla preghiera del cuo­re. Marta non si dava pace per ricevere l'ospite con grande generosità, Maria invece se ne stava in silenzio ai piedi del Maestro. Tutte e due l'aveva­no accolto con fervore, tutte e due avevano scelto

la maniera migliore di accoglierlo,. ma Gesù non lodò l'agitazione di Marta, lodò invece il silenzio amoroso di Maria:

"Marta, Marta, tu ti agiti per troppe cose... Maria ha scelto la parte migliore che non le sarà tolta ".

(Lc. X, 41)

Quando al Getzemani Gesù si trova nel momen­to più tempestoso della sua vita che cosa chiede ai dodici? E' curioso controllare i testi del Vangelo:

"Disse ai discepoli: sedetevi qui mentre vado là a pregare".       

(Mt. XXVI, 36)

Non chiede che preghino con lui, lo chiederà più tardi, chiede solo un po' di compagnia, una presenza silenziosa, affettuosa, tutto qui. Ma non furono ca­paci a dare a Cristo ciò che lui chiedeva, si addor­mentarono:

" Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: così non siete stati capaci di ve­gliare un'ora con me? ".

(Mt. XXVI, 40)

Era tanto poco quello che aveva chiesto in quel momento terribile, ma non furono all'altezza della chiamata, si misero a dormire.

Che cosa avrà veramente chiesto Gesù quando domandò di " vegliare vicino a lui? " Una cosa è si­

cura: chiedeva una dimostrazione di affetto, noi di­remmo appunto la preghiera del cuore. Quando con desolazione li vide addormentati, non poté fare a meno di esprimere tutta la sua amarezza, ed è a questo punto che li lasciò aggiungendo:

"Vegliate e pregate per non cadere in tentazione. I o spirito è pronto, ma la carne è debole ".

(Mt. XXVI, 41)

Prima non aveva chiesto di pregare, stando al testo di Matteo, aveva chiesto solo una presenza silenziosa accanto a lui in preghiera. Ora aggiunge di pregare, forse era un richiamo a riempire atti­vamente quell'attesa accanto a lui? Certo che il ri­chiamo era motivato: stava per scatenarsi sul loro capo la bufera che avrebbe scrollato la loro povera fede: " la carne è debole! " Ma neppure questa volta Gesù è ascoltato:

" E tornato trovò i suoi che dormivano perchè gli occhi loro si erano appesantiti ".

(Mt. XXVI, 43)

E Matteo spiega che Cristo tornò tra i suoi due volte, cercava proprio la loro presenza, il loro amo­re, e trovò la delusione, l'incoscienza, la freddezza, come capita a noi.

E' pesante la preghiera del cuore, è umiliante la superficialità che abbiamo nel rapporto con Dio.

In sostanza la preghiera del cuore è uno sforzo di amore che ci rinnova nell'amore. Gesù ha fatto una grande promessa a questo sforzo:

" Chi mi ama sarà amato dal Padre mio, e noi ver­remo in lui e porremo la nostra dimora in lui ".

(Gv. XIV, 23)

 

 

APPROFONDIAMO DI PIU'

 

Per capire di più la preghiera del cuore forse può servire un paragone semplice, alla portata di tutti. Immaginate una mamma vicino al letto del suo bimbo malato. Il piccolo è gravissimo, non deve essere disturbato da nulla, non può parlare, e quella mamma è li giorno e notte. Che cosa fa? Nulla! E' lì, con tutto il suo amore, tutta la sua tenerezza. Potesse far qualcosa sarebbe più soddisfatta. Ma la sua presenza silenziosa affettuosa, tutta tesa alla sua creatura, è ben di più di ogni servizio.

E' così la preghiera del cuore: è stare davanti a Dio con tutta la potenza del nostro essere, amando. C'è da pensare che la creatura che visse nel più alto grado la preghiera del cuore fu Maria ai piedi della croce.

