Parrocchia di S. Ambrogio in Mignanego
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il
cammino della preghiera - lez. 12 PREGARE CON I SALMI COME I PAPPAGALLI... E' S. Agostino che lo dice: non è lecito per un cristiano
adoperare i salmi per la preghiera come farebbero i pappagalli: " i
pappagalli e le ghiandaie qualche volta sono addestrati dall'uomo a emettere
delle voci che loro non capiscono. Ma l'uomo ha il privilegio unico di avere
l'intelligenza. Allora dobbiamo gustarli i salmi che cantiamo, così il canto
diventa preghiera e la nostra preghiera può venire esaudita ". Nella preghiera noi mettiamo il cuore solo quando la
gustiamo. E la gustiamo solo quando la comprendiamo. Purtroppo c'è un'ignoranza paradossale intorno ai salmi e
c'è un uso troppo esteso di essi nella liturgia, quasi un'inflazione che
costringe a prendere sul serio questo problema a meno di essere tagliati
fuori da una parte sovrabbondante della preghiera della Chiesa. " Nous naissons avec ce livre aux entrailles " -
nasciamo coi salmi nel sangue - ha detto un famoso studioso dei salmi,
Chouraqui. Sì, è vero, ma i salmi riflettono anche una mentalità di
tremila anni almeno distante da noi! Sono nati su un ceppo religioso che ha
dato origine alla nostra fede cristiana, ma quanto sono lontani da noi. Poi c'è tutta una veste letteraria che avvolge i salmi:
espressioni, concetti, paragoni, vocaboli lontanissimi dalle nostre
abitudini mentali. Tutte queste difficoltà a capire e ad usare i salmi non
sono di poco conto: o si affrontano o si ignorano. Se le affrontate in modo
passabile, i salmi diventano una preghiera assimilabile e nutriente, se le volete
ignorare, i salmi non potranno mai essere preghiera. NON UNA RACCOLTA QUALUNQUE Il salterio, secondo la tradizione unanime della Chiesa,
non è una raccolta qualunque di preghiere. La Chiesa li ritiene canti
ispirati. Forse è questa la sola ragione soddisfacente che spiega la loro
vitalità. Non sono poesia umana, ecco tutto. E proprio per questo motivo è
assurdo sostituirli, con che cosa? La poesia umana e quella ispirata sono
due cose totalmente diverse come sono diversi il fuoco dipinto e il fuoco
vero! Tra la Parola di Dio e la parola umana c'è la stessa differenza che
corre tra il giorno e la notte. Sono inoltre canti comunitari. E' solo in seno alla
comunità che essi ritrovano, secondo Drijvers, " la plénitude de leur
sens, Gomme de leur sonorité ". Per rendervi conto dell'importanza di
questa osservazione pensate questo: prendete una corale alpina e, invece di
cantarla, leggetela soltanto, o bisbigliatela, poi vi renderete conto se non
l'avete completamente guastata. I salmi sono canti di popoli e canti di popoli in
preghiera, togliete questo elemento, non li riconoscerete più. Poi sono canti impregnati di rivelazione: sono un résumé
di tutta la storia della salvezza. E' questa forse l'idea che ha suggerito ai
compilatori del salterio (III secolo a.C.) la divisione in cinque libri,
com'era la divisione del Pentateuco. Hanno un messaggio di rivelazione da
trasmettere, un messaggio di rivelazione universale e il contenuto di un messaggio
individuale. Dio parla a tutti e parla a ciascuno. Quando mi accosto a
un salmo, devo attingere a queste due ricchezze: il messaggio universale e
il messaggio personale rivolti a me. Sia l'uno che l'altro esigono quindi
profondità e competenza, perchè è indispensabile che il salmo sia recepito
nel suo senso genuino, non in un senso accomodatizio, approssimativo o
falso. Ma il salterio è solo comprensibile in Gesù. Origene, già
ai suoi tempi, ammoniva: " prima di Gesù Cristo l'Antico Testamento era
acqua, ora è vino ". Il senso pieno e profondo del salmo lo si ha solo
proiettandolo nella luce del mistero di Cristo, e solo alla fine dei tempi la
luce sarà piena. Il senso pieno nella Scrittura non potrà essere colto che dopo
Cristo e sarà maggiormente colto alla fine dei tempi. Se i salmi non sono proiettati in Cristo, sono solo
monconi privi di senso profondo, perchè è solo Cristo che dà senso e
compimento alla storia della salvezza. I salmi senza Cristo sono un