Che cosa faceva Maria in quelle ore così tragi­che della sua esistenza? Nulla! Era là presente. Ed il suo tormento era proprio la sua impotenza, la sua passività. Ma era passività la sua? Maria era lì tut­ta immedesimata nel figlio crocifisso, era lì con tut­to il suo amore, torturata delle torture di Cristo. Quanto avrebbe desiderato essere al posto di Cri­sto, essere lei infitta alla croce al posto di Cristo, quanto amava in quel momento Gesù, come forse non era mai riuscita prima di allora! Maria ai pie­di della croce è la vera maestra della preghiera del cuore.

 

 

L'ARCO DELLA VERITA'

 

C'è un rischio nella preghiera del cuore: l'inti­mismo. Dopo le prime difficoltà, si sta così bene con Dio, che viene voglia di ripetere come Pietro:

" facciamo qui tre tende... " E si può dimenticare qualche problema molto importante. Il problema per esempio di regolare prima i debiti con Dio, di vedere in faccia le cose pratiche che non vanno, di togliere le maschere ai nostri fariseismi, di siste­mare i disordini e tutte le cose che dispiacciono a Dio.

Il rischio dell'intimismo c'è, anche se non biso­gna esagerarlo. Il motivo di fondo è che lo stare in silenzio davanti a Dio cercando di amare è una cosa così ardua che non ci lascia convivere con le nostre miserie. Appena ci si cala nel mondo della luce le nostre ombre subito appaiono, e immediatamente sentiamo l'orrore della nostra indegnità.

Ma per i principianti il rischio può esserci di voler subito entrare nella preghiera del cuore sen­za pagare lo scotto. E quando ciò avviene la pre­ghiera del cuore è ancora molto superficiale anche se dà tanta soddisfazione.

Ma occorre partire bene: allora diciamo che per entrare nella preghiera del cuore bisogna prima di tutto passare sotto l'arco della verità. Bisogna fare in noi la verità, bisogna mettere il dito sulle piaghe, bisogna purificarci, entrare nei problemi che scottano e darci da fare a mettere ordine.

E' facile piagnucolare che si è deboli, ma que­sto non è pentirsi. Pentirsi significa uscire. Pentirsi significa volontà di combattere. Allora ecco la co­sa più importante del pentimento: riparare. Cer­to, quasi sempre non si può riparare su due pie­di ad una mancanza in modo completo. Una ripa­razione può essère una cosa molto complessa. Esige ponderazione, senso di responsabilità, concre­tezza e a volte prudenza.

Però una cosa è certa: se non posso riparare in modo adeguato, posso sempre cominciare con decisione a impostare i primi passi concreti della riparazione. Il primo è certamente la preghiera. Se ho recato danni, se ho rovinato un dovere, la prima cosa da fare è mettere nelle mani di Dio le persone che ho danneggiato, implorare da Dio la forza della riparazione completa, implorare forza, luce e senso di responsabilità. Questo certo è già un riparare.

Una cosa urgente è pianificare con la luce di Dio un programma di riparazione, concreto, immediato, deciso. Questo è pianificare un cammino. Si capisce che un cammino esige del tempo, ma fare i prepara­tivi del viaggio l'andare a comprare il biglietto e de­cidere l'orario di partenza è già mettersi in viaggio. Importante è l'onestà e la schiettezza con noi stes­si e con i nostri problemi.

La preghiera del cuore non si può intrapren­dere giocando a nascondino con le nostre responsa­bilità. La preghiera del cuore è un proiettarci deci­so nell'amore di Dio. Come è possibile senza la vo­lontà di essere bene a posto con lui?

All'inizio è prudente mai cominciare la preghie­ra del cuore senza questa verifica, senza passare sotto l'arco della verità.

Più avanti forse ogni cosa si semplifica. Si può andare ai problemi che ostacolano il nostro rappor­to con Dio facendo il punto della verità prima o du­rante o dopo la preghiera del cuore. Può anche veri­ficarsi questo: chi si abitua alla preghiera del cuo­re acquista a poco a poco una luce così viva sulle proprie miserie che non ha bisogno di molto tempo per esaminarsi e concentrarsi. Anzi, appena spunta una mancanza, subito la spia rossa si accende e la buona volontà risponde, e tutta la giornata an­che fuori della preghiera è utile per la purifica­zione.

 

 

UN PO' DI TECNICA

 

E' antipatico parlare di tecnica nella preghiera del cuore. Si può parlare di tecnica nell' amare una persona? Eppure è utile tentare anche di aggrappar­ci a dei mezzi pratici per giungere facilmente a im­parare a pregare.

Sì, per scalare una parete di sesto grado ci vuo­le una tecnica, chi si azzarda ad arrampicarsi senza preparazione dovrà presto scendere oppure rischia di precipitare.

La preghiera del cuore non è una cosa sempli­ce. Ecco alcune riflessioni che riteniamo impor­tanti.

La preghiera del cuore non è consigliabile agli scrupolosi, ai pignoli e ai sentimentali. Chi non è fornito di un po' di humour si scoraggia presto, chi è malato di perfezionismo si rompe il capo, chi cer­ca fiori non li trova.

La preghiera del cuore non è adatta quando non si sta bene. E' preferibile un altro tipo di pre­ghiera quando la salute non va. Il motivo è che la preghiera del cuore normalmente esige molto sforzo e molta concentrazione. Quando la salute non fun­ziona, è molto più raccomandabile la preghiera vo­cale calma e attenta e la preghiera di ringrazia­mento.

La preghiera del cuore non deve abolire ogni altro tipo di preghiera. Normalmente all'inizio è be­ne alternarla con la preghiera vocale e con la pre­ghiera di ascolto.

La preghiera del cuore all'inizio è bene non su­peri lo spazio di un quarto d'ora, perchè è arida e stanca. In un'ora di adorazione potrebbe essere col­locata un po' al centro e un po' al termine dell'ora. Solo quando diventa, per dono di Dio, semplice e attraente allora può essere prolungata senza danni.

 

 

COME I GIAPPONESI

 

Tutti conoscono la tecnica giapponese per pro­durre le perle. Dicono che nei sottofondi marini i sommozzatori giapponesi aprono con una lama le conchiglie perlifere e vi introducono un granello di sabbia, poi richiudono le valve; il granello calcarea ha lo scopo di provocare la secrezione della conchi­glia perlifera e di obbligarla a produrre più in fret­ta la perla.

La preghiera del cuore è un po' così: è pro­durre, sotto lo stimolo della buona volontà, qual­cosa che ci supera, la nostra perla è proprio il no­stro amore. Orbene ecco una tecnica che facilita la preghiera del cuore: usare una semplice parola che aiuti a sorreggere il nostro silenzio, potrebbero  bastare queste sole parole:

Padre!

Gesù! Salvatore!

Spirito Santo!

Amore infinito!

Padre!

Figlio!

Amore!

 

Quando S. Cassiano tornò dall'Alto Egitto, do­ve aveva imparato i segreti della preghiera, intro­dusse appunto tra i monaci dell'Occidente l'uso del­la preghiera di poche parole. E' attribuita a lui l'u­sanza dei monasteri occidentali, fino a S. Benedet­to, di ripetere incessantemente la giaculatoria bi­blica "Deus in adiutorium meum intende", Dio vie­ni in mio aiuto! (dal salmo 70 ). Uso conservato tutt'oggi prima di ogni ora liturgica. Ma gli antichi monaci benedettini usavano questa preghiera prima di ogni azione, quasi in una ripetizione incessante.

E' utile che si usi solo un "granello di sabbia", cioè una preghiera breve e densa di contenuto, una preghiera più lunga rompe il silenzio e disturba l'im­maginazione, la preghiera fatta di una parola sola è molto più efficace.

Si sa che i maestri indiani consegnano al disce­polo, per facilitare la concentrazione della mente, una parola da ripetere che aiuti a sostenere il silen­zio "il mantra". E' una parola, dicono, senza signifi­cato preciso, che ha solo lo scopo di stimolare la concentrazione e che l'allievo ripete con costanza rit­mandola col respiro. Attraverso questo semplice mezzo, essi possono garantire al discepolo l'abitudi­ne al controllo perfetto della mente.