controsenso religioso, oltre ad essere un controsenso storico. I SALMI SONO POESIA Non bisogna dimenticarlo! Sono cioè stati d'animo,
evocazioni che il poeta vuole comunicare al suo uditore. Perciò il linguaggio
di cui è vestito un salmo è sempre secondario, è solo forma, è solo fatto di
colori e il suo messaggio non è tanto nelle parole, ma nei sentimenti che le
parole riescono ad evocare. Di riflesso, il salmo necessita sempre di spazio vitale
per esprimersi: la fretta lo uccide, la superficialità lo mortifica. Le
emozioni verso Dio non nascono se non c'è un clima di silenzio e di amore in
noi che consenta di lasciarle sbocciare e di esprimersi. Per usare razionalmente i salmi come preghiera, forse è
indispensabile dare lo spazio di silenzio e di riflessione che consenta la
preghiera personale o vestirli di riflessioni spontanee che stimolino la
preghiera. Poi, i salmi sono poesia semitica. Il semita non ha la
mentalità occidentale: non concettualizza mai, contempla; il poeta semita è
un pittore che stende sulla tela del salmo le emozioni che ha nell'animo per
comunicarle. Non presenta le cose che vede in modo discorsivo, ma procede a
ritocchi. La sua poesia è un rosone che si allarga. Il parallelismo è continuo
perchè è l'elemento base del ritocco. E' quindi molto opportuna, dopo il
canto del salmo, la preghiera spontanea, perchè è un elemento che accompagna
il ritocco; se fiorisce intorno al salmo un bel commento comunitario, il suo
quadro emotivo in noi prende vita. La poesia semita ha come strumento portante la strofa e il
ritmo. La strofa delimita il pensiero e può essere riprodotta in una
traduzione. Il ritmo mai. Il ritmo è l'elemento che accompagna l'emozione
dei pensieri e dà loro vigore. Il salmo non dovrebbe mai prescindere dal canto. Ecco
come si esprimono gli esperti presentando nelle " norme " del
Breviario Romano il modo con cui bisognerebbe usare i salmi nella Liturgia. (N. 103) " I salmi non sono letture, nè preghiere scritte nè
prosa, ma poemi di lode... Tutti i salmi hanno un certo carattere musicale
per cui, anche se un salmo viene recitato senza canto, deve sempre conservare
il suo carattere musicale ". (N. 105) " Il carattere poetico e musicale dei salmi comporta
che talvolta siano piuttosto cantati davanti a Dio anzichè svolgersi in
discorso diretto a Lui ". ALTRI MACIGNI SUL CAMMINO DEI SALMI LA POVERTA' DELLA LINGUA EBRAICA L'ebraico è una lingua spoglia, con pochi sinonimi. Al
contrario una stessa parola ha tante sfaccettature, il che crea un mucchio
di difficoltà ai traduttori, ma insieme apre luci inaspettate ai concetti.
L'ebraico giustappone e coordina invece di subordinare; perde cioè in
precisione, ma acquista in forza. Ha poche preposizioni, perciò pochi
elementi di chiarezza. E' povero di congiunzioni. I verbi hanno due soli
tempi, non situano un'azione nel tempo, ma servono solo a dire se l'azione è
stata compiuta o è ancora da compiere. In sostanza: Dio ci mette in mano questo strumento di
preghiera, il salterio, così povero di attrattive, di appetibilità, perchè
ci vuole costruttori della nostra preghiera, ci chiama ad approfondirla, a
personalizzarla, non a prendere un cibo già confezionato. I salmi sono sabbie aurifere, contengono l'oro di Dio, ma
occorre andare lontano per cercare l'oro; le sabbie aurifere non scorrono mai
vicino a casa, bisogna faticare, rinunciare e andare lontano... Poi è
necessario rompersi la schiena a setacciarle per togliere fuori l'oro. I salmi non sono pane di preghiera per i superficiali. E'
bello che Dio abbia voluto questa scorza di povertà di linguaggio e limiti
umani intorno ai salmi, perchè questo obbliga a tirar fuori le nostre
energie. I salmi non sono preghiere per le menti pigre e i cuori piccini: i
pigri non trovano nulla e i meschini si perdono. LA POESIA EBRAICA E' CANTO Non è declamazione. E' canto, quasi sempre accompagnato
da danza. Il parallelismo aiuta il movimento del corpo che accompagna il
salmo, è come un ritmo di danza. Sovente il parallelismo è aiutato dal
battere delle mani e dal battere dei piedi. La poesia ebraica è canto, cioè espressione comunitaria.