 

 

IL MOMENTO PRIVILEGIATO

 

C'è un momento speciale della nostra giornata in cui la preghiera del cuore ha un tempo privile­giato: è dopo la comunione eucaristica.

La routine della nostra comunione preoccupa tutti. E' difficile trovare una persona che non debba affrontare questo problema. La preghiera del cuore potrebbe essere la medicina più adatta per fermare la routine. E' il momento in cui anche la liturgia chiede il silenzio, è il momento in cui la presenza eu­caristica in noi esige da noi una risposta personale e fervorosa, è il momento in cui è relativamente fa­cile la concentrazione. Perchè non usare la comu­nione come la prima palestra quotidiana della pre­ghiera del cuore?

Basta raccogliersi profondamente, scegliere una posizione adatta e immergersi nella presenza di Cri­sto in noi. La preghiera "Gesù!" può aiutare il si­lenzio. Il problema sta tutto nell'impegno di essere veramente presenti a lui, amando.

 

 

RITMARE COL RESPIRO

 

Tutti i maestri orientali insistono sull'utilità di concentrarsi sul respiro per produrre in noi un profondo raccoglimento. E' una tecnica che usavano anche i padri del deserto. E' una tecnica da risco­prire. E' necessario mettersi in una posizione che consenta la respirazione regolare e ampia, per esem­pio inginocchiarsi con la schiena perfettamente eret­ta, le spalle aperte, le braccia rilassate lungo il cor­po, oppure lo star seduti su uno sgabello senza schie­nale o con lo schienale diritto che consenta di ave­re il busto perfettamente eretto; se la respirazione è regolare e ampia, la concentrazione è più facile.

Poi si consiglia di concentrare la mente sul pro­prio respiro accompagnandolo con la parola che ci aiuta di più: Padre! oppure Gesù! E' più utile fare l'esercizio a occhi chiusi. Un maestro orientale dice: " il respiro è il tuo più grande amico: concentrando­ti su di esso tu sarai sempre in grado di rilassarti perfettamente e di spegnere in te ogni tensione ".

Qualcuno sorride a queste tecniche, ma se erano usate dai grandi asceti cristiani del deserto, possono anche aiutare noi, cristiani superficiali. Comun­que la tecnica della preghiera ritmata col respiro va usata se serve, va lasciata se non serve. Ma non va disprezzata. Tutto ciò che serve a correggere la nostra preghiera malata va preso in somma consi­derazione.

 

 

LA SCINTILLA D'AMORE

 

Per accendere un fuoco basta una scintilla. Pri­ma di avviare la preghiera del cuore prova a con­centrarti sull'amore di Dio. Prova a dire con molta schiettezza a Dio un grazie di cuore per l'amore per­sonale che ha per te. Ma fallo con senso di respon­sabilità, fallo con onestà. Non bastano le parole, ci vuole tutto il cuore. Prova a pregare così:

Padre io ti ringrazio per l'amore

personale che hai per me.

Ti ringrazio che mi hai amato

prima che nascessi.

Ti ringrazio che mi amerai

per tutta l'eternità.

Ti ringrazio che mi hai amato

quando non pensavo a te,

quando ti ignoravo,

quando ero indifferente a te,

quando ti offendevo.

Ti ringrazio che mi ameresti

anche se diventassi un Giuda.

Ti ringrazio che mi ami in questo

momento e mi accetti come sono.

 

Provate anche a riandare ad un momento spe­ciale della vita in cui Dio vi ha fatto toccare con ma­no il suo amore. Facendo proprio col cuore questo atto di onestà verso Dio, che forse non avete mai fatto, o avete fatto raramente, avrete una prepara­zione eccezionale alla preghiera del cuore.

E' la scintilla buttata sulla stoppia: la fiamma­ta non mancherà perchè la preparazione migliore ad aprirci all'amore è proprio aprire il cuore e la mente a capire quanto Dio ci ha amati, e ci ama.

 

[tratto dal testo : "il cammino della preghiera" - Centro Missionario P. De Foucauld - Cuneo 1982]

 

 

ç  prec.   é   suc.  è