Nei salmi deve partecipare la comunità. Anche se il salmo fosse pregato da
soli, l'eco della comunità lo dovrebbe sorreggere: il salmo va pregato con
gli altri e per gli altri. I salmi sono una potente educazione alla comunità,
cioè a educare al senso di Chiesa. In sostanza la cosa più importante da capire nell'uso dei
salmi è questa: i salmi non sono cibo pronto per la preghiera, ma cibo da
preparare, ò se preferite, sono seme per la preghiera, stimolo per la
preghiera. Quindi corrono molto il rischio di non essere nulla se non riescono
a far sbocciare la preghiera e, normalmente, non la fanno sbocciare se non
sono capiti o non sono usati correttamente. I salmi o diventano preghiera o sono niente, anzi possono
essere persino inciampo alla preghiera. E' indispensabile capire che i salmi
han bisogno di un terreno preparato in cui tutto sia già pronto per la
preghiera: la legna pronta e disposta bene con l'esca ben secca a cui ci sia
solo da appiccare il fuoco, poi la fiamma della preghiera crepiterà. UNA RISPOSTA Tentiamo di dare una risposta ad una obiezione, che nasce
spontanea, per l'uso dei salmi nella preghiera: che bisogno c'è della
preghiera ispirata? L'uomo non ha sempre pregato? Perchè imprigionare la sua
preghiera d'oggi con formule che rispecchiano una mentalità così lontana da
lui? Possiamo rispondere: C'è molta differenza tra la preghiera "ispirata"
(come i salmi) e la preghiera personale per il semplice motivo che la
preghiera ispirata viene da Dio, quella umana viene dall'uomo. E' come se un disoccupato si presentasse ad un datore di
lavoro illustrando con sue parole il bisogno di essere assunto oppure se
tirasse fuori una lettera di una persona intima al datore di lavoro,
l'efficacia del discorso è tutta un'altra. Il paragone è infelice, ma è solo per puntualizzare che
l'uso nella preghiera della Parola stessa di Dio non è certo come usare il
balbettìo umano, c'è un salto totale di qualità. E' curioso il fatto che gli Apostoli sentono il bisogno
di chiedere che Gesù consegni loro una preghiera. E Gesù dà il " Pater
", poteva benissimo dire: " pregate spontaneo, pregate come vi
viene "; ha preferito dettare una formula di preghiera, consegnare
nelle loro mani una " preghiera ispirata ". Gesù stesso, che passava le notti in preghiera personale
nell'intimità col Padre, si adatta all'uso ebraico della preghiera sinagogale
e del tempio, all'uso cioè dei salmi. Gesù muore con sulle labbra la
preghiera dei salmi. La tradizione ebraica e cristiana non ha mai lasciato,
lungo i secoli, di pregare con la preghiera ispirata, pur educando alla
preghiera personale. Dietro ad una tradizione così massiccia, che non è mai
venuta meno per tre millenni, c'è certamente l'azio-ne dello Spirito. Ma è necessario puntualizzare bene che i salmi, per noi
cristiani, vanno usati da cristiani, vanno cioè pregati in Cristo. "E' una grande grazia - dice Bonhoeffer - che Dio ci
dica come possiamo parlargli e come possiamo entrare in rapporto con Lui, e
lo possiamo fare pregando nel nome di Gesù Cristo: i salmi ci sono dati
perchè noi impariamo a pregarli nel nome di Gesù Cristo ". E annota:
"Gerolamo racconta che al suo tempo si poteva sentire cantare i salmi
nei campi e nell'officina dell'artigiano". "Il Salterio ha riempito tutta la vita della giovane
cristianità. Ma ciò che è ancor più importante di tutto è che Gesù è morto in
croce avendo sulle labbra le parole dei salmi. Se una comunità cristiana
perdesse il salterio perderebbe un tesoro incomparabile, ma se lo riscoprisse
essa potrebbe trovare delle forze insperate ". [tratto dal testo : "il cammino della preghiera"
- Centro Missionario P. De Foucauld - Cuneo 1982] |